sabato 11 luglio 2015

I CONTROLLI INTERNI (INTERNAL AUDIT) NELL'ENTE LOCALE: TROPPO SPESSO INESISTENTI O INADEGUATI

Negli anni '90 i Parlamento avviò un processo di smantellamento dei controlli esterni sugli enti locali sostituendoli con quelli interni, basando questo ragionamento con l'autonomia degli enti e la responsabilizzazione degli amministratori. progressivamente, ma troppo spesso solo sulla carta, sono stati organizzati il Controllo di gestione, il Controllo strategico, il Controllo sulla qualità dei servizi, i Controlli di regolarità amministrativa e contabile, i Controlli sulle società partecipate ed infine il Controllo sugli equilibri finanziari. I recenti avvenimenti romani hanno messo a nudo la quasi totale inefficacia di detti controlli e l'inerzia di chi avrebbe dovuto provvedere. Leggendo le pagine del Piano Anticorruzione di molti Comuni leggiamo che il controllo sugli atti amministrativo viene fatto di norma su un campione pari al 5% del totale delle determinazioni; il che, dato che si tratto degli atti sui quali si basa la totalità della parte esecutiva dell'ente, appare un dato molto esiguo. Lo stesso dicasi per la parte relativa al controllo strategico che dovrebbe controllare lo stato di attuazione del programma di mandato e poi i controlli sulle partecipate che, dato lo stato in cui versa la maggioranza di esse non sembra che abbia avuto grande successo. Per quanto riguarda i controlli di qualità poi sono quasi del tutto ignorati e i cittadini che poi ne sono gli utenti, esclusi dal processo. Negli Stati Uniti l'Audit rappresenta uno dei primi doveri etici di ogni azienda ed ente locale e oramai così anche nel nord Europa. Ma in Italia? Ecco perché nel mio ultimo volume "Il Sindaco di tutti": Come gestire il comune per un successo durevole, ho dedicato un lungo capitolo ai controlli interni e a come rafforzarli. Basterà la "lezione" di Roma?

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