lunedì 20 aprile 2015

SE VIENE MENO IL PLURALISMO

Recenti fatti mi hanno spinto a riprendere un tema trattato nel mio ultimo volume: "Il Sindaco di tutti: come gastire il Comune per un risultato durevole". Il pluralismo è uno dei principi fondamentali previsti dalla Costituzione che all’art. 2 riconosce i diritti inviolabili non solo all’individuo considerato isolatamente, ma anche alle “formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” tra le quali troviamo anche i partiti politici e così all’art. 49 è previsto che «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Il pluralismo politico è anche uno dei tre principi cui è ispirata la costituzione americana e mira ad impedire accumulazioni di potere eccessive da parte di alcuni gruppi in confronto di altri, tali da poter mettere a repentaglio l’equilibrio - orizzontale - democratico. Secondo Bobbio «Senza pluralismo non è possibile alcuna forma di governo democratico e nessun governo può permettersi di ridurre, limitare, comprimere il pluralismo senza trasformarsi nel suo contrario». Sempre secondo Bobbio «La discordia è il sale della democrazia, o più precisamente della dottrina liberale che sta alla basa della democrazia moderna». Resta sempre a fondamento del pensiero liberale e democratico moderno il famoso detto di Kant «L’uomo vuole la concordia ma la natura sa meglio di lui ciò che è buono per la sua specie: essa vuole la discordia». L’argomento è stato recentemente ripreso anche da Zagrebelsky il quale ha evidenziato il concetto di “democrazia minima” sviluppato da Bobbio in uno scambio epistolare con Pietro Ingrao sul tema della democrazia e delle riforme costituzionali contro l’idea dell’unità a tutti i costi che annulla pluralismo e differenze, in contrasto totale con il pensiero liberal democratico. Il pluralismo vive e si alimenta nelle autonomie locali; tuttavia, nonostante le norme esistenti, in molti Comuni si assiste all’assenza di dialogo tra le parti e ad un impedimento dell’espressione del dissenso interno da parte delle minoranze; troppi Sindaci, una volta al potere, si comportano in maniera autocratica vedendo in ogni voce diversa un attacco alla loro egemonia. In quest’ottica, in taluni casi, è intervenuta la Prefettura (vedi nota del Prefetto di Bologna del 14 ottobre 2011) riconoscendo ad esempio il diritto delle opposizioni ad utilizzare spazi di comunicazione istituzionale all’interno del notiziario comunale. Proprio per il loro carattere di amministrazioni di prossimità a stretto contatto con i cittadini, il pluralismo negli enti locali ha una notevole importanza e il Sindaco ha la responsabilità di garantirne il pieno ed effettivo svolgimento nonché di accogliere democraticamente i contributi costruttivi delle opposizioni che possono anche manifestarsi con l’espressione del dissenso. Ma cosa avviene se anche questi metodi arroganti vengono portati nel Parlamento, la massima istituzione della democrazia del nostro Paese e viene impedita anche lì l’espressione del pluralismo? 

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