Il Centro studi ImpresaLavoro per il terzo anno consecutivo ha elaborato l’Indice della Libertà Fiscale, analisi comparata di 29 economie europee che consente di monitorare efficacemente la questione fiscale in pressoché tutti i Paesi che compongono il nostro continente geografico.
Elaborando i dati Eurostat e Doing Business (Banca Mondiale) è stato così possibile far emergere anche le differenze tra chi sta dentro il sistema dell’Unione Europea e chi sta fuori, tra i Paesi che hanno adottato l’euro e quelli che, invece, hanno scelto di mantenere la propria autonomia monetaria.
L’Indice della Libertà Fiscale è stato realizzato muovendo da sette diversi indicatori, ognuno dei quali analizza e monitora un aspetto specifico della questione fiscale.
Il Paese migliore in un determinato indicatore riceve il punteggio massimo attribuito a quel settore.
Alle altre economie viene attribuito un punteggio secondo il meccanismo della proporzionalità inversa: più un Paese si allontana dal migliore, meno punti riceve.
La somma dei singoli indicatori restituisce, per ogni economia esaminata, il tasso di libertà fiscale elaborato su base 100. Più alto è il valore ottenuto da uno Stato (più vicino a 100), più i suoi cittadini sono liberi dal punto di vista fiscale. Il ranking che ne deriva divide i paesi in quattro macro aree: Paesi fiscalmente molto liberi (oltre 70 punti su 100), Paesi fiscalmente liberi (tra 60 e 69 punti), Paesi fiscalmente non del tutto liberi (tra 50 e 59 punti), e Paesi fiscalmente oppressi (sotto i 50 punti).
Probabilmente le cose peggiorano anche andando a livello locale.
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