In occasione dell'esame del DEF il Senato ha proceduto ad una audizione della Corte dei conti la quale ha reso pubblico il proprio parere; ecco le conclusioni:
"Il miglioramento dei conti pubblici conseguito dall’Italia negli ultimi anni, consente, già dal 2018, una forte riduzione dell’indebitamento netto tendenziale e un rafforzamento dell’avanzo primario. Nel 2020, azzerato il disavanzo, l’avanzo primario raggiunge il 3,5 per cento del prodotto. Corte dei conti Nota di aggiornamento DEF 2017 17 È, peraltro, opportuno sottolineare alcuni aspetti problematici che emergono da una lettura più analitica della situazione. Aspetti e tendenze i cui “effetti collaterali” potrebbero manifestarsi con segno negativo negli anni a venire. Al di là di specifici interrogativi che la stessa Nota induce a formulare (e ai quali si è già fatto cenno nel corso di questa audizione), le principali questioni, che la Corte ritiene utile richiamare, attengono alle modalità di intervento adottate negli ultimi anni in tema sia di politica delle entrate che di contenimento della spesa pubblica. In termini generali, si può affermare che le pressioni e l’urgenza generate dalla crisi economica hanno inevitabilmente spinto verso una modifica delle priorità: prima il raggiungimento dei target quantitativi relativi ai saldi di finanza pubblica e poi gli altri obiettivi. Così, la “revisione della spesa” è stata finalizzata a ridurre comunque i livelli di spesa, piuttosto che a ricercare maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, anche attraverso un attento screening della qualità dei servizi resi e una più penetrante capacità di misurazione dei risultati raggiunti dai diversi programmi. L’urgenza impressa dalla crisi (e, dunque, dalle esigenze di breve periodo) ha, quindi, ridotto i margini nella scelta degli interventi di razionalizzazione della spesa. E ciò ha comportato il sacrificio di interi comparti (basti pensare al pesante declino dell’attività di investimento nelle infrastrutture pubbliche) e le difficoltà crescenti nell’offerta dei servizi alla collettività che, in alcuni settori, mostrano una riduzione significativa della qualità delle prestazioni. Oltre alla caduta degli investimenti pubblici – una componente peraltro fondamentale ai fini del rilancio dell’economia - l’intero recente periodo del riequilibrio dei conti è stato contrassegnato, in generale, da una compressione delle risorse assegnate ai settori orientati a favorire l’ampliamento della capacità produttiva (ricerca, istruzione, trasporti ecc.), salvaguardando maggiormente quelli più legati all’invecchiamento della popolazione. È anche per questo che occorrerebbe una riflessione, aperta e approfondita sulla capacità del sistema pubblico/privato di ridisegnare il modello di offerta dei servizi in un contesto fortemente mutato a seguito della lunga crisi economica. Ugualmente, sul fronte delle entrate, negli anni più recenti il sistema tributario italiano ha generalmente assicurato un gettito in linea con gli obiettivi di riequilibrio graduale dei conti pubblici, pur in un quadro nel quale l’elasticità delle entrate pubbliche totali rispetto 18 Corte dei conti Nota di aggiornamento DEF 2017 al Pil è risultata inferiore a quella registrata negli altri maggiori paesi. Anche nello scenario della Nota di aggiornamento tale elasticità resta al di sotto dell’unità. Il punto di maggiore rilievo – che la Corte ha analizzato ampiamente anche in recenti documenti (si veda, da ultimo, il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, aprile 2017) - riguarda, peraltro, le modalità di prelievo che hanno caratterizzato negli ultimi anni la politica tributaria, con un ampio ricorso a due fonti di acquisizione di nuove entrate: il recupero di base imponibile sottratta a tassazione e l’anticipazione di quote di gettito futuro. Si tratta, con tutta evidenza, di scelte dettate dall’intento di riequilibrare l’onere fiscale e di far fronte ai vincoli di bilancio senza ricorrere ad effettivi inasprimenti fiscali. Ma, da un lato la lotta all’evasione presenta per sua natura esiti incerti già nel breve periodo, dall’altro, gli anticipi di imposta possono incidere sulla tenuta del gettito in un orizzonte temporale che si estenda oltre quello dell’urgenza del risanamento. Ed inoltre, non va sottovalutata (o, almeno, va attentamente monitorata) una tendenza che, concentrata sulla ricerca di risultati immediati e, quindi, su interventi non strutturali, potrebbe generare effetti distorsivi sull’assetto del nostro sistema fiscale, che, al contrario, sollecita riforme in grado di recuperare i principi di fondo cui dovrebbe ispirarsi. 15. Un altro indicatore di allerta – che si riporta a quanto finora richiamato solo perché anch’esso proietta incertezza sugli anni che vanno oltre il triennio prossimo - proviene dalla documentazione, offerta dalla stessa Nota di aggiornamento e riguarda le nuove previsioni di lungo termine della spesa pensionistica le quali, sulla scorta delle riviste stime Istat in campo demografico, riproiettano la curva fino al 2070. Nello scenario europeo, che farà da sfondo nel prossimo studio della Commissione europea sull’invecchiamento della popolazione (Ageing Report), l’effetto del peggioramento delle stime sulla spesa per pensioni sul rapporto debito pubblico/Pil risulterebbe per l’Italia pari ad un rialzo di ben 30 punti nel 2040. Il comparto della spesa per previdenza e assistenza è stato oggetto di attenzione e analisi da parte della Corte in più occasioni (da ultimo, nel Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica). In quella sede, con riguardo specifico alla spesa pensionistica, si è sottolineata la necessità di guardare al tema con “tranquilla attenzione” ponendo sotto i riflettori anche i profili di sostenibilità sociale dell’attuale sistema. Al di là delle forti incertezze connaturate a previsioni di lunghissimo periodo, le quali hanno spesso lo scopo di enfatizzare nessi di causalità piuttosto che segnalare livelli assoluti delle grandezze, è evidente che le nuove stime sollecitano riflessioni in almeno due direzioni strategiche. In primo luogo, non si tratta, evidentemente, di rispondere alle nuove evidenze con ulteriori restrizioni dei parametri sottostanti al disegno di riforma completato con la legge Fornero; si tratta invece di cogliere ancor meglio il senso della delicatezza del comparto e confermare i caratteri strutturali della riforma, a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri (come i requisiti anagrafici di accesso alla evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione). Ogni arretramento su questo fronte, esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità. Altrettanto netto pare l’indirizzo da seguire sul fronte delle politiche economiche. Solo un’azione incessante e prolungata di riforme strutturali in grado di ingenerare fiducia, accrescere i tassi di natalità, promuovere gli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e chiudere quindi il divario di produttività può creare le condizioni perché gli scenari demografici ed economici alla base delle nuove proiezioni siano capovolti. 16. In sintesi, il tratto distintivo della Nota 2017 è ancora una volta l’esigenza di individuare soluzioni che consentano di conciliare un recupero di tassi di crescita economica più elevati con il mantenimento di condizioni di sicurezza nella gestione della finanza pubblica. Un problema che è stato affrontato con regolarità nei documenti programmatici degli ultimi anni e che trova riscontro, seppur entro stringenti condizioni di controllo della spesa e di compimento dei processi di riforma, anche nelle valutazioni emerse nei recenti confronti con la Commissione europea. La scelta del Governo di rivedere il quadro programmatico del DEF, rallentando il percorso di riequilibrio dei conti pubblici, è all’esame del Parlamento. La Corte non può non sottolineare, tuttavia, l’importanza di utilizzare i margini di manovra disponibili, realizzando interventi selettivi e non frammentati, in grado di riparare anche alle distorsioni accumulate durante il periodo della crisi e poc’anzi ricordate. E dunque - già 20 Corte dei conti Nota di aggiornamento DEF 2017 a partire dalla prossima manovra che sarà contenuta nel disegno di legge di bilancio – occorrerà dare il segnale che si intende procedere con decisione verso più solide condizioni di crescita concentrando gli sforzi per migliorare la qualità della spesa, portando a compimento le riforme avviate e affrontando le ragioni della bassa crescita del PIL potenziale in Italia. Tutti elementi alla base dei complessi calcoli previsti per la costruzione dei parametri europei. Di qui, anche, la necessità di razionalizzare la spesa pubblica per liberare risorse in grado di riqualificarla: sostenendo progetti di investimento, puntando ad un efficientamento della pubblica amministrazione, realizzando sistemi e livelli di istruzione e formazione all’altezza dei nostri partner, nonché sostenendo con politiche attive del lavoro la ricerca di occupazione dei giovani. Un percorso che non può escludere misure di contenimento del perimetro dell’intervento pubblico, con un più esteso ricorso a una diversificazione negli accessi alle prestazioni. In conclusione, il quadro, migliore ma complesso, che emerge da queste considerazioni conferma che il processo di risanamento della nostra finanza pubblica richiede un costante impegno e una ferma determinazione nella scelta degli strumenti da impiegare. Il difficile percorso che ci attende non consente cedimenti o rallentamenti: da essi, infatti, deriverebbe una perdita di credibilità del Paese, con inevitabili riflessi, non solo di natura finanziaria, ma anche e soprattutto sulle prospettive di una maggiore e più stabile crescita e di un futuro migliore per le nuove generazioni.
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