giovedì 26 ottobre 2017

PAPA FRANCESCO CONTRO IL LAVORO NERO E IL PRECARIATO

«Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono». Con una forte denuncia Papa Francesco ha aperto la quarantottesima settimana sociale dei cattolici italiani, in corso a Cagliari dal pomeriggio di giovedì 26 a domenica 29 ottobre.
Attraverso un videomessaggio trasmesso all’inizio dei lavori, il Pontefice si è soffermato sul tema di quest’anno «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale», ribadendo che «senza lavoro non c’è dignità» e precisando però anche che «non tutti i lavori sono “degni”». Alcuni di essi, infatti, «umiliano la dignità delle persone», altri «nutrono le guerre con la costruzione di armi» o «svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione» o ancora «sfruttano i minori».
Quindi il Papa ha ricordato che «offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità». Così come il lavoro precario, che costituisce una «ferita aperta per molti lavoratori» angosciati dal «timore di perdere l’occupazione». E in proposito ha confidato: «Io ho sentito tante volte questa angoscia» della «precarietà totale. Questo — ha ammonito — è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società».
Il Papa si è scagliato anche contro le pubbliche amministrazioni "quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso". "Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità".
Inoltre il Pontefice ha espresso preoccupazione «per i lavori pericolosi e malsani, che causano centinaia di morti e di invalidi», sottolineando che è «la dignità del lavoro la condizione per creare lavoro buono». Ecco perché, ha detto, «bisogna difenderla e promuoverla».
Infine il Papa ha rivolto un pensiero «ai disoccupati, agli scoraggiati e ai sottoccupati. A loro dico: non perdete la fiducia. Lo dico anche a chi vive nelle aree del sud d’Italia più in difficoltà», ha concluso.

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