E' stato pubblicato il DCA U00209/2018 con cui il Commissario ad acta della regione Lazio ha prorogato il Piano Regionale per la Prevenzione.
Con il PRP 2005-2007, poi prorogato agli anni 2008-2009, è stata realizzata per la prima volta la programmazione regionale degli interventi di prevenzione. Il Piano sviluppava alcune linee operative: il rischio cardiovascolare, le recidive degli accidenti cardiovascolari, le complicanze del diabete, l’obesità, gli screening oncologici, le vaccinazioni, gli incidenti stradali, gli infortuni sul lavoro e gli incidenti domestici.
Tali linee operative sono state riprese nel PRP 2010-2012, approvato con DGR n. 577/2010 e ss.mm.ii e DGR n. 613/2010, e prorogato al 31/12/2013 con DCA n.U00224/2013) con l’aggiunta di nuove progettualità riguardanti le Macroaree della Medicina predittiva e della Prevenzione delle complicanze e delle recidive di malattia.
L’esperienza dei precedenti PRP, se da un lato ha favorito il consolidamento di un modello organizzativo per l’attuazione del Piano della prevenzione a livello delle aziende sanitarie, dall’altro ha risentito fortemente delle criticità del SSR, legate soprattutto al blocco del turnover e alle manovre di contenimento della spesa. La programmazione è stata quasi esclusivamente interna al settore sanitario, con progetti scarsamente integrati tra loro che talvolta, non hanno fornito risultati realmente apprezzabili.
Secondo gli autori del provvedimento nel biennio 2016/17 sono stati raggiunti i valori soglia definiti dall’Accordo Stato-Regioni n.56 del
25/03/2015 per la certificazione del PRP.
Nondimeno, nel processo di implementazione del PRP del Lazio, si
riscontrano alcune criticità legate a:
- la messa in atto di interventi intersettoriali che richiedono lo sviluppo di reti e alleanze con
attori/istituzioni esterni al Sistema Sanitario Regionale (SSR).
Secondo il Commissario Zingaretti per superare tale criticità è necessario
rafforzare l’azione di advocacy della Direzione Salute e Politiche Sociali al fine di favorire l’integrazione
di sistema su temi che, pur avendo un impatto sulla salute, richiedono il coinvolgimento di altri settori e
attori regionali e locali.
- il coinvolgimento dal parte delle Direzioni delle ASL delle articolazioni aziendali che, oltre ai
Dipartimenti della Prevenzione, sono chiamate a partecipare all’implementazione dei programmi, come
ad esempio i Distretti sociosanitari.
Per superare tale criticità - e in considerazione del fatto che molte
delle azioni del PRP sono LEA (ai sensi del DPCM 12 gennaio 2017) - è necessario rivedere il modello
di governance del PRP favorendo un maggior coinvolgimento delle Direzioni Aziendali e io aggiungo dei cittadini.
L’orientamento generale della rimodulazione del PRP è quello di favorire il consolidamento e lo sviluppo
delle reti collaborative, interne ed esterne al SSR, conseguenti all'implementazione del Piano. Inoltre, si intende
dare maggior sostegno all’implementazione di interventi efficaci ed omogenei su tutto il territorio regionale.
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