Nel corso dell’ultimo FORUM PA
tenutosi alla fine di maggio è stato dato ampio spazio all’intervento del
responsabile dei Sistemi informativi della Corte dei Conti sula questione del
rapporto intercorrente tra digitalizzazione e corruzione. La cosa è
naturalmente nota da anni e già molte pubbliche amministrazioni si sono
orientate verso l’utilizzo dell’informatica per migliorare l’organizzazione,
governare i processi (Business Process re-Engineering), con particolare
riguardo a quelli tecnico-amministrativi, integrare la banche dati, gestire la
cronologicità delle pratiche (protocollo informatico), gli interventi di manutenzione,
la gestione dei magazzini, la scadenza dei farmaci, ecc. Sin dagli anni ’70 in
alcuni settori della P.A. era stata intuita l’utilità dell’informatica e così i
Monopoli di Stato da Piazza Mastai a Trastevere erano collegati in rete con
tutti i depositi in Italia, il Ministero della sanità aveva informatizzato la
Direzione del farmaceutico, ma erano ancora casi rari. Alla fine degli anni ’80
era ancora quasi addormentata su questi temi specialmente a livello di
amministrazioni locali e nel Servizio sanitario Nazionale che cominciava a
muovere i primi passi. All’epoca lavoravo alla USL RM31 (Marino e Ciampino) e
informatizzammo i magazzini in modo da tenere sotto controllo tutti i beni
mobili con particolare riguardo a quelli di consumo dalla consegna alla
distribuzione nei reparti e ogni tre mesi il primario riceveva un report con
quanto gli era stato consegnato con scadenze e relativo valore. Ma all’epoca questo
lavoro non era molto apprezzato dal personale di assistenza che cominciava a
vedersi controllato, ma neanche da alcuni medici un poco all’antica...Ma è
negli enti locali che l’introduzione di un sistema informatico integrato
potrebbe dare risultati superiori alle attese abbattendo i costi della
corruzione e migliorando grandemente al qualità del lavoro per non parlare
della soddisfazione degli utenti. All’inizio di questo secolo, trovandomi a
lavorare come Direttore generale al Comune di Formia mi offrii di sperimentare
il nuovo protocollo informatico che la Regione Lazio aveva predisposto, ma che
aveva bisogno ancora di essere testato in un ente locale. Fu una rivoluzione,
nessuno poteva più lasciare numeri liberi (per esigenze future), tutta la posta
in arrivo era centralizzata, il clientelismo di alcuni uffici era finito. Il sistema informatico permise poi un effettivo snellimento delle procedure. Ci
furono infatti da parte di qualche dirigente alcune resistenze e ci volle molta
determinazione, ma anche molta pazienza, comunicazione e formazione per arrivare
alla fine. Ma poi fu una soddisfazione. I risultati furono presentati in un convegno tenutosi all'inizio del 2005 presso la sala consiliare. Ancora oggi molti Comuni non hanno
digitalizzato il settore urbanistica, così ogni fascicolo può sparire e
ricomparire per “sistemare” la cubatura ecc. La trattazione delle pratiche là
dove ancora non è arrivata l’informatizzazione è lasciata alla discrezionalità
del funzionario, mentre dovrebbero essere gestite (grazie al protocollo
informatico) direttamente dal P.C. in base all’ordine di trasmissione e di
assegnazione dal protocollo (in automatico). Con questo sistema il Ministero della
salute ha abolito da alcuni anni le pratiche sulle scrivanie ed i fascicoli
sono solo digitali. Certamente così è anche più facile vedere chi lavora,
quante pratiche ha trattato, o quanto tempo qualcuno la tiene sul tavolo.
Alcuni Comuni hanno anche messo on-line uno strumento per consentire al
cittadino di seguire tramite il sito web l’andamento della pratica consegnata,
se non è trasparenza questa…e così più digitalizzazione diventa anche meno
corruzione. Come ha detto durante il Forum P.A. Luca Attias, Direttore generale
dei sistemi informatici della corte dei Conti la corruzione, l’inefficienza, la
cultura della raccomandazione possono essere combattute anche con l’informatica
ma la digitalizzazione è ostacolata proprio dalla corruzione, dall’inefficienza
e dalla cultura del favore e della raccomandazione. Purtroppo l’Italia occupa
anche nella graduatoria che studia il rapporto tra digitalizzazione e
corruzione un posto molto baso nel ranking mondiale….anche qui c’è tanto da
fare, ma si può e si deve cominciare anche dal basso sollecitando enti locali
ed ASL. Nel corso dell’ultimo FORUM PA
tenutosi alla fine di maggio è stato dato ampio spazio all’intervento del
responsabile dei Sistemi informativi della Corte dei Conti sula questione del
rapporto intercorrente tra digitalizzazione e corruzione. La cosa è
naturalmente nota da anni e già molte pubbliche amministrazioni si sono
orientate verso l’utilizzo dell’informatica per migliorare l’organizzazione,
governare i processi (Business Process re-Engineering), con particolare
riguardo a quelli tecnico-amministrativi, integrare la banche dati, gestire la
cronologicità delle pratiche (protocollo informatico), gli interventi di manutenzione,
la gestione dei magazzini, la scadenza dei farmaci, ecc. Sin dagli anni ’70 in
alcuni settori della P.A. era stata intuita l’utilità dell’informatica e così i
Monopoli di Stato da Piazza Mastai a Trastevere erano collegati in rete con
tutti i depositi in Italia, il Ministero della sanità aveva informatizzato la
Direzione del farmaceutico, ma erano ancora casi rari. Alla fine degli anni ’80
era ancora quasi addormentata su questi temi specialmente a livello di
amministrazioni locali e nel Servizio sanitario Nazionale che cominciava a
muovere i primi passi. All’epoca lavoravo alla USL RM31 (Marino e Ciampino) e
informatizzammo i magazzini in modo da tenere sotto controllo tutti i beni
mobili con particolare riguardo a quelli di consumo dalla consegna alla
distribuzione nei reparti e ogni tre mesi il primario riceveva un report con
quanto gli era stato consegnato con scadenze e relativo valore. Ma all’epoca questo
lavoro non era molto apprezzato dal personale di assistenza che cominciava a
vedersi controllato, ma neanche da alcuni medici un poco all’antica...Ma è
negli enti locali che l’introduzione di un sistema informatico integrato
potrebbe dare risultati superiori alle attese abbattendo i costi della
corruzione e migliorando grandemente al qualità del lavoro per non parlare
della soddisfazione degli utenti. All’inizio di questo secolo, trovandomi a
lavorare come Direttore generale al Comune di Formia mi offrii di sperimentare
il nuovo protocollo informatico che la Regione Lazio aveva predisposto, ma che
aveva bisogno ancora di essere testato in un ente locale. Fu una rivoluzione,
nessuno poteva più lasciare numeri liberi (per esigenze future), tutta la posta
in arrivo era centralizzata, il clientelismo di alcuni uffici era finito. Ci
furono infatti da parte di qualche dirigente alcune resistenze e ci volle molta
determinazione, ma anche molta pazienza, comunicazione e formazione per arrivare
alla fine. Ma poi fu una soddisfazione. Ancora oggi molti Comuni non hanno
digitalizzato il settore urbanistica, così ogni fascicolo può sparire e
ricomparire per “sistemare” la cubatura ecc. La trattazione delle pratiche là
dove ancora non è arrivata l’informatizzazione è lasciata alla discrezionalità
del funzionario, mentre dovrebbero essere gestite (grazie al protocollo
informatico) direttamente dal P.C. in base all’ordine di trasmissione e di
assegnazione dal protocollo (in automatico). Con questo sistema il Ministero della
salute ha abolito da alcuni anni le pratiche sulle scrivanie ed i fascicoli
sono solo digitali. Certamente così è anche più facile vedere chi lavora,
quante pratiche ha trattato, o quanto tempo qualcuno la tiene sul tavolo.
Alcuni Comuni hanno anche messo on-line uno strumento per consentire al
cittadino di seguire tramite il sito web l’andamento della pratica consegnata,
se non è trasparenza questa…e così più digitalizzazione diventa anche meno
corruzione. Come ha detto durante il Forum P.A. Luca Attias, Direttore generale
dei sistemi informatici della corte dei Conti la corruzione, l’inefficienza, la
cultura della raccomandazione possono essere combattute anche con l’informatica
ma la digitalizzazione è ostacolata proprio dalla corruzione, dall’inefficienza
e dalla cultura del favore e della raccomandazione. Purtroppo l’Italia occupa
anche nella graduatoria che studia il rapporto tra digitalizzazione e
corruzione un posto molto baso nel ranking mondiale….anche qui c’è tanto da
fare, si può e si deve cominciare anche dal basso sollecitando enti locali
ed ASL, perchè il tempo è passato e come ha detto Attias ci troviamo in una emergenza inconsapevole:
Il lavoro dell'ing. Attias va diffuso il più possibile.
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