La Città metropolitana rappresenta l’occasione per un profondo ridisegno e innovazione dell’assistenza sanitaria e sociale tenendo presenti le opportunità offerte dalla legge 56/2014. Nonostante gli anni trascorsi dalla riforma introdotta con la L. 833/78 ancora oggi assistiamo a profonde diversità dal punto di vista dell’assistenza sanitaria tra le ASL Roma F, G e H, i cui problemi ordinari non possono essere suppliti dalle strutture della Capitale. La visione romanocentrica (anche dei finanziamenti) della salute, dovuta ad una serie di interessi, deve essere affrontata in maniera chiara e decisa. La riorganizzazione complessiva del Sistema Sanitario Regionale deve essere improntata su un’attenta rilettura (aggiornata) delle esigenze dei nostri territori al fine di garantire ai cittadini un sistema sanitario e sociosanitario coerente con i bisogni di salute, più rispondente alle crescenti aspettative della popolazione (per numerosità, per invecchiamento, ecc.). È necessario sollecitare con forza al consiglio regionale l’approvazione della proposta di legge n. 446/2009 di modifica della L.R. 38/96 per la “Organizzazione del sistema integrato sociale della Regione Lazio”, basato sulla solidarietà e lo sviluppo, che è da troppo tempo corso di approvazione da parte del Consiglio regionale. Ed è proprio all’interno della Città Metropolitana che assume centralità il tema del sociale e del sanitario, rispetto al quale la pianificazione strategica sanitaria (che non potrà esser calata dall’alto o immaginata altrove) dovrà fornire risposte credibili. La Regione nell’ambito della propria autonomia, dovrà definire i criteri e le modalità anche operative per il coordinamento delle strutture sanitarie operanti nell’area metropolitana ma è il Consiglio Metropolitano che si dovrà occupare della predisposizione del Piano Attuativo Metropolitano in attuazione del Piano Sanitario Regionale. L’attuale organizzazione con particolare riguardo a quella dell’assistenza ospedaliera risente ancora dei campanilismi che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del secolo trascorso; occorre superare quello che ancora resta di quelle ideologie e di queste situazioni per creare un nuovo modello sociosanitario partendo dai servizi di area vasta e costituito da strutture sanitarie organizzate in base a criteri che utilizzino le più moderne tecnologie per assicurare servizi di prossimità a tutti. Deve essere riorganizzato il sistema Distrettuale e posta grande attenzione alla corretta pianificazione e programmazione delle Case della salute che devono essere il centro del rilancio dell’assistenza primaria nell’area metropolitana. Pertanto occorre fare grande attenzione alla pianificazione dei luoghi dove dovranno essere collocate queste nuove strutture con una visione più ampia di quella ristretta del territorio delle singole aziende sanitarie locali. Occorre anche offrire la possibilità di completare i principali percorsi diagnostici che non necessitano del livello assistenziale ospedaliero e gestire le patologie croniche attraverso l’integrazione dell’assistenza primaria con i servizi specialistici presenti sul territorio. Un aspetto importante è rappresentato dalla necessità di unificare le procedure, la modulistica ecc. all’interno dell’area metropolitana, un compito senza dubbio non facile, ma che potrà dare risultati anche superiori alle aspettative. Una particolare attenzione dovrà essere posta alle Tecnologie digitali sia per quanto riguardala realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico unico per ogni cittadino e utilizzabile per l’assistenza di base, specialistica ecc., sia in merito ai mezzi di tele health per monitoraggio degli anziani cronici, particolarmente difficoltoso e dispendioso nelle aree montane o con popolazione sparsa. Una attenzione speciale dovrà essere posta ai problemi legati all’invecchiamento della popolazione garantendo il più possibile ad ogni soggetto una buona qualità della vita e benessere intervenendo sugli ambiti di nutrizione, attività fisica e socializzazione. Dal punto di vista gestionale l’area metropolitana rappresenta un bacino di vaste dimensioni per effettuare il benchmarking (tra attività e costi ospedalieri, ma specialmente sulle strutture territoriali in merito alle quali non si dispongono ancora grosse banche dati) ed anche per sperimentare (in maniera seria) una effettiva centralizzazione di alcuni servizi per realizzare economie fino ad oggi inaspettate oltre che per re-internalizzare molte attività affidate a imprese esterne che non sempre garantiscono la qualità attesa e promessa. Naturalmente non sarà possibile migliorare ulteriormente le condizioni di salute senza implementare la coesione sociale e la partecipazione dei cittadini a scelte condivise e alla valutazione della qualità dei servizi nonché della dirigenza, utilizzando strumenti trasparenti. Non bisogna infine dimenticare il rispetto del principio della rendicontazione periodica.
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