Torno ad occuparmi di un problema che seguita (giustamente) ad occupare ancora le prime pagine dei giornali, mi riferisco alla appropriatezza delle prescrizioni per accertamenti diagnostici, spesso ad alto costo. Quel che non si vuole dire è che in Italia abbiamo un numero elevatissimo di apparecchiature molto complesse e di gran lunga superiore a quelle presenti in altri Paesi d'Europa, sia nelle strutture pubbliche che private accreditate e non; nonostante questo ci sono liste di attesa lunghissime e i malati finiscono per farsi fare gli esami dai privati a pagamento o in regime di libera professione. Basta questo a comprendere che esiste una iperprescrizione e senza dubbio una scarsa appropriatezza delle richieste. Secondo alcuni risulterebbe che talune strutture private verserebbe somme ai medici che gli mandano i pazienti in base a tariffari predeterminati. Stranamente mentre esiste un reato specifico (il comparaggio contenuto nel Testo unico delle leggi sanitarie) per le Case farmaceutiche che corrispondono somme ai medici affinché prescrivano i farmaci di loro produzione, non esiste una norma analoga per questo tipo di reato. A ciò si aggiunge la liberalizzazione della pubblicità in campo sanitario per cui ambulatori privati acquistano pagine intere di quotidiani per pubblicizzare alcuni esami e la loro presunta necessità. Ben venga pertanto una maggiore attenzione alla prescrizione di accertamenti diagnostici, ma penso che questo debba essere fatto con attenzione, coinvolgendo le società scientifiche e specialmente per gli accertamenti ad alto costo, anche perché colpire le analisi per alcune patologie croniche del costo di pochi euro colpirebbe gravemente ed inutilmente pazienti già provati e la stessa prevenzione di talune malattie.
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