sabato 11 aprile 2015

INCOME REVIEW NEGLI ENTI LOCALI

È tempo di bilancio di previsione in tutti i Comuni italiani. Alcuni (pochi), seguendo le direttive governative si sono cimentati nella verifica e riduzione delle spese, ma quanti si preoccupano di verificare le entrate? Non si tratta di questione di poco conto, in quanto riguarda una serie di problemi piuttosto consistente che va dal pagamento dell’IMU (con tutte le sue articolazioni relative a terreni edificabili, ville accatastate come case rurali, ecc.), alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, al pagamento della tassa sulla pubblicità (per lo più semplicemente evasa), a quella sull’occupazione di suolo pubblico (evasa o elusa), a quella sui passi carrabili, ecc. Un problema consistente è quello dal mancato pagamento delle contravvenzioni al Codice della strada (per lo più sosta), ecc. Ma il problema che desidero sottolineare qui è quello delle concessioni: si tratta di provvedimenti con i quali il Comune conferisce, in cambio di un corrispettivo, ad un privato (o associazione, società, ecc.) il diritto di usare un proprio bene o di gestire un servizio pubblico. In proposito esiste la Direttiva 2014/23/UE del parlamento europeo e del Consiglio. Il mancato introito delle somme spettanti al Comune crea il fenomeno dei residui attivi, che sono quelle somme iscritte in bilancio dalla parte entrata, ma che poi purtroppo vengono incassate solo in minima parte creando poi problemi per il pareggio in fase di rendiconto in quanto le entrate effettive non corrispondono a quelle attese. Nella maggioranza dei casi i canoni sono estremamente contenuti e inadeguati specialmente per quanto riguarda la concessione delle spiagge o, ad esempio delle cave, se si considera il vantaggio che ne trae il concessionario. Oltre a verificare la congruità del canone versato annualmente (spesso nel caso di concessione di immobili ad associazioni si tratta di scelte clientelari che si protraggono per molti anni, senza che nessuno ci abbia messo mano), talora chi dovrebbe controllare omette anche di sollecitare il pagamento del canone senza adottare i provvedimenti del caso (secondo Legambiente cha ha fatto uno studio interessante, le cave attive in Italia sono 5.592, mentre quelle dismesse o abbandonate sono 16.045). Per quanto riguarda in maniera specifica le cave occorre preliminarmente verificare se la Regione abbia adottato il Piano Regionale Attività Estrattive (PRAE) recante norme per la coltivazione delle cave e torbiere e quindi se la situazione delle cave presenti sul territorio anche dal punto di vista ambientale e poi passare ad accertare la congruità del canone. Se l’income review sarà stata fatta in maniera penetrante i risultati non potranno che essere positivi. 

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