Ieri presso l'amministrazione provinciale di Latina si è tenuto nella sala Loffredo di Via Costa, l'atteso confronto in materia di sanità.
Sindaci, sindacati (che avevano sollecitato l'incontro), consiglieri regionali pontini e operatori sanitari si sono incontrati per scongiurare la chiusura dei Punti di Primo intervento e discutere sull'eventuale chiusura anche di ospedali di zona, della carenza del personale di oltre mille unità rispetto all'organico minimo, criticità queste che rendono ancora più fragile l'assistenza in provincia di Latina.
Nel frattempo com'è noto, è stato approvato un ordine del giorno del Consiglio Regionale con cui viene prorogato di un anno, ovvero al 31 dicembre 2019, la chiusura dei 7 Punti di interventi dislocati sul territorio pontino. E' stato chiesto intanto che via sia uno "sforzo" da parte di tutti affinché la salute sia una prerogativa a migliorare i servizi sanitari dell'intero territorio.
"Anche se la sanità è una prerogativa regionale- ha tenuto a ribadire il Presidente Medici- la salute dei cittadini non può essere materia da trascurare.
C'è la necessità invece di creare un sistema sinergico da parte di tutte le istituzioni, Comuni, Provincia e Regione, per la soluzione del problema che investe la nostra comunità territoriale.
Perciò diventa strategico il mantenimento del Primo Intervento, il potenziamento ospedaliero, al fine di far fronte alla legittima domanda di salute dei cittadini di questa provincia".
Fin qui il comunicato di via Costa, tuttavia da alcuni resoconti apparsi sulla stampa locale riappare l'idea di affidare il servizio di primo intervento a livello locale ai medici di base.
Non è noto a chi sia venuta questa idea peregrina, ma desidero ribadire che ai sensi della legge 23 dicembre 1978, n. 833 istitutiva del Servizio sanitario Nazionale l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento deve essere attribuita ai distretti sanitari di base quali strutture tecnico-funzionali delle Unità Sanitarie Locali (oggi Aziende Sanitarie Locali).
Con l’art. 8 del decreto legislativo n. 502/1992 e s.m.i. è stabilito che le ASL possano individuare aree di attività dell’emergenza territoriale e della medicina dei servizi ove utilizzare il personale della guardia medica e della medicina dei servizi al fine del miglioramento dei servizi.
Peraltro la legge citata non prevede che si possano mischiare due funzioni così diverse.
Le modalità per garantire l’offerta alternativa al PPI appare estremamente nebulosa e a rischio, tant’è che ad Anagni (dove il Commissario straordinario della ASL ha già chiuso tutti i PPI sostituendoli nelle ore diurne con i medici di base) c’è già stato il decesso di una persona a causa della puntura di un calabrone che avrebbe potuto essere evitata solo che fosse stato ancora in funzione il PPI.
Oltretutto l'utilizzo dei medici di base costa alla ASL di Frosinone 38 euro l'ora a fronte di un costo di gran lunga inferiore per il personale utilizzato oggi ai sensi del citato D.lgs 502/92 e del DCA U0090/2010 - Allegato 1.
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