Il problema delle società partecipate da parte delle pubbliche amministrazioni ed in particolare dai Comuni seguita a destare grandissimo interesse per tutte le implicazioni che ad esso sono connesse.
Il legislatore almeno una volta all'anno torna sull'argomento con novelle che spesso poi son inapplicabili o semplicemente non vengono rispettate proprio dagli amministratori pubblici. Allo scopo di cercare di affrontare la questione in maniera organica ora ci hanno provato Luca R. Perfetti, Andrea Maltoni, Francesco Goisis e Marco Antonioli con un "Manifesto per una riforma di sistema delle società a partecipazione pubblica" nel quale, dopo aver esaminato le dimensioni assunte dal fenomeno : nel nostro Paese sono presenti circa 10.000 società pubbliche (di cui 1.444 sono società operanti nei settori dei servizi pubblici e 2.820 sono società di servizi strumentali); tra i Paesi OCSE l’Italia mostra una concentrazione di imprese pubbliche molto significativa e, nel 2014 il valore complessivo delle sole imprese dei servizi pubblici si stima sia pari a 26.359 milioni di euro, mentre quello delle società strumentali è pari a 11.759 milioni di euro (secondo i dati forniti dalla Corte dei conti nel 2014). Gli autori sottolineano che al profilo quantitativo deve essere aggiunto quello qualitativo: le imprese pubbliche sono non di rado monopoliste in settori strategici, sono presenti nella produzione di beni o servizi essenziali per il godimento di diritti individuali, inglobano competenze e saperi superiori al settore privato, hanno dimensioni internazionali di primario livello, assolvono a funzioni di ricerca, innovazione e sviluppo fondamentali per l’intero settore manifatturiero. Nel nostro Paese, sempre in base allo studio fatto dagli autori del "Manifesto" le imprese pubbliche sono aumentate in modo abnorme, spesso costituite o mantenute in vita per gli scopi più diversi (strategici o solo occupazionali, ad esempio), sono disciplinate da normative eterogenee, più volte modificate in modo incoerente, spesso fonti di incertezze sul piano interpretativo, , non di rado risultano mal gestite (basti pensare che hanno accumulato perdite che nel 2014 sono stimate attorno ad 1,2 miliardi di euro), e in taluni casi hanno addirittura costituito occasione di scandali o fenomeni di corruzione.In questa prospettiva, questo manifesto intende contribuire in modo chiaro al dibattito che ci si propone di promuovere un nuovo quadro normativo.
Per una lettura del documento, pubblicato dalla Rivista di Diritto dei Servizi Pubblici, diretta da Costantino Tessarolo, seguite questo link:
http://www.dirittodeiservizipubblici.it/articoli/articolo.asp?sezione=dettarticolo&id=610
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