Tra breve l'Italia avrà un un nuovo Governo che, tra i tanti problemi, dovrà affrontare quello del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale.
Alla fine di dicembre dell'anno scorso il CREA sanità del Dipartimento di economia e finanza dell'Università di Tor Vergata ha presentato a roma il proprio XIII rapporto intitolato "Il cambiamento della sanità in Italia fra transizione e deriva del sistema".
Come si legge nel capitolo III "Il risanamento finanziario che si è realizzato negli ultimi anni, è costato il netto distacco della quota di finanziamento pubblico della Sanità dal livello dei Paesi dell’Europa occidentale (EU-OCC che convenzionalmente nel Rapporto individuiamo con il nucleo storico della comunità europea), e un progressivo avvicinamento alle quote tipiche dei Paesi “nuovi” entranti, dell’Europa orientale (EU-OR)".
La quota di finanziamento pubblico della Sanità in Italia, è ormai decisamente più vicina ai livelli EU-OR che a quelli EU-OCC: infatti, è pari al 75,0% della spesa sanitaria corrente in Italia, contro il 78,8% di EU-OCC e il 72,3% di EU-OR.
Il prof. Spandonaro che ha curato il rapporto con alcuni suoi collaboratori ricorda che la prima ragione dell’intervento pubblico in Sanità rimane l’equità, che è condizione necessaria per garantire l’Universalismo, qualora lo si declini, correttamente, in termini di pari opportunità di accesso all'assistenza, ovvero di garanzia di poter accedere indipendentemente dalle proprie condizioni economiche individuali.
"Garantire alle fasce più deboli l’accesso ai servizi sanitari, deve rimanere l’essenza del principio di
tutela costituzionale della Salute, e quindi dell’Universalismo: la sua effettiva implementazione correla (a meno di Società ricchissime dove nessuno, o pochi, hanno limiti economici di accesso ai servizi) con il passaggio da un sistema basato sulla spesa privata individuale (cosiddetta Out of Pocket - OOP), ad uno basato sulla spesa pubblica".
Sempre nel Rapporto leggiamo che "Di fronte, e malgrado, alla crisi, la quota di copertura dei sistemi sanitari pubblici, in media, non è arretrata, né nell’EU-OCC, né in EU-OR, svolgendo la loro funzione di protezione sociale: fa eccezione l’Italia dove, ormai da alcuni anni si assiste ad una inversione di tendenza, ovvero ad un arretramento della quota pubblica ed ad una conseguente crescita della quota di spesa, che ha raggiunto il 25% del totale: un valore, ad oggi, decisamente superiore a quello medio EU".
Non è corretto confrontare solo la crescita e/o decrescita del finanziamento del SSN senza confrontarlo con la crescita e/o decrescita della produttività di un paese intesa sia come crescita del PIL pro-capite e sia della produttività per addetto, altrimenti involontariamente si cancellano gli sprechi e le ruberie (ancora tantissimi nel SSN). Dare dati è utile a patto di darli completi altrimenti si alimenta populismo ed ignoranza
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