giovedì 4 ottobre 2018

LE DISEGUAGLIANZE DELLA SANITA' LATINA

Ieri ho partecipato ad una tavola rotonda organizzata a Sabaudia dal Sindacato SPI CGIL presso l'Hotel Oasi di Kufra sulla sanità in provincia di Latina.
Il mio intervento è stato dedicato alla questione della diseguaglianza in sanità.
Dopo aver citato quanto da tempo denunciato dall'OCSE in merito alle diseguaglianze che esistono tra nord e sud, peraltro confermate anche dai dati dell'ultimo rapporto sullo stato dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) pubblicato dal Ministero della salute in questi giorni, nonché l'ultimo rapporto del CREA di Tor Vergata che ha denunciato ancora una volta l'aumento della spesa posta a carico dei cittadini che ha raggiunto il 25% del totale di quella complessiva, ho affrontato la situazione della provincia di Latina. un territorio molto vasto (2250 Kmq) e complesso anche dal punto di vista orografico.
In primo luogo ho affrontato le varie tipologie di diseguaglianze: soggettive (condizioni sociali, situazione economica, età, distanze, istruzione, mobilità, cittadinanza straniera) e oggettive specifiche della ASL Latina infatti la progressiva chiusura degli ospedali non accompagnata contestualmente dall’attivazione di servizi di assistenza territoriale, unita alla crisi economica e all’aumento dell’età della popolazione ha creato delle profonde diseguaglianze tra i cittadini della provincia di Latina e quelli della Capitale.
Il problema più grave nasce dalla difformità dei finanziamenti delle province e in particolare della ASL Latina da quelle della Capitale a causa delle modalità del riparto del Fondo Sanitario regionale che viene pesato con criteri che non riguardano solo l'età, ma anche altri parametri. Peraltro prima di definire la quota da ripartire tra le aziende sanitarie locali, vengono tolti dal FSR i fondi per le Aziende Ospedaliere, i Policlinici universitari, gli IRCCS , l'IZS, ecc. (un totale di oltre due miliari di euro) così poi, quello che rimane viene ripartito tra le ASL. 
In questo modo la quota capitaria di un cittadino di Latina è pari ad € 1448,59, mentre quella della ASL Roma 1 è di € 1815,35...
Questa limitatezza di fondi si ripercuote in primo luogo sulla spesa del personale che deve obbligatoriamente essere contenuta ma dal rendiconto 2017 della ASl si rileva che, su una spesa complessiva di 951.091.00 euro per  acquisto di servizi  vengono spesi 558.355.000 mentre solamente 177.334.000 per il personale.
Troppo elevato il costo per le locazioni passive: oltre 4 milioni di euro di cui molti assorbiti dalla sede legale della ASL presso il centro direzionale di Latina Fiori, un inutile spreco di denaro.  
Un altro problema della diseguaglianza si rileva nel sistema di emergenza urgenza specialmente a seguito della chiusura degli ospedali di Cori, Sezze, Priverno e Gaeta con conseguente perdita di altrettanti servizi di Pronto soccorso oggi a rischio a causa del Decreto 70/2015 contenente i nuovi standard dell'assistenza ospedaliera, che prevedono il 3,7% di letti per ogni mille abitanti, cifra questa che comunque non viene rispettata perché a fronte di 2.130 p.l. (come da parametro) ce ne sono solo 1.762 più 129 posti di DH.
E' evidente che in provincia di latina si debba comunque fare una forte riconversione verso la prevenzione e l'assistenza territoriale che stenta a crescere per carenze appunto di risorse troppo spesso assorbite dall'assistenza ospedaliera.
Mancano le case della salute che avrebbero dovuto essere realizzate in ogni distretto e l'unica che c'è a Sezze è in gravi difficoltà.
Stentano a decollare i percorsi diagnostico terapeutici e con essi il chronic care model.
Infine un'altra forma di diseguaglianza è data dall'assistenza odontoiatrica che costringe i pazienti a pagarsi le cure di tasca propria.
I Sindaci potrebbero e dovrebbero fare di più e con essi i cittadini che troppo spesso si lamentano benché oggi esistano strumenti che li hanno messi in grado di poter partecipare alle scelte e alla valutazione della performance dell'Azienda e del distretto. 

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