lunedì 15 agosto 2016

IL TAVOLO TECNICO PER L'EROSIONE COSTIERA PRESSO IL MINISTERO DELL'AMBIENTE PREPARA LE LINEE GUIDA

Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha avviato nell’aprile 2015 le attività per la costituzione del Tavolo Nazionale sulla Erosione Costiera (TNEC) mediante il coinvolgimento di tutte le Regioni rivierasche italiane, che fanno anche parte della rete della “Carta di Bologna”, con il coordinamento tecnico dell'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) e della comunità scientifica nazionale (CNR, Università). Il TNEC si è posto come primo obiettivo la formulazione di "Linee guida nazionali per la difesa della costa: gestione della dinamica costiera" previste per giugno 2016, con l’intento di sviluppare attività di collaborazione, mediante i soggetti istituzionali partecipanti, con i Paesi del Mediterraneo.
Il TNEC rappresenta un volano per la promozione di iniziative simili attraverso progetti di cooperazione con altri Paesi MED e nell'ambito di specifici programmi europei, con la prospettiva di contribuire alla discussione, alla creazione e all'attuazione delle strategie macro-regionali e di bacino mediterraneo esistenti ed emergenti (ad esempio EUSAIR e strategia marina per il Mediterraneo occidentale).
Il convegno è stato preceduto dalla riunione del tavolo di coordinamento dell’iniziativa Carta di Bologna, in cui è stato fatto il punto sullo stato di attuazione del piano d'azione comune sui processi di adattamento ai cambiamenti climatici che interessano le coste del Mediterraneo.
L'ISPRA ha già reso disponibili i primi risultati:
E' nota la vulnerabilità dei litorali sabbiosi e per questo è stato varato un progetto europeo chiamato EUROSION.
Uno dei primi problemi è rappresentato dalla pulizia meccanizzata delle spiagge che produce gravi danni legati a: 
• demolizione delle forme embrionali di deposito; 
• alterazione del grado di addensamento del sedimento di spiaggia, rendendo più efficace l’azione erosiva delle onde; • danneggiamento/eliminazione della vegetazione pioniera; 
• sottrazione delle biomasse vegetali spiaggiate e di sabbie. 
E’ necessario dunque: 
- istituire una fascia di rispetto assoluto del piede dunale della profondità non inferiore ai 6 ÷ 8 metri a partire dal piede del deposito eolico; 
- attuare la pulizia manuale e selettiva all’interno dell’area di protezione integrale della fascia antedunale,lasciando (eventualmente spostando verso la base della duna) i resti vegetali e altri materiali naturali utili. 
I Comuni dovrebbero sin d'ora seguire queste semplici indicazioni.
Altrettanto importante a mio avviso è la tutela delle acque del mare antistanti le aree protette con divieto di pesca a strascico ecc. e piantumazione, ove necessario, della posidonia che rallenta il moto ondoso.
Per quanto attiene invece a corretti interventi di rinaturazione dei cordoni dunali occorre procedere con l’utilizzo di specie autoctone locali al fine di ripristinare la naturalità degli habitat e ricostituire la funzionalità delle cenosi psammofile. 
Nell’ottica di una corretta azione di recupero o ripristino di un sistema dunale diviene essenziale la conoscenza della successione nella vegetazione e soprattutto dell’ecologia delle specie che trova una giusta localizzazione nei vari habitat naturali che caratterizzano il sistema dunale.

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