domenica 24 maggio 2015

CENTO ANNI DALLA DICHIARAZIONE DI GUERRA ALL'AUSTRIA-UNGHERIA

"Soldati di terra e di mare! L'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l'esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare, con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell'arte, egli vi opporà tenace resistenza; ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarla.Soldati !
A voi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri. Dal Gran Quartiere Generale, 24 maggio 1915. VITTORIO EMANUELE. Dopo l'attentato di Sarajevo Austria-Ungheria e Germania avevano deciso di tenere all'oscuro delle loro decisioni l'Italia;  la decisione ufficiale e definitiva della neutralità fu infine presa nel Consiglio dei ministri del 2 agosto 1914 e diramata la mattina del 3. La neutralità ottenne inizialmente consenso unanime, sebbene il brusco arresto dell'offensiva tedesca sulla Marna facesse nascere i primi dubbi sulla invincibilità tedesca. Gruppi interventisti minoritari andarono formandosi nell'autunno 1914 fino a raggiungere una consistenza non trascurabile dopo appena pochi mesi; gli interventisti paventavano la sminuita statura politica, incombente sull'Italia, se fosse rimasta spettatrice passiva: i vincitori non avrebbero dimenticato né perdonato, e se a prevalere fossero stati gli Imperi centrali si sarebbero vendicati della nazione vista come traditrice di un'alleanza trentennale. Alla fine del 1914 il ministro degli esteri Sonnino avviò contatti con entrambe le parti per ottenere i maggiori compensi possibili e il 26 aprile 1915 concluse le trattative segrete con l'Intesa mediante la firma del patto di Londra, con il quale l'Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese. Il 3 maggio successivo fu rotta la Triplice alleanza, fu avviata la mobilitazione e il 23 maggio fu dichiarata guerra all'Austria-Ungheria ma non alla Germania, con cui Salandra sperava, futilmente, di non guastare del tutto i rapporti. Il 24 maggio di cento anni fa l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. La guerra inizialmente limitata solamente ad alcune nazioni europee coinvolse ben presto le colonie dell' Impero britannico e altri paesi extraeuropei tra cui gli Styati Uniti d'America  e l'Impero giapponese, fu la più grande guerra che fosse stata combattuta fino ad allora.  Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa) di cui oltre 9 milioni caddero sui campi di battaglia; si dovettero registrare anche circa 7 milioni di vittime civili, non solo per i diretti effetti delle operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie. La guerra si concluse definitivamente l'11 novembre 1918 quando la Germania, ultimo degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l' armistizio imposto dagli Alleati. I maggiori imperi esistenti al mondo – tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo – si estinsero, generando diversi stati nazionali che ridisegnarono completamente la geografia politica dell'Europa. Le vittime italiane furono 650.000 militari e 589.000 civili. In occasione della prima guerra mondiale, Vittorio Emanuele III sostenne la posizione inizialmente neutrale dell’Italia, ma sin dall’inizio delle ostilità sul fronte italiano (24 maggio 1915) fu costantemente presente al fronte, meritandosi da allora il soprannome di «Re soldato». Ogni mattina, seguito dagli aiutanti da campo, partiva in macchina per il fronte o a visitare le retrovie. Vinta la guerra, alla Conferenza di Parigi l’Italia riuscì finalmente ad ottenere il confine alpino, ma rimase insoluta la questione di Trieste e quella adriatica.A causa della crisi economica e politica che seguì la guerra, si verificarono agitazioni sociali che i deboli governi liberali dell’epoca non furono in grado di controllare. Fu in quel clima che venne varata l’Opera Nazionale Combattenti, allo scopo di fronteggiare i problemi derivanti dalla smobilitazione con milioni di giovani condannati alla disoccupazione e disadattati alla vita civile dopo tre anni di guerra.

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