lunedì 19 febbraio 2018

IL 20 FEBBRAIO 1958 VENIVA PROMULGATA LA LEGGE CHE ABOLIVA LE CASE CHIUSE E ISTITUIVA LE NORME CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSITITUZIONE

Il 20 febbraio 1958 entrava in vigore la legge n.75/58 con cui venivano abolite le case chiuse.
La legge stabiliva, nel termine di sei mesi dall'entrata in vigore della stessa, la chiusura delle "case da prostituzione" e con esse l'abolizione della regolamentazione della prostituzione e l'introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione.
La norma prescriveva anche la costituzione di un Corpo di polizia femminile che si sarebbe dovuto occupare della prevenzione e della repressione dei reati contro il buon costume.
La legge italiana in vigore fino ad allora prevedeva che venissero eseguiti controlli sanitari periodici sulle prostitute, in realtà i controlli erano sporadici e soggetti a pressioni di ogni genere da parte dei tenutari, specialmente al fine di impedire di vedersi ritirata la licenza per la gestione dell'attività.
La proposta di legge era stata presentata dalla sen. Lina Merlin sin dal 1948 sull'esempio di quanto già avvenuto in Francia in base ai principi della Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adottata dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 317 del 2 dicembre 1949,  e resa esecutiva in Italia con legge 23 settembre 1966 n. 1173.
Purtroppo alla abolizione delle case chiuse non è seguita da parte delle Forze dell'ordine e della magistratura oltre che dei Sindaci una corretta applicazione di tutte le norme contenute nell'art. 3 della legge per contrastare ogni tipo di sfruttamento della prostituzione con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.   
La sen. Merlin è famosa per la legge che porta il suo nome ma era stata una persona di spicco del movimento socialista e della lotta partigiana oltre che in Parlamento.
La conobbi nel 1969 nel residence di via Corridoni a Milano dove viveva e dove alloggiavo anche io dato che lavoravo lì vicino. 
Era una signora molto distinta, era nata nel 1887 a Chioggia dove il padre era segretario comunale, aveva studiato  il diploma magistrale e poi si era laureata in lingue dedicandosi all'insegnamento.
Dopo aver contrastato la partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale nel 1919 si iscrisse al partito socialista collaborando attivamente alla vita culturale del partito.
Avendo rifiutato di giurare fedeltà al fascismo nel 1926 fu licenziata e poi iscritta all'elenco dei sovversivi.
Arrestata fu inviata al confino in Sardegna fuggita a Milano partecipò attivamente alla resistenza.
Finita la guerra fu eletta nell'Assemblea costituente e poi al Senato e alla Camera dove   dedicò tutti i suoi sforzi al miglioramento della condizione femminile in Italia.
A lei si devono, tra l'altro, l'abolizione della famosa definizione di "NN"  (dal latino nomen nescio)  che veniva apposta sugli atti anagrafici dei trovatelli (legge 31 ottobre 1955 n. 1064), l'equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale, la legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri, e la soppressione definitiva della cosiddetta "clausola di nubilato" nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano (legge del 9 gennaio 1963 n. 7).
Morì a padova nel 1979.
La sua biografia è stata curata dalla senatrice Elena Marinucci.

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