mercoledì 18 ottobre 2017

SECONDO L'OCSE PEGGIORERA' LA DISUGUAGLIANZA DEGLI ANZIANI ITALIANI RISPETTO AGLI ALTRI PAESI

Un rapporto dell'OCSE appena pubblicato si occupa di come prevenire l'invecchiamento in maniera uniforme spiega che nel 1980, in media nell'Ocse c’erano in media 20 persone ultrasessantacinquenni su 100 in età lavorativa (20-64 anni), che sono diventate 28 nel 2015, con una previsione di arrivare a ben 53 over 65 ogni 100 persone in età attiva nel 2050.
Secondo gli autori del rapporto, al quale QuotidianoSanità ha dedicato ampio spazio, le nuove generazioni dovranno affrontare maggiori rischi di disuguaglianza in età avanzata rispetto ai pensionati attuali e alle generazioni nate negli anni '60. 
Nel volume vengono affrontate le situazioni di tutti i Paesi: per quanto riguarda l'Italia la situazione è destinata a peggiorare rispetto alla situazione attuale: nel 2050, ci saranno 74 persone al di sopra dei 65 anni per 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni (rispetto al 38% di oggi), rendendo l'Italia il terzo più vecchio Paese OCSE dopo il Giappone (78) e la Spagna (76). 
Le disuguaglianze sono aumentate da una generazione all'altra e le persone iniziano la loro vita lavorativa a un’età molto più alta di quella degli anziani di oggi. 
I giovani negli ultimi tre decenni hanno difficoltà sempre maggiori ha trovare spazi nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione dai 55 ai 64 anni è aumentato di più tra il 2000 e il 2016 (23%) rispetto agli individui più giovani (1%), i cui tassi di occupazione sono diminuiti notevolmente (-11%).
Diverse riforme pensionistiche in passato hanno rafforzato il legame tra i guadagni e le pensioni. Quindi, aumenta la disuguaglianza salariale nel corso della vita lavorativa. In media se la disuguaglianza tra guadagni e pensioni di vecchiaia è di circa due terzi nei paesi Ocse, in Italia è vicina al 100%. Questo si spiega in parte con la mancanza di una forte rete di sicurezza sociale in Italia.
La disuguaglianza tra gli italiani nati negli anni '80 è già più alta rispetto a quello sperimentato dai genitori e dai nonni quando avevano la stessa età. Maggiore disuguaglianza tra la gioventù di oggi probabilmente porta a una maggiore disuguaglianza tra i pensionati futuri, dato il forte legame tra i guadagni e le pensioni.
Nonostante il recente miglioramento dell’occupazione tra i lavoratori più anziani, il divario tra i lavoratori con livelli di istruzione basso e alto è del 40% per gli uomini e più del 50% per le donne, tra i più alti dell’OCSE. Garantire una pensione decente sarà particolarmente difficile ai livelli di istruzione più bassi, che hanno meno probabilità di lavorare nelle età avanzate e per le donne più grandi che spesso escono dal mercato del lavoro per curare i propri parenti. Le donne più giovani, tuttavia, tendono ad avere lunghe carriere e quindi pensione più elevata con miglioramenti delle loro prospettive di vecchiaia.
I tassi di occupazione per le donne più anziane sono invece ancora significativamente inferiori agli uomini (più del 20% di differenza). Il divario può essere parzialmente spiegato dalla loro maggiore responsabilità di cura ai parenti che hanno bisogno. La percentuale di persone di età superiore ai 50 anni che svolgono questa attività varia notevolmente da paese a paese - dal 5% in Svezia al 13% in Italia e nella Repubblica Ceca - ovunque, e in Italia in particolare, la maggioranza di i caregiver sono donne, contribuendo al processo di invecchiamento ineguale rispetto agli uomini.
Devono essere adottate misure politiche per promuovere un buon inizio della vita lavorativa assicurando la transizione dalla scuola al lavoro, limitando l'impatto della perdita di posti di lavoro e combattendo la disoccupazione a lungo termine e fornendo accesso alle opportunità di apprendimento degli adulti, che contribuirà a garantire una maggiore occupabilità durante la vita lavorativa e più elevati redditi da pensione.
I lavoratori italiani più vecchi sono molto più sani che in altri paesi e le differenze nello stato di salute e nell’aspettativa di vita grazie all’istruzione sono relativamente minori.
I lavoratori più anziani in generale e quelli con una bassa istruzione in particolare, hanno ancora potenzialità per estendere la loro vita lavorativa in modo da garantire un reddito adeguato durante il pensionamento.
IL TESTO DEL REPORT E' QUI: OCED PREVENTING AGEING UNEQUALLY

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