martedì 10 ottobre 2017

LA CORRUZIONE IN ITALIA SECONDO TRANSPARENCY INTERNATIONAL

L'Associazione TRANSPARENCY INTERNATIONAL ITALIA ha presentato oggi il proprio rapporto annuale.
L’ analisi sulla situazione attuale del nostro Paese ci dice che il quadro della lotta alla corruzione è spaccato in due. Abbiamo un apparato normativo che con 62 punti su 100 risulta sufficiente, ma l’applicazione pratica e la capacità sanzionatoria e repressiva delle istituzioni raggiunge un punteggio di soli 45/100.
IN SOSTANZA SIAMO STATI COLLOCATI AL 60° POSTO.
Sono state analizzate a fondo leggi e pratiche anticorruzione nel settore pubblico, privato e nella società civile. Analisi necessaria per valutare le effettive capacità del nostro Paese di far fronte al problema della corruzione.
Dall’inizio dell’anno ad oggi sono più di 560 i casi di corruzione riportati dai media.
Le lacune normative non aiutano  la lotta. 
In primis la mancanza di tutele per chi segnala casi di corruzione (whistleblower) e l’assenza di una regolamentazione delle attività di lobbying, che raggiungono rispettivamente un punteggio di 25/100 e 29/100. Se sul whistleblowing qualcosa si sta muovendo, sul lobbying siamo ancora molto lontani da una qualsivoglia regolamentazione.
In cima alla classifica dei settori in cui legge e pratica funzionano meglio nell’arginare i fenomeni criminali in oggetto, troviamo il sistema antiriciclaggio (75 punti su 100) e gli obblighi di trasparenza a livello contabile (89/100). Questo grazie soprattutto alla recente reintroduzione del reato di falso in bilancio.
Insufficiente è invece il quadro del settore privato (51/100). Questo soprattutto per il gap tra le grandi aziende, più all’avanguardia sui temi della trasparenza e dell’integrità, e le piccole e medie imprese, ancora lontane dall’affrontare il fenomeno con strumenti adeguati.
Anche la società civile e i media, con un punteggio di 42/100, risultano avere un ruolo abbastanza marginale nel promuovere la lotta alla corruzione. I media sono lontani dall’essere dei veri e propri “cani da guardia”. Se di corruzione se ne parla, sono rari però gli approfondimenti e le campagne mediatiche sul tema.
Per cambiare lo stato delle cose, è necessaria un’agenda di priorità che Governo e Parlamento, attuali e futuri, dovrebbero seguire se realmente interessati a far fronte al problema cronico della corruzione.
Tra queste: la legge sul whistleblowing, la regolamentazione del lobbying, il rafforzamento dei presidi anticorruzione negli enti pubblici dotando di maggiori risorse i Responsabili per la Prevenzione della Corruzione, una semplificazione delle leggi per evitare abusi e maggiori investimenti sull’educazione civica dei giovani, per formare una società più informata, consapevole e attiva.
IL DOCUMENTO LO TROVATE QUI:

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