Assistiamo da parte del legislatore ad una forte
attenzione per aumentare i servizi per i cittadini, soprattutto nei parchi e
nei giardini e nella gestione del verde pubblico in generale, che ha trovato di
recente un forte impulso nella legge n.10/2013, in base alla quale è stato tra
l’altro incentivato l’obbligo che impone di piantare un albero per ogni bambino
nato, prevedendo che ogni Comune debba provvedere a censire e classificare gli
alberi piantati, nell’ambito del rispettivo territorio, in aree urbane di
proprietà pubblica e che ciascun Sindaco al termine del mandato renda noto il
bilancio arboreo, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in
aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del
mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle
aree verdi urbane di propria competenza. Presso il Ministero dell'Ambiente è stato costituito anche un apposito Comitato per la difesa del verde che pubblica periodicamente un rapporto sullo stato dell'arte. In questo periodo si assiste in tutta l’Italia ad
un taglio degli alberi spesso indiscriminato e mirato ad uno sfruttamento
massiccio del territorio come denunciato da Italia Nostra colpendo
violentemente uno dei patrimoni più importanti del nostro Paese: il paesaggio,
guarda caso tutelato proprio dalla Costituzione all’art. 9. I criteri ambientali minimi per l’affidamento
del servizio del verde pubblico sono
stati fissati con il D.M. 13 dicembre 2013; secondo Tiziano Fratus
(autore de “L’Italia è un bosco”) in un articolo pubblicato il 7 marzo 2015 su
“La Repubblica”, «…si avvistano con una certa frequenza lavori affidati a ditte
improvvisate che compromettono la biologia di intere alberate…», ne è prova il
disastro avvenuto al Viale dei cipressi di Bolgheri, finito sulla prima pagina dei giornali a seguito degli eventi climatici di questi giorni.
Il Comune di Sabaudia, il cui centro urbano è
compreso nel Parco Nazionale del Circeo, ha
un ecosistema naturale, costituito dagli spazi verdi urbani e dagli spazi
agro-naturali che la città ha incorporato nella propria frangia periurbana, è
un capitale prezioso che la città costruita incorpora in sé stessa, le cui
molteplici funzioni – ecologiche e sociali – generano importanti benefici per
la qualità dell’ambiente urbano e per la vita dei cittadini. Una gestione
sostenibile della città non può quindi prescindere dal considerare questo
patrimonio naturale come oggetto di specifiche politiche di pianificazione e
controllo. Non esiste un Piano del
Verde Urbano, che consiste in un piano strategico per la realizzazione di una
struttura verde articolata e composita che ha il fine di mitigare l’impatto
ambientale dell’attività cittadina sul territorio, garantire un più razionale
uso delle risorse ambientali, valorizzare il territorio agricolo, ottimizzare
il ruolo sociale, estetico e ambientale degli spazi aperti intra e periurbane,
ottimizzare lo sviluppo economico e sociale del territorio. Il Piano del Verde
Urbano dovrebbe, inoltre, prevedere momenti di progettazione partecipata che
coinvolgano la cittadinanza nelle scelte progettuali e gestionali delle aree verdi
pubbliche, nelle forme e con le modalità più opportune. Manca anche un
Regolamento per la gestione del verde che dovrebbe avere carattere
prevalentemente prescrittivo con norme sulla progettazione, l‘attuazione, la
manutenzione del verde pubblico e privato, descrivendo le modalità di
realizzazione delle nuove opere pubbliche e private, le specie e le tipologie
dispositive suggerite per le diverse funzioni ornamentali (strade, parchi,
giardini pubblici, ecc.) e per i diversi soggetti fruitori. Nel regolamento
dovrebbero essere previste anche disposizioni relative alle modalità di
abbattimento, potatura, scavi e danneggiamenti, aree di cantiere, individuando
anche sanzioni e norme finanziarie in caso di inadempienze.
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