martedì 21 febbraio 2017

UN SINDACO ADOTTA UNA ORDINANZA PER LIBERARE I CANI DATO CHE NON HA I SOLDI PER PAGARE IL CANILE PRIVATO

La mancata realizzazione e gestione di un canile comunale con conseguente affidamento  ad imprenditori privati del mantenimento dei cani catturati, nel caso in cui il Comune non sia in grado di pagare il corrispettivo, può portare a decisioni anche assurde come quella oggetto di una recente sentenza del TAR Puglia, Bari, Sez, II, n. 164/2017 dalla quale si apprende che il Sindaco di un Comune con una Ordinanza sindacale ha deciso di far liberare tutti i cani.
Al riguardo il Collegio ha accertato che l’ordinanza sindacale, impugnata dalla lega Nazionale per la difesa del cane, prevedeva di liberare nel territorio del Comune S. Ferdinando di Puglia dei cani, da anni ospiti del rifugio Dog’s Hostel, nonostante il Dirigente del servizio veterinario della ASBAT avesse dichiarato che tale operazione potrebbe di fatto comportare l’abbandono degli animali, fino ad allora vissuti in stato di custodia e controllo, ad una condizione di pericolo per sé stessi e per la collettività.
Sotto tale profilo il Collegio ha ritenuto  "fondata la censura di eccesso di potere per difetto di adeguata istruttoria, in quanto nella motivazione del provvedimento gravato non sono enunciate le ragioni per le quali il Sindaco ha adottato una decisione opposta al motivato parere contrario del Dirigente del servizio veterinario.
Appare inoltre fondata la censura di violazione dell’art. 2, lett. c), della l.r. n. 26/2006, richiamata fra i presupposti dell’ordinanza, che consente ai Comuni di reintrodurre nel territorio i cani che vivono in una condizione di randagismo, dopo averli sottoposti agli interventi di profilassi e sterilizzazione.
Nel caso di specie si tratta invece di animali che il Comune aveva deciso di ricoverare in una struttura convenzionata nella quale sono rimasti per anni.
Ne consegue che, ove i cani fossero liberati nel territorio comunale, tornerebbero ad un habitat non consueto al quale potrebbero non adattarsi, avendo perso, o mai acquisito, il comportamento da randagi.
Il Comune ha dunque assunto una decisione anche contraddittoria, considerato che in precedenza aveva deciso di affidare i cani di pertinenza del suo territorio ad una struttura convenzionata e poi, non perché abbia deciso di dare una loro una diversa sistemazione, ma per asserite indisponibilità finanziarie, ha stabilito di reinserirli nel territorio, senza aver valutato che la conseguenza di tale operazione è l’abbandono di cani senza padrone chiaramente non riconducibile alle finalità dell’art. 2, lett. c), della l.r. n. 26/2006 che consente di restituire gli animali, una volta curati, allo loro abituale condizione di vita".
Il mantenimento dei cani costa sempre di più, occorre che i tutti i Comuni provvedano ad organizzarsi per evitare problemi. 

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