domenica 6 marzo 2016

OGGI ALLA CAMERA L'ESAME DELLE NUOVE NORME SULL' EFFICIENZA DEL PROCESSO CIVILE

Oggi 7 marzo prosegue alla camera dei deputati l'esame del disegno di legge n.  2953-A che e è stato elaborato e redatto sulla base del «Documento di sintesi sulle fattispecie oggetto di criticità e sulle prioritarie proposte di intervento in materia di processo civile» prodotto dalla Commissione presieduta dal dottor Giuseppe Berruti, presidente di sezione della Corte di cassazione, costituita con decreto del Ministro della giustizia 27 maggio 2014, con il mandato di predisporre proposte di interventi in materia di processo civile.   
L'intervento normativo delegante ha due obiettivi. 
Il primo è quello di un processo comprensibile. 
Il processo civile italiano è un insieme di tecnicalità progressive, l'una creata dall'altra, che rendono faticoso il suo risultato naturale, ossia la sentenza. 
Negli ultimi quarant'anni, a far tempo dalla legge introduttiva del nuovo rito del lavoro, gli interventi del legislatore sono stati numerosissimi e hanno inciso sul tessuto connettivo originario del codice di procedura civile, compromettendone l'organicità e la sistematicità. 
Con il trascorrere del tempo, inoltre, il codice – progettato e promulgato in una particolare contingenza storica – ha sofferto sempre più pesantemente il progressivo aumento del contenzioso. 
In questa visione, secondo la relazione di accompagno della proposta di legge, la comprensibilità del processo da parte di chiunque è costretto ad utilizzarlo è condizione essenziale della sua eticità. 
Le parti debbono sapere chi, almeno in astratto e con una sensata prognosi, vincerà o perderà. Debbono sapere che il processo tende ad identificare chi vince con chi ha ragione. Esso dunque deve consentire, abbandonando il mito dell'imprevedibilità della decisione come dimostrazione dell'imparzialità del giudizio, una soluzione comprensibile anche per la sua ordinaria prevedibilità. 
Secondo obiettivo è la sua speditezza. 
La decisione deve pervenire ad un esito pratico corrispondente alla realtà che ha fatto nascere la lite. Deve perciò risolvere una lite in atto, con una decisione attuale e non con l'epitaffio di una lite che non c’è più. La prevedibilità deve riguardare, oltre che l'esito, anche la durata del processo: è necessario che le parti sappiano che, chiusa l'istruttoria, la decisione sarà presa in tempi prevedibili. 
Pertanto occorre rimettere al centro del sistema la professionalità più assoluta e più controllabile dei protagonisti. 
Quando la causa va a sentenza e si comincia a studiarla davvero, ci si trova di fronte a consulenze tecniche espletate benché inutili, a termini inutilmente concessi, a vuoti assoluti di istruttoria. Interviene a questo punto, fatalmente, la tecnica della giurisprudenza difensiva e, pertanto, la ricerca della soluzione puramente tecnico-processuale, molto spesso distante dal quadro reale che ha creato la necessità del ricorso alla giurisdizione dello Stato. 
La mia pratica mi conferma che gli intendimenti del legislatore sono giusti, speriamo che finalmente si riesca a dare al nostro Paese un codice per il processo civile  adeguato ai tempi e che ne assicuri l'efficienza.
Chi vuole leggere il testo i discussione lo trova qui:

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