martedì 31 ottobre 2017

EMIGRARE IN TEMPO DI CRISI: NECESSITA', OPPORTUNITA'. PIU' DIRITTI E PIU' TUTELE

Il 10 novembre non mancate al Convegno del Forum delle Associazioni italiane nel mondo che si terrà alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani 
PROGRAMMA DEI LAVORI:
Ore 9.30: Apertura dei lavori. Saluti delle autorità Intervento della Presidenza del Senato. Sen. Claudio Micheloni, Presidente del Comitato per le Questioni degli Italiani all'Estero del Senato Presiede Rino Giuliani Portavoce del FAIM 
Ore 10.15: Relazione introduttiva e relazione del Comitato Scientifico del FAIM On. Franco Narducci, Comitato di Coordinamento FAIM “Emigrare in tempo di crisi: necessità e opportunità. Più diritti, più tutele” 
Prof. Enrico Pugliese, Comitato scientifico FAIM “Aspetti e problemi della nuova emigrazione: dimensione, destinazioni inserimento nel mercato del lavoro, implicazioni per l'associazionismo” 
Ore 11.15: Interventi Luigi Scaglione, Coordinamento delle consulte Regionali dell’emigrazione 
Michele Schiavone, Segr. Gen. Consiglio Generale degli Italiani all'Estero 
Ore 11.30: Pausa 
Ore 11.40: Dibattito - interventi preordinati Matteo Bracciali, Resp. Internazionale Acli Giuseppe Tabbì, Cons. Direttivo FAIM - Stoccarda 
Maurizio Spallaccini, Comitato di Coordinamento FAIM - Neuchâtel 
Prof.ssa Grazia Moffa, Centro di Documentazione sulle Nuove Migrazioni, Univerità di Salerno Dott.ssa Delfina Licata, Fondazione Migrantes 
Prof. Matteo Sanfilippo, Presidente Centro Studi Emigrazione -Roma 
Ore 13.00: Interventi Dott.ssa Tatiana Esposito, Direttore Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Min. Plenip. Dott. Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Maeci 
Ore 14.00: Conclusioni
CHI FOSSE INTERESSATO E' PREGATO DI INVIARE UNA MAIL AL SEGUENTE INDIRIZZO:
faimitalia@gmail.com

IL RAPPORTO INTEGRALE SUI RIFIUTI URBANI DELL'ISPRA

ISPRA: PERCENTUALE RACCOLTA DIFFERENZIATA
Come preannunciato è stato presentato ieri dall'ISPRA all'auditorium MTTM di Roma il Rapporto Rifiuti Urbani 2017  giunto alla sua diciannovesima edizione, è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale per il Ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art. 189 del d.lgs. n. 152/2006. 
Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, si intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.
Il Rapporto Rifiuti Urbani - Edizione 2017 fornisce i dati, aggiornati all’anno 2016, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario.
Infine, è stata presenta una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2017.
Un rapporto che ogni amministratore locale dovrebbe leggere per comprendere anche i problemi del proprio comune e confrontare i costi con quelli della media nazionale per comuni analoghi.
QUI IL RAPPORTO INTEGRALE:

UNA NUOVA LEGGE PER PREVENIRE I FALLIMENTI

Sulla Gazzetta Ufficiale del 30 ottobre 2017 è stata pubblicata la legge n. 155/2017  la tanto attesa riforma della legge fallimentare, recante la delega al governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza. 
Finalmente dopo l’approvazione in Senato avvenuta l’11 ottobre, una  norma che cambia radicalmente la gestione dell’indebitamento, dell’insolvenza e del fallimento delle aziende e rispecchia maggiormente il moderno ciclo di vita delle imprese. 
L’obiettivo annunciato è quello di prevenire le crisi e assistere gli imprenditori che si trovano maggiormente in difficoltà.
Molto interessanti i criteri generali e le procedure di allerta e di composizione assistita della crisi.
Però ancora una volta si tratta di una legge di delega al Governo, ma le leggi non dovrebbe farle il Parlamento ?


L'OSSERVATORE ROMANO DENUNCIA IL GRAVE INQUINAMENTO DELL'ATMOSFERA TERRESTRE

Sull'Osservatore Romano di oggi 31 ottobre leggiamo un nuovo accorato grido di allarme per la terra:
"Nuovo record negativo della concentrazione di Co2 nell’atmosfera terrestre. L’allarme arriva da un rapporto aggiornato al 2016 dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), pubblicato ieri, 30 ottobre. L’incremento risulta addirittura del 50 per cento rispetto alla media dei dieci anni precedenti, fino a un livello ritenuto inedito da almeno 800.000 anni. Il dato sarebbe legato a una combinazione di fattori, dalle attività umane al fenomeno climatico del Niño, e rischia di rendere gli obiettivi sul contenimento delle temperature globali irraggiungibili. 
Nel dettaglio, la misurazione, realizzata sulla base di dati presi da 51 diversi paesi, indica che le concentrazioni di Co2 sono salite, tra il 2015 e il 2016, da 400 a 403,3 parti per milione. 
«È il maggiore incremento che abbiamo osservato nei 30 anni dalla nostra attività» ha confermato Oksana Tarasova, responsabile del programma globale di controllo dell’atmosfera terrestre all’Omm.  «Il precedente aumento massimo registrato prima di El Niño — ha precisato — risale al 1997-1998 e fu di 2,7 parti per milione contro i 3,3 registrati fra 2015 e 2016». Questa impennata delle concentrazioni di Co2 e di altri gas a effetto serra nell’atmosfera potrebbe scatenare una modifica senza precedenti dei sistemi climatici e provocare pertanto «gravi sconvolgimenti ecologici ed economici» avverte il rapporto. «Il Co2 persiste nell’atmosfera per secoli, e ancora più a lungo nell’oceano. Secondo le leggi della fisica, la temperatura globale sarà in netto aumento e i fenomeni climatici molto più estremi che nel presente. Orbene, non disponiamo di nessuna bacchetta magica per fare scomparire questo eccedente di Co2 nell’atmosfera», ha indicato il segretario generale dell’Omm, Petteri Taals

lunedì 30 ottobre 2017

SI APRE LA STAGIONE DEI NUOVI CONTRATTI PUBBLICI ALCUNI ARRIVANO STREMATI, ALTRI NEL FRATTEMPO SEMBRA CHE ABBIANO OTTENUTO QUALCOSA....

FONTE: Ilsole24ore
L'ISTAT ha pubblicato in questi giorni  i dati periodici sulle retribuzioni contrattuali  da cui risulta che alla fine di settembre 2017 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 7,6 milioni di dipendenti (58,7% del totale) e corrispondono al 55,8% del monte retributivo osservato.
Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo a fine settembre sono 35 relativi a circa 5,3 milioni di dipendenti (41,3%) invariati rispetto al mese precedente.
L'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 68,5 mesi. L'attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 28,3 mesi, in crescita rispetto a un anno prima (27,4).
A settembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è invariato rispetto al mese precedente, in aumento dello 0,2% rispetto a luglio e dello 0,6% nei confronti di settembre 2016. Nei primi nove mesi del 2017 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,4% rispetto al corrispondente periodo del 2016.
Con riferimento ai principali macrosettori, a settembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,7% per i dipendenti del settore privato (0,5% nell'industria e 0,9% nei servizi privati) e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: estrazioni minerali e legno, carta e stampa (entrambi 1,7%). Si registrano variazioni nulle nei settori dei pubblici esercizi e alberghi, dei servizi di informazione e comunicazione, delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione. Si registra una variazione negativa nel settore dell'acqua e servizi di smaltimento rifiuti (-1,1%).
Per quanto riguarda invece i dipendenti pubblici da "Il sole24ore" apprendiamo che dal 2010 lo stipendio medio reale nella scuola ha perso il 12,4% del proprio potere d’acquisto, e quello dei tecnici dell’università ha lasciato per strada l’11,8%. 
Nello stesso periodo, la busta paga tipo nelle Autorità indipendenti (Antitrust, Privacy, Energia eccetera) è cresciuta del 7,6%, negli enti pubblici come l’eterno abolendo Cnel o DigitPa (oggi agenzia per l’Italia digitale) è aumentata del 7% 
Ma la cosa più grave è che i dipendenti della Presidenza del Consiglio abbiano avuto un aumento del +23,5% sempre rispetto al 2005 anche se ottenuto prima della crisi. 
Pertanto, nonostante i blocchi mentre molti sono rimasti fermi, alcuni hanno aumentato di molto il loro trattamento economico, come mai ? Come hanno fatto ?  

OGGI A MILANO VIENE PRESENTATO IL RAPPORTO SULL'ECOSISTEMA URBANO DI LEGAMBIENTE E AMBIENTE ITALIA

Oggi a Milano, nella splendida sede di Palazzo Marino  sarà presentato il 24° rapporto sull'Ecosistema urbano di Legambiente e Ambiente Italia, basato prevalentemente su dati del 2016, che incorona la città di Mantova come regina dell’ambiente, seguita subito dopo da Trento e Bolzano (sempre ai primi posti in queste classifiche), di poco davanti a Parma. 
L’indagine si basa su 16 parametri divisi nelle macroaree Aria, Acqua, Rifiuti, Energie rinnovabili, Mobilità e Ambiente urbano. 
Naturalmente in alcune delle graduatorie come quella della qualità dell'aria (la prima è Enna per il biossido di azoto, ma Pisa per il PM10) ci sono ai primi posti Città che non sono neanche ai primi posti della classifica, data la complessità dei dati utilizzati. 
Il confronto è avvenuto sulla base di alcuni indicatori rimasti immutati ma quest'anno c'è stata l'introduzione di una serie di bonus con i quali  è stato assegnato un carico addizionale alle realtà che si sono messe in luce, anche grazie a politiche innovative, nel recupero e nella gestione delle acque, nella gestione dei rifiuti, nell'efficienza della gestione del trasporto pubblico e in quella che viene definita la mobilità nuova, legata all'alto tasso di spostamenti in bicicletta e alla riduzione degli spostamenti in auto. 
Rispetto all'anno passato tra le prime dieci città ci sono state alcune modifiche.
Così le prime otto ci sono ancora tutte, mentre Cuneo e Savona (che l'anno passato finirono nona e decima) hanno lasciato spazio a Pordenone (che si piazza quinta) e Treviso, che nell'ambito delle eccellenze marca il migliore progresso, salendo dal 23° al nono posto.
Molti Comuni potrebbero almeno provare a partecipare, ad accettare questa sfida, ma non lo fanno, forse perchè in tutt'altre faccende affaccendati.
Qui trovate il Rapporto 2017

domenica 29 ottobre 2017

LA SANITA' AI TEMPI DI COSMA E DAMIANO

SANTI COSMA E DAMIANO
SEZZE, CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
Uno dei crescenti problemi della sanità è rappresentato dal profitto. Secondo alcuni rappresenta un peso di circa 25 miliardi all'anno sul SSN rispetto ad una spesa complessiva di circa 115 miliardi.
Troppi servizi sanitari ed economali affidati all'esterno. Una pletora di imprese in taluni casi neanche governata da parte dei dirigenti responsabili.
In certi casi anche il personale dipendente è contagiato da questo giro di soldi anche a causa di una scarsa prevenzione della corruzione, deliberata troppo spesso come mero adempimento.
Proprio ieri, mentre mi trovavo nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Sezze Romano (LT), seduto accanto ad una bellissima statua raffigurante i Santi Cosma e Damiano, riflettevo sul fatto che i due fratelli della Cilicia, entrambi medici ed autori di guarigioni miracolose, curassero gratuitamente i loro pazienti ed che fossero divenuti molto famosi, tanto che durante le persecuzioni dei cristiani promosse da Diocleziano furono fatti arrestare dal prefetto di Cilicia, Lisia e poi martirizzati in maniera atroce. 
Ancora oggi molti medici prestano la loro opera gratuitamente e volontariamente, talora all'estero in condizioni di rischio estremo, ma purtroppo tra quelli che operano invece in bellissime strutture italiane alcuni pensano troppo al denaro, sarebbe bene che su questo tema venissero fatti degli approfondimenti.
In alcuni casi abbiamo aziende sanitarie in disavanzo, ma medici che vi lavorano molto ricchi, c'è qualcosa che non funziona.... 

giovedì 26 ottobre 2017

PAPA FRANCESCO CONTRO IL LAVORO NERO E IL PRECARIATO

«Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono». Con una forte denuncia Papa Francesco ha aperto la quarantottesima settimana sociale dei cattolici italiani, in corso a Cagliari dal pomeriggio di giovedì 26 a domenica 29 ottobre.
Attraverso un videomessaggio trasmesso all’inizio dei lavori, il Pontefice si è soffermato sul tema di quest’anno «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale», ribadendo che «senza lavoro non c’è dignità» e precisando però anche che «non tutti i lavori sono “degni”». Alcuni di essi, infatti, «umiliano la dignità delle persone», altri «nutrono le guerre con la costruzione di armi» o «svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione» o ancora «sfruttano i minori».
Quindi il Papa ha ricordato che «offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità». Così come il lavoro precario, che costituisce una «ferita aperta per molti lavoratori» angosciati dal «timore di perdere l’occupazione». E in proposito ha confidato: «Io ho sentito tante volte questa angoscia» della «precarietà totale. Questo — ha ammonito — è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società».
Il Papa si è scagliato anche contro le pubbliche amministrazioni "quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso". "Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità".
Inoltre il Pontefice ha espresso preoccupazione «per i lavori pericolosi e malsani, che causano centinaia di morti e di invalidi», sottolineando che è «la dignità del lavoro la condizione per creare lavoro buono». Ecco perché, ha detto, «bisogna difenderla e promuoverla».
Infine il Papa ha rivolto un pensiero «ai disoccupati, agli scoraggiati e ai sottoccupati. A loro dico: non perdete la fiducia. Lo dico anche a chi vive nelle aree del sud d’Italia più in difficoltà», ha concluso.

mercoledì 25 ottobre 2017

LA DECISIONE DELLA CORTE COSTITUZIONALE SULLA PEREQUAZIONE DEI TRATTAMENTI PENSIONISTICI

In attesa della pubblicazione della sentenza sulla perequazione dei trattamenti pensionistici la Corte costituzionale con un proprio comunicato ne ha anticipato le conclusioni facendo sapere di aver respinto le censure di incostituzionalità del decreto-legge n. 65 del 2015 in tema di perequazione delle pensioni, che ha inteso “dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015”. 
La Corte ha ritenuto che – diversamente dalle disposizioni del “Salva Italia” annullate nel 2015 con tale sentenza – la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. dal Palazzo della Consulta, 25 ottobre 2017.
Oramai, anche a livello europeo viene posta sempre maggiore attenzione a questi aspetti e bene ha fatto la Corte a difendere l'operato de Governo.

lunedì 23 ottobre 2017

BENEFICI FISCALI PER I PRIVATI CHE REALIZZANO GIARDINI O CHE COMUNQUE FANNO INTERVENTI PER LA SISTEMAZIONE A VERDE AREE DI EDIFICI ESISTENTI.

In molte città il verde privato assume una importanza crescente in quanto, oltre a migliorare il paesaggio urbano contribuisce a migliorare l'ambiente producendo ossigeno, oltre ad avere una funzione positiva per la qualità della vita.
Per questo motivo nella proposta di legge di bilancio per l'anno 2018 è stata prevista una "Detrazione per sistemazione a verde" che prevede in partIcolare quanto segue:
Per l'anno 2018, ai fini delle imposte sui redditi, dall'imposta lorda si detrae un importo pari al 36 per cento delle spese documentate, fino ad un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 5.000 euro per unità immobiliare, sostenute ed effettivamente rimaste a carico dei contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l'immobile sul quale sono effettuati gli interventi relativi alla:
a) "sistemazione a verde" di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi;
b) realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.
La detrazione di cui al comma 1 spetta anche per le spese sostenute per interventi effettuati sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali di cui agli articoli 1117 e 1117-bis del codice civile, fino ad un importo massimo complessivo di 5.000 euro per unità immobiliare. In tale ipotesi la detrazione spetta al singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile a condizione che la stessa sia stata effettivamente versata al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Tra le spese indicate nei commi 1 e 2 sono comprese quelle di progettazione e manutenzione connesse all'esecuzione degli interventi ivi indicati.
La detrazione di cui al presente articolo spetta a condizione che i pagamenti siano effettuati con strumenti idonei a consentire la tracciabilità delle operazioni ed è ripartita in 10 quote annuali costanti e di pari importo nell'anno di sostenimento delle spese e in quelli successivi. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni contenute nei commi 5, 6 e 8 dell'articolo 16-bis del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

DAL 26 AL 27 OTTOBRE A FIRENZE UN WORKSHOP SUL PIANO DI AZIONE NAZIONALE PER L'USO SOSTENIBILE DEI PRODOTTI FITOSANITARI

Nei giorni 26 e 27 ottobre 2017 si terrà a Firenze il Workshop dal titolo “Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: il ruolo dei PSR e dell’agricoltura biologica”, organizzato dal MiPAAF e dal CREA, in collaborazione con il MATTM e la Regione Toscana, nell’ambito delle attività del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020 (Progetto 5.1).
L’evento è un’occasione di racconto e aggiornamento sulle iniziative poste in essere dalle istituzioni centrali e regionali coinvolte nell’attuazione del PAN e, in particolare, sul ruolo dell’agricoltura biologica e delle politiche di sviluppo rurale a supporto del raggiungimento degli obiettivi della Direttiva 2009/128/CE.
L’iniziativa intende, inoltre, favorire la condivisione di best practice, esperienze e proposte, nonché facilitare il confronto fra gli attori istituzionali e gli stakeholder del PAN e dei PSR nell’ottica di raccogliere indicazioni per avviare il percorso di revisione del Piano, rafforzare la cooperazione istituzionale e migliorare l’attuale programmazione dei PSR, ragionando anche su quella futura

IL PROGETTO PER L'ECONOMIA CIRCOLARE OTTIENE IL SOSTEGNO DELLE REGIONI

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha espresso apprezzamento verso  l’iniziativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) di procedere con una consultazione pubblica per sviluppare un modello di Economia Circolare (EC) in Italia, che contribuisca all’attuazione della Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile. 
La Conferenza intende contribuire a definire gli obiettivi di EC per realizzare modelli di produzione e di consumo sostenibili, in continuità con gli impegni già adottati con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede di G7 e nell’Unione Europea. Considera positivamente il Documento di inquadramento e di posizionamento strategico nel suo complesso. 
Il  contributo della conferenza è finalizzato a definire nel dettaglio lo sviluppo della strategia e ad identificare e superare gli ostacoli per garantirne una reale applicazione sul territorio. 
In molti casi, le Regioni e le Province autonome hanno favorito il passaggio verso l’EC, assumendo iniziative legislative e regolamentari volte a recepirne i principi strategici. Inoltre, le Regioni, con gli interventi della programmazione 2014-2020 dei fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi SIE), sostengono l’uso efficiente delle risorse nei processi produttivi e lo sviluppo del modello dell’EC nell’ambito delle politiche di R&I. 
Hanno altresì adottato programmi e piani integrati per incentivare il coordinamento e la connessione delle politiche per l’ambiente, l’energia, le risorse agricole e forestali e lo sviluppo economico, mediante la riduzione dei rifiuti, il loro riuso o riciclo e l’incremento della pianificazione e della produzione. Sono stati inoltre adottate misure volte all'attuazione del Green Public Procurement (GPP), finalizzato a promuovere l'inserimento dei criteri ambientali e sociali nelle procedure di acquisto di beni e servizi pubblici, contribuendo alla diffusione di questa strumento strategico.

IN SENATO LA NUOVA LEGGE SULL'AGRICOLTURA BIOLOGICA

L'agricoltura biologica comincia ad entrare sempre più spesso nelle case degli italiani.
Come è noto la produzione agricola biologica è regolata dalla normativa comunitaria e più specificamente dal regolamento (CE) n. 834/07 e dal suo regolamento di applicazione (CE) 889/08. La normativa nazionale, intervenuta con il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 220, definisce gli ambiti operativi nazionali.

A seguito di un lungo percorso la Camera dei deputati ha approvato le proposte di legge: Fiorio ed altri; Castiello ed altri: Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico (A.C. 302-3674-A)
L’iter ha previsto un’ampia consultazione tra tutti i soggetti in grado di fornire un contributo utile al provvedimento, avviato “affinché l’agricoltura biologica possa essere valorizzata, nell’interesse dei consumatori e dei produttori, in modo adeguato alla crescente rilevanza che assume per l’economia rurale italiana e per lo sviluppo di produzioni di qualità, rispettose dell’ambiente e delle risorse naturali”
E' previsto che il Ministero delle politiche agricole e forestali adotti un  "Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica" 
La legge disciplina i seguenti aspetti:
-il sistema delle autorità nazionali e locali e degli organismi competenti;
-i distretti biologici e l’organizzazione della produzione e del mercato;
-gli strumenti finanziari per il sostegno della ricerca, per la realizzazione di campagne di informazione e di comunicazione istituzionale nonché per incentivare l’impiego di prodotti ottenuti con il metodo biologico da parte degli enti pubblici e delle istituzioni.

Si tratta di novità importanti.
La proposta di legge ora è all'esame del Senato per completare il proprio iter e spero vivamente che possa farlo prima della fine della legislatura, anche se i tempi sono molto ristretti dato che la legge di bilancio 2018 ha un percorso preferenziale e c'è di mezzo anche la legge elettorale.


IL RAPPORTO ISPRA 2017 SUI RIFIUTI URBANI

Il 31 ottobre presso l'Auditorium MATTM , via Capitan Bavastro 180 alle ore 9:30 sarà presentato il  Rapporto Rifiuti Urbani, giunto alla sua diciannovesima edizione, frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale per il Ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art. 189 del d.lgs. n. 152/2006. 
Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, si intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.
Il Rapporto Rifiuti Urbani - Edizione 2017 fornisce i dati, aggiornati all’anno 2016, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario.
Infine, presenta una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2017.

DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE DI UN EDIFICIO: LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DI STATO

CONSIGLIO DI STATO - FACCIATA
La Sezione Vi del Consiglio di Stato il 18 ottobre ha emesso la sentenza n. 4835 in merito ad una questione riguardante un intervento di demolizione e ricostruzione di un edificio.
Al riguardo il Collegio ha accolto il ricorso dell'impresa interessata per i seguenti motivi:
L’art. 3, comma 1, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) prevede che sono qualificati interventi di ristrutturazione edilizia, tra gli altri, anche «gli interventi consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica».
L’art. 10, comma 1, lettera c), dello stesso decreto individua, in modo tassativo, quali sono gli interventi per i quali è necessario il permesso di costruire e tra essi indica soltanto «gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che comportino modifiche della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d'uso, nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma di immobili sottoposti a vincoli ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni».
L’art. 22, comma 1, lettera c) dispone che sono assoggettati a segnalazione certificata di inizio attività, tra l’altro, «c) gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), diversi da quelli indicati nell'articolo 10, comma 1, lettera c.».
Dall’analisi sistematica della normativa sopra riportata risulta la fondatezza di tutte le censure sopra riportate.
In primo luogo, e il rilievo ha valenza assorbente, l’intervento in esame rientra tra quelli per i quali è sufficiente, ai sensi del citato art. 22, comma 1, lettera c), la segnalazione certificata di inizio attività. Ne consegue l’illegittimità del diniego da parte del Comune di proseguire nello svolgimento della relativa attività.
In secondo luogo, tale qualificazione è stata effettuata con sentenza n. 2910 del 2015, passata in giudicato, dello stesso Tribunale amministrativo. In essa si è espressamente affermato che «l’intervento di ristrutturazione edilizia mediante demolizione e ricostruzione, senza modifica di sagoma, superficie, volume e destinazione d’uso, non richiederebbe necessariamente il permesso di costruire, ma potrebbe essere realizzato mediante dia/scia». Tale sentenza, nei suoi passaggi più rilevanti, viene richiamata nella sentenza oggetto della presente impugnazione ma essa, poi, in modo contraddittorio rispetto alla prima parte della motivazione, rigetta il ricorso, rilevando la non sufficienza della scia.
In terzo luogo, l’atto impugnato, è privo di adeguata motivazione, in quanto il divieto imposto viene motivato in ragione della generica «mancanza di titoli autorizzativi», laddove, come sostiene correttamente l’appellante, la scia è una segnalazione sostitutiva dei titoli autorizzativi.
Infine, si tenga conto che l’annullamento della variante urbanistica, che ha condotto l’amministrazione ad adottare, inizialmente, l’atto di autotutela del permesso di costruire, non incide sull’intervento in questione atteso che lo stesso, per le ragioni esposte, non ha costituito una nuova edificazione con aumento di volumetria ma un mero intervento di ristrutturazione con invarianza della volumetria pregressa.
In definitiva, per le ragioni esposte, l’atto di «divieto di prosecuzione di segnalato inizio di attività», impugnato in primo grado, deve essere annullato, il che determina la privazione di effetti, a prescindere dalla sua natura, anche della richiesta che l’amministrazione comunale ha inoltrato all’Agenzia delle entrate.
Qui trovate la sentenza 4835/2017

sabato 21 ottobre 2017

IL REFERENDUM, LE COMPETENZE AUMENTATE E IL RISCHIO DELLA PERDITA DELLA SOLIDARIETA'

La rivoluzione francese a cui in gran parte si sono ispirate tutte le Costituzioni, compresa la nostra era basata su tre valori: Libertè, Egalitè e Fraternitè. 
Per quanto riguarda la "Fraternitè" questa è prevista anche nella nostra Costituzione come "solidarietà" . In particolare l'art. 119 prevede che "La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.
Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni".
Tra poco saranno aperte le urne per i referendum indetti dalla regione Lombardia e dalla regione Veneto. Il contenuto del referendum consiste nel chiedere agli elettori se sono d'accordo nel chiedere al Governo centrale ai sensi del terzo comma dell'art. 116 della Costituzione ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti giustizia di pace, istruzione e tutela dell'ambiente e dei beni culturali oltre alle materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 che attualmente formano materie di legislazione concorrente: 
-rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; 
- tutela e sicurezza del lavoro; 
-istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
- professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; 
-ordinamento sportivo; 
-protezione civile; governo del territorio; 
-porti e aeroporti civili; 
-grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; 
- previdenza complementare e integrativa; 
- coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; 
valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; 
-casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; 
-enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
L'attribuzione di ulteriori competenze ad alcune regioni dovrà essere accompagnata dalle risorse per farvi fronte il che non è un problema visto che sono regioni che hanno un tasso di sviluppo molto elevato, tra i primi in Europa, ma potrebbe mettere a repentaglio il fondo di solidarietà e quindi i bilanci delle regioni del sud che, anche a causa della progressiva riduzione della popolazione sono sempre più in difficoltà ad assicurare alcuni standard minimali.
Già oggi ad esempio nella sanità si assiste ad un profondo divario tra nord e sud.
Nel caso in cui il referendum raggiunga il quorum e i cittadini delle due regioni votino "Sì", i rispettivi presidenti apriranno la vertenza nei confronti del Governo per raggiungere una intesa.
La proposta di legge conseguente dovrà essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti.
Nel caso in cui fosse approvata la legge avremmo una ulteriore differenziazione tra le regioni a statuto speciale, quelle con le competenze aumentate e tutte le altre.
Sarebbe ora invece che il Governo cominciasse a pensare alla eliminazione delle regioni a statuto speciale dato che almeno nella maggioranza dei casi non sembra che tale status abbia aiutato lo sviluppo (se non di alcuni).



IL PARCO HA PRESO IL MORBILLO

PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO
Il 19 ottobre è scaduto il termine per la presentazione delle osservazioni al Piano del Parco e per le NTA (quello per la VAS era già scaduto) e da quanto si apprende dalla stampa sarebbero oltre cento, delle quali ben 80 sarebbero state presentate dal solo Comune di Sabaudia.
In alcuni casi si tratta di osservazioni molto intelligenti ed utili che mirano a contribuire a migliorare la proposta dell'Ente Parco ma in molti casi ci si trova in presenza di questioni che riguardano meri interessi privati.
Volendo indicare con un puntino rosso tutte le modifiche proposte abbiamo una mappa piena di macchie rosse, come se il Parco avesse preso il morbillo, un tempo considerata una delle tante malattie esantematiche tipiche dell’infanzia, ma sintomo in taluni casi della ingerenza della politica locale che il legislatore proprio l’interesse nazionale del Parco voleva evitare.
Ora la parola è alla Regione Lazio, alla quale l’ente parco dovrà trasmettere tutte le osservazioni ricevute dai Comuni, dalle associazioni, dai partiti e dai semplici cittadini, corredandole con le proprie eventuali controdeduzioni.
Voglio augurarmi che il clima pre-elettorale che già pervade l’Italia e in particolare anche la Regione Lazio non infici il grande lavoro fatto.
Sabaudia e tutti i Comuni che rientrano anche se solo in minima parte nei confini del parco hanno bisogno del Piano che rappresenta lo strumento principale per la gestione di tutte le attività e per lo sviluppo sostenibile del territorio da parte delle nostre comunità.
Mi auguro quindi che il percorso per l’approvazione definitiva venga completato al più presto in modo da poter consentire la definizione anche del Regolamento del Parco da parte del Ministero dell’ambiente, del territorio e del mare.

Desidero anche sollecitare, ancora una volta l’adozione del Piano sociale ed economico previsto dall’art.14 della legge 394/91 e il reperimento delle ricorse organizzative, umane e finanziarie necessarie alla realizzazione degli obiettivi contenuti nel Piano del Parco. 

venerdì 20 ottobre 2017

LA POLITICA A TUTTI I LIVELLI PRESTI PIU' ATTENZIONE ALL'INQUINAMENTO IN TUTTE LE SUE FORME (ARIA, ACQUA E SUOLO)

La prestigiosa rivista LANCET  ha pubblicato ieri un articolo molto documentato sui rapporti tra ambiente e salute.
Nel 2015 ha causato 9 milioni di morti, un sesto del totale. E' tre volte più dell'effetto combinato di Aids, tubercolosi e malaria; 15 volte più di tutte le guerre e delle altre forme di violenza. I numeri vengono dal rapporto preparato dalla Lancet Commission on Pollution & Health firmato dalla Global Alliance on Health and Pollution e dell'Icahn School of Medicine del Monte Sinai (New York).
Un prezzo molto alto non solo in termini di vite umane, ma anche dal punto di vista economico: le malattie legate all'inquinamento nei Paesi a reddito medio e basso si traducono in una riduzione annua del Pil che può arrivare al 2% e nei Paesi a reddito alto in un aggravio della spesa sanitaria dell'1,7%. Mentre le perdite di benessere derivanti dall'inquinamento sono stimate in 4,6 trilioni di dollari all'anno: il 6,2% della produzione economica mondiale.
Per decenni, l'inquinamento e gli effetti nocivi sulla salute delle persone, sull'ambiente e sul pianeta sono stati trascurati sia dai governi sia dall'agenda di sviluppo internazionale.
Nondimeno l'inquinamento è la più grande causa ambientale della malattia e della morte nel mondo oggi, responsabile di circa 9 milioni di morti premature.
La Commissione Lancet sull'inquinamento e la salute ha affrontato i costi sanitari e economici complessivi dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo. Attraverso l'analisi dei dati esistenti e emergenti, la Commissione rileva il contributo grave e non sottovalutato dell'inquinamento all'onere globale della malattia. Scopre i costi economici dell'inquinamento nei paesi a basso reddito e medio reddito. 
La Commissione informerà i responsabili decisionali di tutto il mondo sull'onere che l'inquinamento pone sulla salute e lo sviluppo economico e sulle soluzioni e le strategie disponibili per il controllo dell'inquinamento a basso costo.
QUI L'ARTICOLO DI LANCET 

giovedì 19 ottobre 2017

LA LEGGE DI BILANCIO 2018 PER LO SPORT

Il Disegno di legge di bilancio 2018 approvato dal Consiglio dei Ministri nell'ultima seduta, tra le disposizioni in materia di sport prevede, tra l'altro le seguenti misure a favore dei Comuni: 
Alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, sono apportate le seguenti modificazioni: al comma 485 dopo le parole «edilizia scolastica» è aggiunto il seguente periodo «e, per gli anni 2018 e 2019, 100 milioni di euro destinati a interventi di impiantistica sportiva»; dopo il comma 487 è inserito il seguente: «487-bis. Gli Enti locali comunicano gli spazi finanziari di cui necessitano, entro il termine perentorio del 20 gennaio di ciascun anno, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio per lo Sport secondo le modalità individuate e pubblicate nel sito internet http://www.sportgoverno.it/
Le richieste di spazi finanziari sono complete delle informazioni relative: 
a) al fondo di cassa al 31 dicembre dell'anno precedente; 
b) all'avanzo di amministrazione, al netto della quota accantonata del fondo crediti di dubbia esigibilità, risultante dal rendiconto o dal preconsuntivo dell'anno precedente»; dopo il comma 488-bis sono inseriti i seguenti: «488-ter. 
La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio per lo Sport individua per ciascun Ente locale gli spazi finanziari, tenendo conto del seguente ordine prioritario: 
a) interventi, su impianti sportivi esistenti, di messa a norma e in sicurezza compreso l’adeguamento antisismico, di abbattimento delle barriere architettoniche, di efficientamento energetico e di ripristino della funzionalità per i quali gli enti dispongono del progetto esecutivo redatto e validato in conformità alla vigente normativa, completo del codice unico di progetto (CUP) e del cronoprogramma aggiornato della spesa e delle opere, che non abbiano pubblicato il bando di gara alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2018; 
b) altri interventi relativi a impianti sportivi per i quali gli enti dispongono del progetto esecutivo redatto e validato in conformità alla vigente normativa, completo del CUP e del cronoprogramma aggiornato della spesa e delle opere, che non abbiano pubblicato il bando di gara alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2018; 
c) interventi, su impianti sportivi esistenti, di messa a norma e in sicurezza compreso l’adeguamento antisismico, di abbattimento delle barriere architettoniche, di efficientamento energetico e di ripristino della funzionalità per i quali gli enti dispongono del progetto definitivo completo del CUP; 
d) altri interventi relativi a impianti sportivi per i quali gli enti dispongono del progetto definitivo completo del CUP».
Sarebbe grave se  qualche amministrazione omettesse di utilizzare questa opportunità.

PRESENTATO OGGI IL RAPPORTO 2016 DI CITTADINANZA ATTIVA - TRIBUNALE PER I DIRITTI DEL MALATO

Oggi 19 ottobre, presso l'Istituto dell'Encliclopedia è stato presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato Italiana il Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016.
Dai tempi di attesa, all’erogazione dei farmaci, dalla copertura vaccinale alla gestione dell’emergenza urgenza, dai servizi per i malati oncologici agli screening per i tumori, sono ancora troppe le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari che incidono sulla salute dei cittadini. Sebbene al Sud si concentrino le regioni con maggiori problematicità negli ambiti indicati, si riscontrano anche eccezioni positive nel Meridione, così come Regioni del Nord che faticano più del passato a mantenere i livelli di performance nell’ erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. È il caso, ad esempio, della copertura vaccinale per l’infanzia dove, per le vaccinazioni obbligatorie da anni (polio, difterite, tetano e epatite B), le regioni virtuose sono Abruzzo, Molise e Basilicata e ai livelli inferiori troviamo il Friuli Venezia Giulia e la P.a. di Bolzano.
Questo il quadro che emerge dal Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
“Serve subito un programma di azione per il contrasto alle disuguaglianze in sanità che aggredisca la questione del profondo rosso per il diritto alla salute al sud; per la riduzione delle iniquità che attraversano tutto il nostro paese, nelle regioni benchmark e non, dalle periferie urbane alle aree interne. Serve un piano che abbia obiettivi, azioni, tempi precisi e un sistema di monitoraggio, condiviso tra Stato e Regioni, con il coinvolgimento delle organizzazioni civiche e dei professionisti socio-sanitari” 
Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva: “L’Italia infatti, continua ad essere spaccata in due, aumentano le regioni che non sono in grado di rispettare i Livelli essenziali di assistenza, nonostante l’affiancamento dei Ministeri preposti. Aumenta l’incoerenza tra il livello di qualità e accessibilità ai servizi e il livello di tassazione, i piani di rientro hanno prodotto effetti dal punto di vista economico ma in troppi casi non hanno centrato l’obiettivo della riqualificazione dei servizi. È evidente che così le cose non possono più andare avanti, se da una parte si potrebbe pensare ad una eventuale nuova riforma Costituzionale che parta dal basso, restituendo centralità all’effettività del diritto alla salute dell’individuo in ogni territorio del Paese in una competizione positiva tra Stato e Regioni, anche se i tempi potrebbero essere lunghi, dall’altra è doveroso capire subito se e cosa si può mettere in campo oggi, a normativa vigente, per intervenire su situazioni di iniquità che esistono nel SSN. In altre parole serve subito un programma di azione”.
Spesa sanitaria, LEA e rinuncia alle cure: le Regioni a confronto
Nel 2015 passano da 3 a 5 le regioni che non rispettano i Lea nonostante l’attuale sistema di affiancamento dei ministeri competenti: al Molise, Calabria e Campania, che versa in condizioni di particolare criticità (da un punteggio di 139 nel 2014 a 106 nel 2015), si aggiungono Puglia (da 162 del 2014 a 155 nel 2015) e Sicilia (da 170 nel 2014 a 153 nel 2015). Anche fra quelle che garantiscono i livelli essenziali di assistenza, le discrepanze sono notevoli: si va da un punteggio di 212 (la soglia di sufficienza è pari a 160) della Toscana ai 170 della Basilicata.
In alcune regioni, a Lea e servizi critici corrispondono livelli di tassazione Irpef più alti e le Regioni inadempienti ai Lea, ad eccezione della Calabria, hanno aumentato l’Irpef tra il 2013 e il 2015. Nel 2015 si oscilla tra i 620€ di addizionale Irpef media per contribuente del Lazio ai 460 di Campania e Molise, ai 360 della Toscana, ai 300 del Veneto, sino ai 270 della Basilicata. Rilevante l’aumento dal 2013 al 2015 nel Lazio (470€ / 620€), Piemonte (410€ / 510€), Liguria (360€ / 400€). Piuttosto differente anche la quota di ticket pro capite sostenuta dai cittadini: nel 2016 si passa dai 32,9€ della Sardegna ai 96,4€ della Valle d’Aosta, passando per i 60,8€ del Veneto, secondo i dati della Corte dei conti.
Le Regioni con quote procapite di finanziamento del SSR inferiori, con punteggi LEA più critici e con livelli Irpef più elevati, hanno anche una spesa privata procapite più bassa, e un tasso di rinuncia alle cure più alto, in altre parole un’iniquità sotto gli occhi di tutti: infatti la spesa privata della Campania e della Sardegna ammonta rispettivamente a circa 304€ e 354€ annui, contro i 798€ della Valle d’Aosta e i 781€ della Lombardia. Come se non bastasse secondo ISTAT la quota di persone che ha rinunciato ad una visita specialistica negli ultimi 12 mesi è cresciuta tra il 2008 e il 2015 dal 4% al 6,5% della popolazione. Il fenomeno appare più accentuato nel mezzogiorno che passa dal 6,6% nel 2008 al 10,1%.
Liste di attesa in aumento, non solo al Sud. Troppe variabilità sui ticket
Sono in particolare i cittadini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Marche, Puglia a segnalare, lo scorso anno al Tribunale per i diritti del malato, il problema delle difficoltà di accesso alle prestazioni a causa delle liste d’attesa; ma non mancano anche difficoltà per i cittadini della Toscana, dell’Emilia Romagna e dell’Umbria nonostante abbiano avviato politiche regionali di governo dei tempi d’attesa. 
Tempi di attesa record. Le attese più lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 gg rispetto al 2014) ossia quasi 4 mesi in media, passando dagli 89 gg del Nord-Ovest ai 142 gg del Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6 gg), con punte di 109 gg al Centro e un minimo di 50 gg al Nord-Est; per la visita oculistica si attendono 87 giorni (+18 gg rispetto al 2014) con un minimo di 74 gg al Sud-isole e 104 gg al Nord-Est. Anche dall’ultimo monitoraggio del Ministero della salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti nell’indicatore relativo alle liste di attesa. 
Riguardo al disagio economico a causa di spese sanitarie non rimborsate dal SSN, le famiglie delle Sardegna e della Sicilia risultano essere quelle più in difficoltà. All’estremo opposto troviamo quelle di Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige dove solo rispettivamente il 2,6% e il 2,1% delle famiglie residenti è in condizioni di disagio economico per spese sanitarie. 
Ticket e superticket. L’importo del ticket per le prestazioni sanitarie varia di regione in regione. Ad esempio, per una visita specialistica si passa dai 16,5 euro delle Marche ai 29 del Friuli Venezia Giulia, per l’analisi dell’ormone della tiroide (TSH) si passa dai 5,46 della Liguria ai 13,22 della Sardegna. Per quanto riguarda il superticket sulla ricetta, solo Basilicata, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano non lo applicano, 8 Regioni (Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) applicano la quota aggiuntiva di 10 euro su ogni ricetta, le restanti applicano misure alternative alla quota fissa.
Coperture vaccinali e adesioni agli screening : prevenzione è ancora una cenerentola 
Su nessuna vaccinazione dell’infanzia, l’Italia raggiunge in tutte le Regioni la copertura raccomandata del 95%. Nemmeno sulle quattro obbligatorie da anni, cioè polio, difterite, tetano ed epatite B, dove comunque le differenze regionali sono notevoli: virtuose Abruzzo, Molise e Basilicata (copertura superiore al 97%), Calabria e Sardegna (copertura superiore al 95%), ai livelli inferiori il Friuli Venezia Giulia (89%) e la P.a. di Bolzano (85%).
Per quanto riguarda Morbillo-Parotite-Rosolia la copertura media si attesta all’87%, le Regioni con copertura più elevata sono Lombardia (>93%) e Piemonte (>91%); sono ad oltre il 90% Sardegna e Basilicata. I livelli più bassi si registrano nella Provincia Autonoma di Bolzano (>67%) e Molise (73,51%).
Sul vaccino antifluenzale per over 65, siamo fermi a poco più del 50% (rispetto al 75% raccomandato): la copertura vaccinale è maggiore in Umbria con il 63,1%; seguono Calabria e Puglia, al di sopra del 57%. Il dato più basso si registra nella Provincia Autonoma di Bolzano 37,3%.
Screening oncologici. La Corte dei conti certifica che, ad eccezione di Abruzzo, Molise e Piemonte che raggiungono lo score minimo di 7 nella quota di residenti che hanno aderito ai programmi regionali di screening, le altre Regioni in piano di rientro sono ben al di sotto di questa soglia: Calabria (1), Puglia (2), Campania e Sicilia (3), Lazio (5). 
Screening mammografico. Nonostante siano aumentati gli inviti recapitati nel 2015, restano disuguaglianze territoriali: l’invito al Nord raggiunge quasi tutte le donne, oltre 9 su 10; al Centro poco meno di 9 su 10 ricevono l’invito; al sud solo 6 donne su 10.
Il maggior numero di donne che ha eseguito la mammografia nel periodo 2013 – 2015, all’interno dei programmi di screening, si registra in Emilia Romagna (78%), seguita dalla Provincia Autonoma di Trento (77%). A distanza di 10 punti percentuali (tra il 69% e il 67%) si collocano: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Umbria, Toscana, Valle d’Aosta, Basilicata. Il numero assoluto più basso di donne che ha eseguito una mammografia (sia all’interno sia all’esterno dei programmi di screening) si registra in Campania (50%), Calabria (51%), Sicilia (51%). La percentuale più alta di donne che ha eseguito mammografie al di fuori dai programmi di screening, tra 27% e 29%, si registra in: Lazio e Puglia (29% entrambe); a seguire Marche (28%) e infine, con il 27%, Liguria e Campania. Il numero assoluto più basso di donne che ha eseguito una mammografia si registra in Campania, Calabria e Sicilia.
Screening cervicale. La Valle d’Aosta (77%) si conferma come la Regione con più alto numero di donne che eseguono il test nei programmi di screening. In Campania, Puglia, Abruzzo, Lombardia, Lazio e Liguria vi è la percentuale maggiore di donne che esegue il test al di fuori dei programmi di screening, rispetto a quelle che lo effettuano all’interno dei programmi organizzati e gratuiti.
Screening colorettali. Nonostante nel 2015 siano stati inviati mezzo milione in più di inviti, rispetto al 2014, per un totale di circa 5 milioni e trecentocinquantamila persone invitate, l’adesione è diminuita al 43%: in alcune Regioni non solo il livello di adesione agli screening è molto basso, ma addirittura gli esami eseguiti al di fuori dei programmi è superiore rispetto agli screening stessi: è il caso di Calabria (5% screening/6% fuori screening), Puglia (6% screening/7% fuori screening), Abruzzo (14 screening/16 fuori screening). Anche in questo caso, le percentuali più alte di esecuzione del test nei programmi di screening si registra in P.A. Trento (67%), Valle d’Aosta (66%), Emilia Romagna e Lombardia (65%). 
Programma di azione per il contrasto alle disuguaglianze in sanità
1) Attuazione, non solo recepimento formale, di provvedimenti (leggi, decreti, ed in particolare accordi stato regioni) approvati. In particolare è necessario aumentare la capacità di monitoraggio e verifica del Ministero della Salute nei confronti delle regioni e di applicare gli strumenti di intervento, come il commissariamento, nei casi di inadempienza, come previsto dall'art. 120 Costituzione.
2) Rafforzare, innovandolo, l'attuale sistema di monitoraggio dei Lea attraverso:
- la partecipazione di rappresentanti di cittadini, elemento di terzietà, nella Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA; - l'aggiornamento degli indicatori inserendo questioni prioritarie per i cittadini.
3) Rivedere lo 'strumento' dei piani di rientro: dalla verifica quasi esclusiva sui conti, al rafforzamento della garanzia dei servizi.
4) Ridurre e intervenire sulle attuali differenze di performance degli apparati amministrativi regionali e aziendali.
5) Eliminare le duplicazioni di centri decisionali, responsabilità e funzioni tra i diversi livelli (centrale, regionale e aziendale), come accade nell'ambito dell'assistenza farmaceutica.
6) Lavorare alla revisione delle norme sui ticket abolendo innanzitutto il superticket, tassa iniqua che ha alimentato le disuguaglianze e aumentato i costi delle prestazioni sanitarie, costringendo le persone a rinunciare alle cure, pur avendone bisogno.
QUI IL RAPPORTO 2017 COMPLETO

DISPOSTO IL DIVIETO DI UTILIZZO DELL'ACQUA DELLA FONTANELLA DI BORGO SAN DONATO.

Il Sindaco Gervasi, a seguito di comunicazione da parte del dipartimento di prevenzione della ASL Latina da cui risulta la presenza di batteri coliformi in una fontanella di Borgo San Donato ha provveduto ad emettere una ordinanza disponendo il divieto di utilizzo per scopi potabili dell'acqua della citata fontanella.
L'ordinanza sarà notificata alla società Acqualatina per gli adempimenti necessari per eliminare l'inconveniente.
Si torna a parlare purtroppo di inquinamento non solo del suolo, delle acque superficiali e sotterranee ma ora anche dell'acqua potabile. 
E' evidente che l'acquedotto, come tutte le cose ha bisogno di controlli continui e di manutenzione che in questo caso è di competenza del gestore del servizio idrico integrato (Acqualatina).

L'AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

Molte amministrazioni locali affidano a imprenditori privati la gestione degli impianti sportivi facenti parte del patrimonio comune ignorando l'art. 90 della legge 289/2002 che recita quanto segue:
"L'uso degli impianti sportivi in esercizio da parte degli enti locali territoriali e' aperto a tutti i cittadini e deve essere garantito, sulla base di criteri obiettivi, a tutte le società e associazioni sportive".
In particolare il comma 25 della citata legge stabilisce che "Ai fini del conseguimento degli obiettivi di cui all'articolo 29 della presente legge, nei casi in cui l'ente pubblico territoriale non intenda gestire direttamente gli impianti sportivi, la gestione e' affidata in via preferenziale a società e associazioni sportive dilettantistiche, enti di promozione sportiva, discipline sportive associate e Federazioni sportive nazionali, sulla base di convenzioni che ne stabiliscono i criteri d'uso e previa determinazione di criteri generali e obiettivi per l'individuazione dei soggetti affidatari. Le regioni disciplinano, con propria legge, le modalità di affidamento".
Inoltre il comma 26 della citata legge recita:"Le palestre, le aree di gioco e gli impianti sportivi scolastici, compatibilmente con le esigenze dell'attività didattica e delle attività sportive della scuola, comprese quelle extracurriculari ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 1996, n. 567, devono essere posti a disposizione di società e associazioni sportive dilettantistiche aventi sede nel medesimo comune in cui ha sede l'istituto scolastico o in comuni confinanti".
Troviamo spesso palestre scolastiche date in locazione a privati nelle ore pomeridiane per attività commerciali o impianti sportivi affidati con la scusa del project financing a persone che hanno come unico interesse quello del lucro.
Sarebbe opportuno che ogni Comune facesse una verifica dello stato dei fatti provvedendo a ricondurre ogni situazione a quanto previsto dalle norme in vigore.

mercoledì 18 ottobre 2017

UNA PROPOSTA DI LEGGE IN PARLAMENTO PER RENDERE OBBLIGATORIO IL BILANCIO PARTECIPATIVO

Sempre più amministrazioni locali scelgono la via del bilancio partecipativo.
Ora con la proposta di legge n. 4532 gli onorevoli Castelli, Dadone, D'Ambrosio ed altri intendono predisporre e offrire un quadro normativo indispensabile per garantire un maggiore potere decisionale dei cittadini nelle scelte riguardanti il territorio in cui vivono, attraverso l’uso del bilancio partecipativo, vincolando le modalità di scelta della destinazione d’uso di una parte delle spese programmate dalle regioni e dai comuni. 
Quindi la destinazione d’uso di una quota pari ad almeno il 2 per cento delle spese programmate dagli enti locali sarà decisa dalla popolazione tramite lo strumento del bilancio partecipativo. 
La  proposta di legge intende fare sì che una parte della scelta su quali destinazioni siano preferite o comunque sentite come necessarie dai cittadini di un territorio sia affidata ai cittadini del territorio stesso, favorendo così scelte più performanti e corrispondenti ai reali bisogni della popolazione.
Il bilancio partecipativo è un procedimento attraverso il quale la popolazione, individualmente e attraverso le proprie forme di aggregazione sociale, è chiamata a stabilire le modalità di assegnazione delle risorse a disposizione dell’ente locale o di una parte di esse. 
Attraverso il bilancio partecipativo è possibile costruire un rapporto diretto tra i cittadini e la governance locale, riavvicinando le persone e l’elettorato alla politica e al governo del territorio. 
Esso rappresenta uno strumento privilegiato per favorire una reale apertura della macchina istituzionale alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e sulla distribuzione degli investimenti pubblici, superando le tradizionali forme meramente consultive e creando un ponte tra democrazia diretta e rappresentata. 
È un esempio pratico di democrazia partecipativa e diretta, diventandone uno strumento indispensabile, dato che l’attuabilità di politiche e la fattibilità di interventi sul territorio sono determinate dalla copertura finanziaria e dalla possibilità di effettuare investimenti economici.
Consentendo la condivisione di una porzione della spesa pubblica, il bilancio partecipativo punta a raggiungere i seguenti obiettivi di governance: 
a) aumentare la trasparenza della politica fiscale e della gestione della spesa pubblica; 
b) ridurre gli episodi di corruzione; 
c) massimizzare la partecipazione al processo politico attraverso il miglioramento della responsabilità pubblica e della fiducia dell’elettorato; 
d) creare i presupposti per una buona governance in termini di urbanistica e di amministrazione socio-economica. 
È previsto un Fondo di 1 milione di euro annui per tre anni per la creazione di software a sorgente aperta (software libero) al fine di consentire la predisposizione e l’utilizzo degli strumenti di democrazia partecipativa, da mettere a disposizione di regioni e comuni.
Peccato che alcune amministrazioni che nel loro programma elettorale avevano inserito questo tema ancora non abbiano fatto nulla.

OGGI IL TRIBUNALE DEL RIESAME SI OCCUPERA' DELLA SEP DI PONTINIA

E’ fissata per oggi 19 ottobre, l’udienza davanti al Tribunale del Riesame che dovrà decidere sulla richiesta di dissequestro presentata per la Sep di Pontinia. 
I Carabinieri Forestali il 4 ottobre scorso avevano apposto i sigilli all’impianto di rifiuti su provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario e richiesto dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano. 
Gli inquirenti contestano l’emissione in atmosfera di gas che provocava miasmi insopportabili per l’organismo umano.
La situazione dell'impianto di Pontinia mette a nudo quella più in generale della regione che per troppi anni non ha programmato e pianificato in maniera adeguata le strutture necessarie per il trattamento della raccolta differenziata.
Nello stesso tempo cresce  nei cittadini, ma per fortuna anche nelle istituzioni l'attenzione all'ambiente.
Molti Comuni della zona, tra i quali quello di Sabaudia hanno conferito in tempi diversi la propria frazione biodegradabile di cucine e mense all'impianto di Pontinia.
I cittadini della zona individuano responsabilità della politica. 

L'ACQUISIZIONE DELLE SORGENTI LUMINOSE PER LA PUBBLICA ILLUMINAZIONE DEI COMUNI

Sul Supplemento ordinario della G.U. n. 244 del 18 ottobre è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell'Ambiente, del territorio e del mare del 27 settembre 2007 recante i "Criteri Ambientali Minimi per l’acquisizione di sorgenti luminose per illuminazione pubblica, l’acquisizione di apparecchi per illuminazione pubblica, l’affidamento del servizio di progettazione di impianti per illuminazione pubblica".
Si tratta di un provvedimento che potrebbe essere molto utile per tutti quegli amministratori locali che volessero occuparsi della riduzione dei costi della pubblica illuminazione e dei conseguenti problemi per l'inquinamento luminoso delle aree protette.
Il documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica Amministrazione, di seguito PAN GPP1 , e tiene conto di quanto proposto nelle Comunicazioni della Commissione Europea COM(2008)397 recante “Piano d’azione su produzione e consumo sostenibili e politica industriale sostenibile”, COM(2008)400 “Appalti pubblici per un ambiente migliore” e COM(2011)571 “Tabella di marcia verso l’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”. 
Ai sensi degli art. 34 e 71 del D.Lgs. n. 50/2016  così come modificato dal D.Lgs. n. 56/2017, le Amministrazioni sono tenute ad utilizzare per l’acquisto di lampade o apparecchi illuminanti e per l’affidamento della progettazione di impianti di illuminazione pubblica, per qualunque importo e per l’intero valore delle gare, almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali definite nel decreto ed a tener conto dei criteri ambientali premianti, definiti nello stesso documento, come elementi per la valutazione e l’aggiudicazione delle offerte. 

SECONDO L'OCSE PEGGIORERA' LA DISUGUAGLIANZA DEGLI ANZIANI ITALIANI RISPETTO AGLI ALTRI PAESI

Un rapporto dell'OCSE appena pubblicato si occupa di come prevenire l'invecchiamento in maniera uniforme spiega che nel 1980, in media nell'Ocse c’erano in media 20 persone ultrasessantacinquenni su 100 in età lavorativa (20-64 anni), che sono diventate 28 nel 2015, con una previsione di arrivare a ben 53 over 65 ogni 100 persone in età attiva nel 2050.
Secondo gli autori del rapporto, al quale QuotidianoSanità ha dedicato ampio spazio, le nuove generazioni dovranno affrontare maggiori rischi di disuguaglianza in età avanzata rispetto ai pensionati attuali e alle generazioni nate negli anni '60. 
Nel volume vengono affrontate le situazioni di tutti i Paesi: per quanto riguarda l'Italia la situazione è destinata a peggiorare rispetto alla situazione attuale: nel 2050, ci saranno 74 persone al di sopra dei 65 anni per 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni (rispetto al 38% di oggi), rendendo l'Italia il terzo più vecchio Paese OCSE dopo il Giappone (78) e la Spagna (76). 
Le disuguaglianze sono aumentate da una generazione all'altra e le persone iniziano la loro vita lavorativa a un’età molto più alta di quella degli anziani di oggi. 
I giovani negli ultimi tre decenni hanno difficoltà sempre maggiori ha trovare spazi nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione dai 55 ai 64 anni è aumentato di più tra il 2000 e il 2016 (23%) rispetto agli individui più giovani (1%), i cui tassi di occupazione sono diminuiti notevolmente (-11%).
Diverse riforme pensionistiche in passato hanno rafforzato il legame tra i guadagni e le pensioni. Quindi, aumenta la disuguaglianza salariale nel corso della vita lavorativa. In media se la disuguaglianza tra guadagni e pensioni di vecchiaia è di circa due terzi nei paesi Ocse, in Italia è vicina al 100%. Questo si spiega in parte con la mancanza di una forte rete di sicurezza sociale in Italia.
La disuguaglianza tra gli italiani nati negli anni '80 è già più alta rispetto a quello sperimentato dai genitori e dai nonni quando avevano la stessa età. Maggiore disuguaglianza tra la gioventù di oggi probabilmente porta a una maggiore disuguaglianza tra i pensionati futuri, dato il forte legame tra i guadagni e le pensioni.
Nonostante il recente miglioramento dell’occupazione tra i lavoratori più anziani, il divario tra i lavoratori con livelli di istruzione basso e alto è del 40% per gli uomini e più del 50% per le donne, tra i più alti dell’OCSE. Garantire una pensione decente sarà particolarmente difficile ai livelli di istruzione più bassi, che hanno meno probabilità di lavorare nelle età avanzate e per le donne più grandi che spesso escono dal mercato del lavoro per curare i propri parenti. Le donne più giovani, tuttavia, tendono ad avere lunghe carriere e quindi pensione più elevata con miglioramenti delle loro prospettive di vecchiaia.
I tassi di occupazione per le donne più anziane sono invece ancora significativamente inferiori agli uomini (più del 20% di differenza). Il divario può essere parzialmente spiegato dalla loro maggiore responsabilità di cura ai parenti che hanno bisogno. La percentuale di persone di età superiore ai 50 anni che svolgono questa attività varia notevolmente da paese a paese - dal 5% in Svezia al 13% in Italia e nella Repubblica Ceca - ovunque, e in Italia in particolare, la maggioranza di i caregiver sono donne, contribuendo al processo di invecchiamento ineguale rispetto agli uomini.
Devono essere adottate misure politiche per promuovere un buon inizio della vita lavorativa assicurando la transizione dalla scuola al lavoro, limitando l'impatto della perdita di posti di lavoro e combattendo la disoccupazione a lungo termine e fornendo accesso alle opportunità di apprendimento degli adulti, che contribuirà a garantire una maggiore occupabilità durante la vita lavorativa e più elevati redditi da pensione.
I lavoratori italiani più vecchi sono molto più sani che in altri paesi e le differenze nello stato di salute e nell’aspettativa di vita grazie all’istruzione sono relativamente minori.
I lavoratori più anziani in generale e quelli con una bassa istruzione in particolare, hanno ancora potenzialità per estendere la loro vita lavorativa in modo da garantire un reddito adeguato durante il pensionamento.
IL TESTO DEL REPORT E' QUI: OCED PREVENTING AGEING UNEQUALLY

martedì 17 ottobre 2017

SABAUDIA. IL SINDACO NOMINA IL SEGRETARIO GENERALE COME RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E PER LA TRASPARENZA

Con proprio decreto n. 36 in data 16 ottobre  il Sindaco di Sabaudia ha nominato il Segretario generale quale responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza. 
Si tratta di un atto dovuto  in base alla legge 190/2012  e al D.lgs 97/2016.
Dopo che il sogno del ministro Madia di sopprimere la categoria dei segretari comunali si è infranto sulla pronuncia della Corte Costituzionale n. 251/2016  ecco che ai segretari comunali vengono attribuiti compiti centrali che ne valorizzano l'indipendenza rispetto a chi li ha scelti (il Sindaco). 
Uno dei pilastri del sistema di prevenzione della corruzione è la “gestione del rischio corruttivo”. La metodologia utilizzata nel nostro Paese deriva dalla tecnica denominata “risk assessment”, volta alla determinazione del rischio associato a determinati pericoli o sorgenti di rischio che può essere applicata ai più svariati campi, dal settore alimentare, alla gestione ambientale, così come alla valutazione dei rischi per la salute e sicurezza nel lavoro. Nelle pubbliche amministrazioni questo sistema rientra nella pianificazione della prevenzione della corruzione e consiste in un processo che si caratterizza per le seguenti fasi: 
- indicazione delle attività nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, “aree di rischio”; 
- indicazione della metodologia utilizzata per effettuare la valutazione del rischio;
- programmazione delle misure di prevenzione utili a ridurre la probabilità che il rischio si verifichi, in riferimento a ciascuna area di rischio, con indicazione degli obiettivi, della tempistica, dei responsabili, degli indicatori e delle modalità di verifica dell’attuazione.
Il processo di gestione del rischio corruttivo si articola come segue:
  • L’individuazione delle aree di rischio
  • La mappatura dei processi
  • La pianificazione del trattamento del rischio
  • Il monitoraggio e la rendicontazione
  • Le aree di rischio
La prima fase consiste nella elencazione degli ambiti omogenei di intervento di ciascuna amministrazione, ma la mappatura dei processi è da ritenersi centrale e nel documento di aggiornamento 2015 al PNA viene definita così: “è un modo “razionale” di individuare e rappresentare tutte le attività dell’ente per fini diversi” e “assume carattere strumentale a fini dell’identificazione, della valutazione e del trattamento dei rischi corruttivi12. L’effettivo svolgimento della mappatura deve risultare nel PTPC. L’accuratezza e l’esaustività della mappatura dei processi è un requisito indispensabile per la formulazione di adeguate misure di prevenzione e incide sulla qualità dell’analisi complessiva. L’obiettivo è che le amministrazioni e gli enti realizzino la mappatura di tutti i processi. Essa può essere effettuata con diversi livelli di approfondimento. Dal livello di approfondimento scelto dipende la precisione e, soprattutto, la completezza con la quale è possibile identificare i punti più vulnerabili del processo e, dunque, i rischi di corruzione che insistono sull’amministrazione o sull’ente.” 
Così dopo una prima fase in cui si chiedeva la selezione dei “processi a rischio”, sarebbe opportuno  procedere alla elencazione di tutti i processi, avendo cura, per ciascuno di essi, di individuare le “prospettive di rischio”. Quest’ultima definizione, benché non venga esplicitamente utilizzata, può considerarsi una nuova modalità introdotta nel 2015, dal documento di aggiornamento, che risulta particolarmente funzionale.
Per ogni processo andrebbe formalizzata la procedura di qualità in modo da assicurare che ogni pratica venga trattata da tutti gli impiegati allo stesso modo qualunque sia il soggetto proponente e chiunque sia l'addetto.
C'è molto da lavorare, ma è l'unica strada da seguire per assicurare il rispetto delle norme.
Per quanto riguarda invece il problema della trasparenza il Comune di Sabaudia a mio avviso è all'anno zero sia per l'inadeguatezza dei dati sul sito : mancanti oppure obsoleti, sia per le difficoltà che vengono frapposte all'accesso generalizzato agli atti.