IL QUOTIDIANO L'AVANTI DEL 22 DICEMBRE 1978 |
Il 21 dicembre 1978 veniva approvata in via definitiva la legge di riforma sanitaria promulgata poi il 23 dicembre successivo dal Capo dello Stato con il numero 833 ed entrata in vigore dal gennaio dell'anno successivo.
Finalmente, dopo trent'anni veniva data attuazione all'art. 32 della Costituzione mirava ad eliminare le
disuguaglianze stabilendo che «La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».
La traduzione
del principio costituzionale in un vero e proprio diritto ha richiesto una
lunga gestazione per cui si dovette attendere l’ingresso del Partito Socialista
al governo con il ministro della sanità dell’epoca Mariotti per poter avere la
prima proposta di legge in tal senso (1970) basata su un servizio universalistico
tipico di uno stato sociale ispirato al National Health Service della Gran
Bretagna.
Dopo un lungo
dibattito in Parlamento (parte della DC e il PLI erano dubbiosi o contrari) la
riforma fu approvata solamente il 23 dicembre 1978 con la legge n. 833 con cui
fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale, in
talune parti molto diverso rispetto alla proposta di Mariotti che aveva previsto la nazionalizzazione delle farmacie e la strutturazione dei medici di base.
La formulazione del primo periodo dell’art. 1 della legge realizzava una sintesi fra i principi enunciati dall’art. 32 della Carta
Costituzionale e la funzione strumentale alla loro realizzazione che la legge
833 attribuiva al SSN:
«La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, mediante
il Servizio sanitario nazionale».
Il SSN veniva definito come «…complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi destinati alla
promozione, al mantenimento e al recupero della salute fisica e psichica di
tutta la popolazione, senza distinzioni di condizioni individuali o sociali e
secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del
servizio» (comma 2 dell’art. 1).
Il sistema era volutamente:
- Egualitario: tutti i cittadini trattati nello stesso modo;
- Globale: prevenzione, cura e riabilitazione;
- Territoriale: coordinamento tra ospedale e territorio.
Nel testo approvato ai Comuni erano affidate le
responsabilità dirette di gestione delle Unità Sanitarie Locali in base alle competenze già attribuite con il DPR 616/77 emanato in attuazione
della legge 382/75».
Le unità base del nuovo sistema sanitario le USL rappresentavano
l’elemento di maggiore innovazione in quanto integravano all’interno dello
stesso territorio, tutte le fasi del processo assistenziale e le attività di
prevenzione, cura e riabilitazione. Inoltre, alle USL venivano demandate
l’organizzazione e la gestione degli aspetti sia sanitari che amministrativi.
La successiva
aziendalizzazione del SSN voluta dal governo Amato (ministro della sanità De
Lorenzo) con i D.lgs 502/92, corretto poi dal governo Ciampi con il D.lgs
517/93 ha devoluto potere e responsabilità alle regioni esautorando di fatto i
Comuni da gran parte delle competenze, ma non da tutte.
A distanza di tanti anni e di tanti interventi legislativi è difficile ritrovare i valori della costituzione e i principi della legge 833 nella situazione attuale: la progressiva privatizzazione
e regionalizzazione ha creato profonde disuguaglianze, la cura globale dei pazienti è divenuta un'utopia e l'integrazione tra ospedale e territorio o tra servizi sociali dei comuni e sanitari una vera chimera.
A ciò si aggiungono ulteriori appetiti di chi vuole stravolgere ulteriormente il SSN approfittando di fargli quest'altro anno la festa dei quaranta anni.
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