L'Osservatore Romano pubblica in prima pagine un lungo editoriale sul fatto che nel vertice dei ministri dell’energia e dell’ambiente dei paesi del G7 riunitisi ieri a Roma non si sia combinato nulla.
Gli Stati Uniti si sono rifiutati di firmare la dichiarazione congiunta chiedendo più tempo per definire una propria strategia sulla questione, e in particolare sui punti fissati dall’accordo di Parigi del 2015 (Cop 21).
Questo è il risultato delle decisioni assunte dalla Casa Bianca, con il recente ordine esecutivo firmato dal presidente Donald J. Trump che eliminava le restrizioni decise dalla precedente amministrazione sulle centrali a carbone e sulle trivellazioni off-shore.
Secondo quanto riportato dal quotidiano della Santa Sede il dibattito sarebbe stato serrato: la delegazione di Perry avrebbe cercato fino all'ultimo di togliere dalla dichiarazione ogni possibile riferimento alla Cop21.
L’Europa, tuttavia, si è decisamente opposta, sottolineando il fatto che, essendo quello di Parigi un accordo internazionale, è vincolante e non può essere cancellato nel giro di pochi mesi. «L’accordo è irreversibile, ma ci sono ancora delle reticenze» ha commentato il presidente francese, François Hollande. «L’Europa accetta l’opinione di tutti, ma non accetta passi indietro rispetto agli impegni assunti a Parigi» ha detto il presidente del consiglio dei ministri italiano, Paolo Gentiloni.
La Cop 21, che è stata firmata da 195 paesi, definisce un piano d’azione che punta a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi rispetto ai livelli preindustriali, con l’ambizioso obiettivo di non superare 1,5 gradi.
Ora tutti gli occhi sono puntati sul g7 di Taormina, in programma per la fine di maggio. In quell'occasione il tema del clima sarà un banco di prova essenziale, sul quale non saranno più ammesse incertezze né deroghe.
Nessun commento:
Posta un commento