In questi giorni la Banca d'Italia ha pubblicato il suo rapporto sull'andamento delle economie regionali in cui viene dato ampio spazio ai costi della sanità. Sulla base dei conti consolidati di
ASL e Aziende ospedaliere (AO) rilevati dal Nuovo sistema informativo sanitario
(NSIS), nella media del triennio 2011-13 - secondo il rapporto - la spesa sanitaria pro capite
sostenuta in favore dei residenti in regione è stata pari a 1.996 euro, un
valore superiore alla media delle Regioni a Statuto Ordinario (RSO) e a quella
italiana (pari, rispettivamente, a 1.861 e 1.877 euro). Però nel periodo
2010-13 la spesa complessiva nel Lazio si è ridotta dello 0,8 per cento in
media annua. I costi della gestione diretta sono aumentati dello 0,8 per cento
in media all’anno (-0,7 nella media delle regioni non in PdR): l’incremento
dell’acquisto di beni (2,5 per cento) è stato solo parzialmente bilanciato dal
calo della spesa per il personale (-2,8 per cento), che incide per più di due
quinti sui costi di gestione diretta. Sulla contrazione della spesa per il
personale ha influito il blocco del turnover imposto alle Regioni in PdR
e, dal 2010, il blocco del rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. I costi
dell’assistenza fornita da enti convenzionati ed accreditati sono diminuiti del
2,4 per cento annuo; vi hanno contribuito quelli relativi alla spesa per medici
di base (-8,8 per cento) e alle altre prestazioni (-0,7 per cento), mentre la
spesa farmaceutica è aumentata dello 0,9 per cento. Una parte importante del rapporto è dedicata all'attuazione del Piano di rientro: – A luglio del 2014 la Regione Lazio
ha adottato un nuovo Programma operativo (PO) 2013-15 per il rientro dal
disavanzo sanitario. Tra il 2010 e il 2013 il disavanzo è progressivamente
diminuito, grazie al contenimento dei costi totali. Per il triennio 2013-15 il
nuovo PO si pone come obiettivo una riduzione dei costi di quasi 400 milioni di
euro grazie al riassetto della sanità regionale; in particolare è prevista la
riorganizzazione dell’offerta assistenziale (anche attraverso la fusione di ASL
e ospedali), l’efficientamento della gestione, la razionalizzazione della
spesa, la ridefinizione dei rapporti con gli erogatori di servizi sanitari
privati e gli accordi tra Regioni, volti al contenimento della mobilità dei
pazienti residenti verso le altre regioni. Il documento delinea inoltre le
iniziative da intraprendere per migliorare i Livelli essenziali di assistenza. Secondo
prime indicazioni, nel 2014 il deficit sanitario si sarebbe dimezzato rispetto
all’anno precedente, attestandosi intorno ai 345 milioni. Un'altra parte del report riguarda la qualità delle prestazioni
sanitarie: – I
Sistemi sanitari regionali, oltre a rispettare l’equilibrio finanziario, sono
chiamati a garantire ai cittadini i livelli di prestazione assistenziale
stabiliti su base nazionale. Nel rapporto relativo all’anno 2012 il Comitato
permanente per la verifica dell’erogazione dei LEA ha certificato il rispetto,
da parte della Regione, degli standard definiti nell’Intesa Stato-Regioni del
23 marzo 2005; la valutazione della Regione per il 2012 è migliorata rispetto a
quella dell’anno precedente, portandosi ad “adempiente”, grazie al
raggiungimento della soglia minima di adeguatezza richiesta nella fornitura dei
LEA. In particolare, si è ridotta la quota di parti cesarei ed è cresciuta la
disponibilità di posti letto nelle strutture per anziani (seppure permangano al
di sotto della soglia di adeguatezza). L’analisi per tipo di prestazione mostra
che l’assistenza distrettuale (medicina di base, assistenza farmaceutica e
ambulatoriale, servizi residenziali) riceve una valutazione superiore alla
media delle RSO e a quella ottenuta lo scorso anno; nell’ambito dell’assistenza
collettiva (prevenzione, vaccinazioni, tutela dagli infortuni e qualità degli
alimenti) e di quella ospedaliera, l’erogazione dei LEA è invece valutata
inferiore alla media delle RSO.
L’Agenzia Nazionale per i Servizi
Sanitari Regionali (Agenas) che raccoglie da alcuni anni dati su oltre mille
strutture pubbliche e private presenti sul territorio nazionale, ha rilevato
che nel Lazio esiste ancora una percentuale relativamente elevata di strutture
con indicatori di esito che si collocano in una fascia “carente” e “scarsa”, ad
eccezione dell’area cardiovascolare, anche se
nel biennio 2010-12 sono migliorati pressoché tutti gli indicatori di
esito.
Indicatori strutturali del comparto
ospedaliero. –
Sulla qualità delle prestazioni possono incidere anche fattori strutturali; tra
questi riveste una particolare rilevanza la dotazione di posti letto e di
personale. Nel Lazio il numero di posti letto presso strutture ospedaliere
pubbliche o enti accreditati nel 2014 era pari a 3,8 ogni 1.000 abitanti (4,7
nel 2010; fig. 4.2 e tav. a49); il livello regionale è sostanzialmente in linea
con la media italiana (scesa a 3,6 da 4,1 nel 2010) e con gli standard di
riferimento stabiliti a livello nazionale.