sabato 9 gennaio 2016

DI DIRETTORI GENERALI E DI AZIENDALIZZAZIONE DELLE USL

L’aziendalizzazione delle Unità sanitarie locali voluta dal Ministro de Lorenzo mirava a portare all'interno del SSN metodi e strumenti propri delle aziende industriali.
I risultati che vediamo oggi hanno dei lati positivi ma anche molti negativi.
Tra gli aspetti negativi c’è la globalizzazione: oramai assistiamo alla creazione di aziende a livello provinciale con territori vastissimi e oltre un milione di abitanti creando già così difficoltà a poter governare aree così vaste con bisogni assistenziali disomogenei e numerose comunità che hanno interessi campanilistici spesso contrastanti.
Un altro aspetto negativo è dato dalla esternalizzazione dei servizi: inizialmente questa doveva essere limitata ai servizi “non core”, ma oramai non è limitata ai c.d. servizi alberghieri, ma anche a molti servizi assistenziali, con implicazioni non facilmente governabili.
Infine, ma solo per quanto riguarda l’esposizione c’è la scelta del top management e i sistema delle deleghe alla dirigenza.
Il sistema di nomina dei direttori generali ha come conseguenza il fatto che le persone prescelte per questo incarico non siano del luogo e spesso non abbiano che una lontana conoscenza dei luoghi, hanno un contratto in base al quale devono raggiungere alcuni obiettivi predeterminati, spesso incongruenti con la realtà epidemiologica del territorio e con le effettive esigenze delle popolazioni.
L’arco temporale del contratto dei direttori generali li obbliga ad avere una visione limitata nel tempo e quindi ad adottare delle scelte che possono portare talora a dare risultati illusori destinati a svanire molto presto, invece di puntare verso soluzioni veramente innovative.
La situazione è aggravata dalla necessità di delegare gran parte delle funzioni a dirigenti sanitari talora inadeguati che si ritrovano a gestire presidi ospedalieri od altre strutture di grandi dimensioni senza poteri adeguati e senza quelle capacità manageriali specifiche che sarebbero comunque necessarie.
Il legame fiduciario che lega i direttori generali con il Presidente della regione costringe infine a cambiamenti troppo spesso rapidi creando una organizzazione instabile e impossibilitata spesso a riuscire a realizzare il piano strategico approvato.
A ciò si aggiunga che talora il direttore generale viene chiamato ad incarichi più elevati anche in un’altra regione abbandonando anzitempo l’azienda con risultati molto negativi per la continuità dell’attività.
Personalmente ritengo che questa situazione non possa essere mantenuta ulteriormente e che debbano essere apportati dei cambiamenti, tenendo presente la nuova realtà delle città metropolitane e dei nuovi enti di area vasta che nasceranno con la riforma della P.A. 
Ci troviamo in un periodo di transizione e poiché per il momento appare difficile intervenire sulla struttura aziendalistica, oramai radicata ovunque, penso che si potrebbe almeno incidere sulla tipologia dei contratto dei direttori generali inserendo una penale nel caso che l’interessato scelga di abbandonare l’incarico prima della scadenza (come avviene per i calciatori).

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