Al momento le piattaforme attive sarebbero 117 per 122.000 metri quadri marini.
Il D.lgs 152/2006 recante il c.d. Codice dell’ambiente all’art. 6 comma 17 prevedeva già delle norme per le perforazioni in mare, ma i problemi sono sorti quando con il decreto legge 133/2014 c.d. “Sblocca Italia” è stata notevolmente semplificata ed ampliata la possibilità di concedere permessi per le perforazioni in mare, sottraendo oltretutto questa materia da qualsivoglia competenza delle Regioni. Il D.L è stato convertito in L. 164/2014 e la questione delle trivellazioni è contenuta negli artt. 36. 36-bis, 37 e 38.
Una prima raccolta di firme per la richiesta di referendum è stata fatta l’anno passato grazie a “POSSIBILE”, ma purtroppo non ha raggiunto il minimo previsto.
Il Governo per cercare di arginare le proteste che arrivavano da più parti ed in particolare da parte di nove regioni che hanno presentato una nuova richiesta di referendum, nella proposta di legge di stabilità 2016 ha quindi inserito il comma 239 per bloccare nuove concessioni in mare entro il limite dei 12 chilometri e il 240 per definire le modalità di svolgimento delle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi.
Ma nelle more dell’approvazione della legge (avvenuta il 28 dicembre), proprio il 22 dicembre il Ministro per lo sviluppo economico (Guidi) ha autorizzato 21 nuove concessioni.
Una vera e propria provocazione.
Una vera e propria provocazione.
Secondo il Norvegian Institute of marine Research l’impatto delle attività petrolifere rischia di portare ad una diminuzione del pescato del 50%.
A sua volta l’ISPRA ritiene che la tecnica utilizzata per le prospezioni (definita AIRGUN) sarebbe estremamente pericolosa per le specie marine.
Nove Regioni (inizialmente erano 10 ma l’Abruzzo ha poi cambiato idea) per la prima volta nella storia della Repubblica hanno presentato una richiesta di referendum
In origine i referendum erano 6 e il 27 novembre la Cassazione diede il via libera.
Un fuoco di fila di fronte al quale il governo è intervenuto con una serie di modifiche nella legge di Stabilità, stabilendo anche il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine. La Cassazione è tornata quindi a pronunciarsi l'8 gennaio e, alla luce della legge di Stabilità, ha chiuso i giochi per 5 quesiti.
Ma un referendum, centrale, è sopravvissuto: quello sulla durata dei titoli per sfruttare i giacimenti lì dove le autorizzazioni siano già state rilasciate.
Un termine che la norma collega alla «durata della vita utile del giacimento».
I cittadini sono chiamati a fare una scelta su quali dovranno essere le energie del futuro, se continuare con quelle fossili, condannate nel corso della Conferenza ONU di Parigi del dicembre 2015 o se proseguire sulla strada già intrapresa delle energie rinnovabili in cui l'Italia è molto avanti.
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