Oggi il giornalista Federico Fubini su il Corriere della sera dedica oggi un lungo articolo alle diseguaglianze che si stanno accentuando in Italia per quanto riguarda la speranza di vita.
Per la prima volta in quindici anni il 2017 segna un calo dell’aspettativa, secondo l’Istat.
Oggi la longevità attesa è di 82,7 anni, un decimo in meno rispetto al 2016 che non fa già una tendenza ma senz’altro accende una spia.
Soprattutto, la durata della vita in Italia sta diventando sempre di più un marcatore di ubicazione geografica degli abitanti, oltre che di ceto.
A Milano si vive più a lungo che nelle altre provincia lombarde — sempre in media — mentre soprattutto le provincie di Caserta e Napoli compongono un preoccupante Paese a sé: lì la speranza è la più bassa in assoluto e la mortalità degli adulti tra i trenta e i settant’anni è quasi fuori dai grafici sull’Italia, di un quarto superiore alle medie (forse per l’intossicazione dei suoli ad opera delle mafie dei rifiuti).
Impressiona anche la velocità con cui in Italia si stanno aprendo le linee di faglia fra vincenti e perdenti della speranza di vita. Il caso più evidente è lo scarto fra la Calabria e la provincia di Trento dal 2005 in poi, secondo un rapporto inedito dell’Osservatorio sulla salute della Cattolica di Roma sulla base di dati Istat. In poco più di un decennio i calabresi hanno visto aggravarsi di un anno e mezzo il loro ritardo sui trentini.
Per entrambe le regioni la vita media fra il 2005 e il 2016 naturalmente si è allungata, per nessuna è regredita come negli Stati Uniti.
Eppure per chi nasce a Trento la crescita dal 2005 è stata di circa due anni e mezzo, a quasi 84 anni; per i calabresi invece di poco più di un anno, fino a 82,3.
In generale nell’ultimo decennio Calabria, Sicilia e Campania sono peggiorate rispetto alle medie nazionali e viaggiano sempre più al di sotto.
Qui trovate l'articolo de il IL CORRIERE DELLA SERA
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