L’aziendalizzazione delle Unità
sanitarie locali voluta dal Ministro de Lorenzo mirava a portare all'interno
del SSN metodi e strumenti propri delle aziende industriali.
I risultati che vediamo oggi hanno
dei lati positivi ma anche molti negativi.
Tra gli aspetti negativi c’è la
globalizzazione: oramai assistiamo alla creazione di aziende a livello
provinciale con territori vastissimi e oltre un milione di abitanti creando già
così difficoltà a poter governare aree così vaste con bisogni assistenziali
disomogenei e numerose comunità che hanno interessi campanilistici spesso
contrastanti.
Un altro aspetto negativo è dato
dalla esternalizzazione dei servizi: inizialmente questa doveva essere limitata
ai servizi “non core”, ma oramai non è limitata ai c.d. servizi alberghieri, ma
anche a molti servizi assistenziali, con implicazioni non facilmente
governabili.
Infine, ma solo per quanto riguarda
l’esposizione c’è la scelta del top management e i sistema delle deleghe alla dirigenza.
Il sistema di nomina dei
direttori generali ha come conseguenza il fatto che le persone prescelte per
questo incarico non siano del luogo e spesso non abbiano che una lontana
conoscenza dei luoghi, hanno un contratto in base al quale devono raggiungere
alcuni obiettivi predeterminati, spesso incongruenti con la realtà
epidemiologica del territorio e con le effettive esigenze delle popolazioni.
L’arco temporale del contratto
dei direttori generali li obbliga ad avere una visione limitata nel tempo e
quindi ad adottare delle scelte che possono portare talora a dare risultati
illusori destinati a svanire molto presto, invece di puntare verso soluzioni
veramente innovative.
La situazione è aggravata dalla
necessità di delegare gran parte delle funzioni a dirigenti sanitari talora
inadeguati che si ritrovano a gestire presidi ospedalieri od altre strutture di
grandi dimensioni senza poteri adeguati e senza quelle capacità manageriali
specifiche che sarebbero comunque necessarie.
Il legame fiduciario che lega i
direttori generali con il Presidente della regione costringe infine a
cambiamenti troppo spesso rapidi creando una organizzazione instabile e
impossibilitata spesso a riuscire a realizzare il piano strategico approvato.
A ciò si aggiunga che talora il
direttore generale viene chiamato ad incarichi più elevati anche in un’altra
regione abbandonando anzitempo l’azienda con risultati molto negativi per la
continuità dell’attività.
Personalmente ritengo che questa
situazione non possa essere mantenuta ulteriormente e che debbano essere
apportati dei cambiamenti, tenendo presente la nuova realtà delle città metropolitane e dei nuovi enti di area vasta che nasceranno con la riforma della P.A.
Ci troviamo in un periodo di transizione e poiché per il momento appare difficile intervenire
sulla struttura aziendalistica, oramai radicata ovunque, penso che si potrebbe
almeno incidere sulla tipologia dei contratto dei direttori generali inserendo
una penale nel caso che l’interessato scelga di abbandonare l’incarico prima
della scadenza (come avviene per i calciatori).
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