La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome comunica che nella riunione del 17 gennaio ha affrontato le problematiche dell’End of Waste, letteralmente la "cessazione della qualifica di rifiuto". In realtà si usa tale termine per riferirsi al processo di recupero relativo ad rifiuto. Un processo grazie al quale il rifiuto cessa di essere tale e diventare "prodotto".
Nello specifico le Regioni hanno approvato all’unanimità un ordine del giorno che condivide alcuni emendamenti al disegno di legge di conversione in legge del D.L. 135/2018 (Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione), all’esame del Senato, finalizzati a superare le criticità determinatesi a seguito della sentenza del Consiglio di Stato (n.1129 del 28 febbraio 2018) secondo la quale spetta solo allo Stato (con il Ministero dell’Ambiente) il potere di stabilire cosa possa essere qualificato come “End of Waste”, cioè materiale non più considerato come rifiuto in quanto oggetto di trattamento e recupero differenziato. Rispetto a tali emendamenti, le Regioni propongono alcune osservazioni ulteriori nell'auspicio che possano essere condivise nel prosieguo dell’iter legislativo.
Il testo del'ordine del giorno è stato poi inviato dal Presidente, Stefano Bonaccini, a Stefano Borghesi e a Mauro Coltorti, ripettivamente Presidenti della Commissione I e VIII del Senato e alla relatrice , Daisy Pirovano.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome con riferimento alle problematiche dell’End of Waste, preso atto favorevolmente delle proposte di emendamento al ddl in oggetto finalizzate a superare le criticità determinatesi a seguito della sentenza 1129 del 28/02/2018 del Consiglio di Stato, ribadiscono la necessità di salvaguardare l’efficacia delle autorizzazioni in essere rilasciate dalle Regioni, proponendo altresì, nelle more dell’emanazione della normativa nazionale, l’applicazione del principio di cedevolezza nella materia de qua che, nel rispetto della competenze dello Stato, scongiura il prolungarsi di vuoti normativi in un ambito cruciale per il ciclo dei rifiuti e per la realizzazione dell’economia circolare.
Ciò premesso le Regioni visti i contenuti delle proposte emendative MORONESE e ARRIGONI osservano quanto segue:
-entrambe le proposte prevedono una riformulazione dell’art.184-ter del Codice dell’Ambiente condivisibile nelle finalità;
-tuttavia la formulazione della proposta MORONESE necessita modifiche utili allo sblocco delle azioni di riciclo dei rifiuti, impedite dalla sentenza del Consiglio di Stato sopra menzionata. In particolare le Regioni ritengono necessario:
-al comma 4 eliminare le parole "(omissis) definite con apposito decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, non avente natura regolamentar, delle condizioni di cui al comma 1 e dei requisiti di cui all’art.6, paragrafo 2,lettere da a) a e), della predetta Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, e tenendo comunque conto dei valori limite per le sostanze inquinanti e di tutti i possibili effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana:"
-al comma 6 dopo le parole "fatte salve" eliminare le parole "ove conformi alle disposizioni del decreto di cui all’articolo 184-ter".
Con riferimento alla proposta ARRIGONI le Regioni ritengono che essa sia condivisibile salvo il comma 6 che istituisce un Registro nazionale degli impianti di recupero dei rifiuti che si ritiene ridondante. Identica disposizione è riportata nell’emendamento MORONESE e se ne propone lo stralcio in ambedue i testi.
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