Da tempo ho segnalato su questo blog il problema delle liste di attesa, un tema che alcuni partiti hanno cercato di nascondere all'opinione pubblica prima delle elezioni.
E' stato presentato ieri a Roma il rapporto elaborato dal CREA Sanità di Tor Vergata sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie per conto della Funzione Pubblica della CGIL.
ne ha dato notizia "Rassegna Sindacale".
Diversi gli interventi che ci sono stati: da Federico Spandonaro, professore dell’Università di Tor Vergata e presidente del Crea Sanità; a Carla Collicelli, professoressa e ricercatrice senior associata Cnr-Itb; a Rossana Dettori, segretaria nazionale della Cgil; a Serena Sorrentino, segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil.
Lo studio si concentra prevalentemente sui tempi di attesa e sui costi per effettuare prestazioni sanitarie nel Sistema sanitario nazionale, con un approfondimento sul confronto con l’offerta della sanità privata. Intende inoltre analizzare l’andamento del fenomeno nel corso degli anni.
I tempi di sarebbero allungati per chi ha bisogno di visite ed esami, passando da una media di 20 a una di 27 in 3 anni.
Lo studio valuta i dati di quattro Regioni molto diverse in fatto di sanità: Lombardia, Veneto, Lazio e Campania. Viene fatta una media delle attese per le varie prestazioni, cosa che ovviamente non tiene conto dei tempi realmenente necessari ai pazienti a seconda della zona del Paese e addirittura della città dove vivono.
Crea sostiene che le attese siano aumentate, confrontando i suoi dati con ricerche svolte da altri istituti e associazioni negli anni passati. Così si dice che una visita oculistica nel pubblico richiedeva nel 2014 circa 61 giorni a fronte degli attuali 88, per una ortopedica si è passati da 36 a 56 giorni.
L'indagine ha analizzato anche i costi per le visite mediche. "La spesa dei cittadini per prestazioni in intramoenia e a pagamento risultano abbastanza consistenti - osserva lo studio - ma in tanti casi non molto distanti dal costo del ticket pagato nelle strutture pubbliche e private accreditate".
Secondo la Cgil dice "la sanità privata fa riferimento all'offerta pubblica per calibrare la propria e rendersi competitiva, puntando sul rapporto qualità-prezzo e dunque accorciando notevolmente, con prezzi di poco superiori al ticket, i tempi di attesa. Il privato trovato un suo specifico posizionamento derivante dalle inefficienti del pubblico e il servizio sanitario nazionale continua ad arretrare soccombendo al privato".
Secondo Serena Sorrentino della FP CGIL "Solo con più occupazione e con un potenzialmente della sanità pubblica si possono cambiare i dati negativi emersi dal report. Un modello positivo da seguire può essere l'Emilia Romagna dove sono riusciti a ridurre le liste d'attesa. Occorre invertire la rotta del definanziamento del Ssn e garantire un adeguato livello occupazionale attraverso un piano di assunzioni".
Credo che non sia per nulla serio continuare a chiedere nuove assunzioni se PRIMA le OOSS non smetteranno di ostacolare l'emersione di migliaia di strutture ed operatori con bassissima produttività che potrebbero essere allocati laddove invece ci sono vuoti in organico,continuare ad appesantire i costi del SSN con nuove significative assunzioni ne aumenta la già scarsa competitività rispetto alla sanità accreditata potenziandone e premiandone le inefficienze.
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