lunedì 21 gennaio 2019

BASTA CON LA CENTRALIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI: TORNIAMO AL DECENTRAMENTO !




La riforma sanitaria ha rappresentato una vera e propria rivoluzione introducendo il principio del decentramento del governo della salute sulla base del fatto che l’erogazione dei servizi sanitari ha natura prettamente locale ed è strettamente legata al territorio. 
L’art.32 della Costituzione tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo. 

In origine la legge 833/78 attribuiva molto potere ai Comuni mirando ad un effettivo decentramento, ma a seguito dell’emanazione del D.lgs 502/1992 è iniziata una vera e propria ri-centralizzazione del potere decisionale costituendo Aziende Sanitarie Locali a livello provinciale privando così gli enti locali della possibilità di intervento sull’organizzazione e la gestione dei servizi, anche se qualcosa potrebbero fare attraverso la Conferenza dei Sindaci prevista dal comma 14 dell’art. 3 del D.lgs.502/1992 (modificato dall'allora ministro Bindi). 
A seguito della modifica del titolo V avvenuta nel 2001 e all’introduzione del federalismo ora l’art. 117 prevede che la tutela della salute costituisca materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. 
Molto importante è stato in questi anni il ruolo svolto dalla Conferenza Stato-Regioni che ha assunto un ruolo crescente nella definizione di scelte condivise e nell’armonizzazione di alcune tematiche. 
Di fatto i Servizi Sanitari Regionali in questi anni si sono molto differenziati specialmente dal punto di vista organizzativo. 
Pertanto, fermo restando che la Repubblica deve assicurare Livelli Essenziali Assistenziali minimi di servizi a tutti i cittadini, qualunque sia la loro regione di residenza, le differenze sono in molti casi rilevanti. 
Il processo di centralizzazione ha subito una decisa accelerazione con la scusa della crisi economica che ha ridotto in maniera considerevole le risorse disponibili per cui le Regioni e le Aziende, su pressione del Governo tendono a contenere la spesa riducendo i servizi sul territorio e concentrandoli nel capoluogo regionale o in quelli provinciali. 
Tale scelta non è condivisibile sia perché aggrava le diseguaglianze preesistenti, ma anche perché ne crea di nuove. 
Chi soffre maggiormente a causa di questo processo di inversione del decentramento sono gli anziani, i soggetti fragili, ma anche le madri e i bambini che vedono allontanarsi dai luoghi dove vivono proprio i servizi loro dedicati. 
Occorre che la Conferenza dei Sindaci assuma un ruolo più forte ed influente a livello regionale per una gestione dell’assistenza con particolare riguardo a quella territoriale, anche per gli aspetti legati alla integrazione socio-sanitaria sulla quale è indispensabile che gli si riconosca un ruolo decisionale. 
Un altro aspetto importante del decentramento è quello di coinvolgere i cittadini nelle scelte e nella valutazione della qualità dei servizi.
Dal punto di vista dei costi se ogni Azienda avesse attuato una spending review le risorse finanziarie, umane e strumentali per assicurare la funzionalità dei servizi sul territorio sarebbero già disponibili. 
Tagliare i servizi sul territorio non significa risparmiare ma perdere utenti che si sentono rifiutati dall’Azienda e finiscono con il rivolgersi al privato con costi che gravano sul bilancio delle ASL. . 
In questo modo, invece di tendere a livello locale alla fidelizzazione dei clienti offrendogli prestazioni appropriate curandone anche, ove necessario gli accertamenti diagnostici o i ricoveri nelle strutture pubbliche, i pazienti vengono allontanati, forse per sempre dato che una volta scelta la via del privato, probabilmente non torneranno più indietro. 
È pertanto evidente quanto sia importante meditare sull’importanza del decentramento e sulla necessità di ritornare a dare ai cittadini adeguati servizi sanitari di prossimità.

Nessun commento:

Posta un commento