La stampa specializzata in questi giorni ha dato una certa rilevanza ad uno degli ultimi rapporti dell'OCS-OECD sulla situazione degli anziani nel mondo con particolare riguardo agli aspetti sociali e sanitari.
In Italia il numero è in forte crescita e in alcune città ha raggiunto il 22% degli abitanti.
Una attenzione particolare viene posta anche agli anziani che vivono da soli: in città o fuori.
La classe polita, così attenta ai problemi dei giovani (spesso solo a parole) non pone adeguata attenzione ai problemi di queste persone.
Gli aspetti più importanti sono quelli relativi all'housing, alla mobilità e alla socializzazione, oltre naturalmente a quelli sanitari.
Dal punto di vista urbanistico si potrebbe utilizzare immobili dismessi per trasformarli in appartamenti adatti alle necessità degli anziani.
Il problema della mobilità a sua volta deve essere affrontato in maniera diversa avendo cura delle esigenze degli anziani ma anche della necessità di poter camminare su percorsi protetti.
L’OCSE propone di utilizzare un certo numero di indicatori (concernenti la salute, le abitazioni, i trasporti, l’occupazione, ecc) che aiutino i cittadini e i loro rappresentanti a comprendere meglio i cambiamenti demografici e a pianificare come gestirli.
Per quanto riguarda la socializzazione torna la proposta di organizzare le università per la tera età per mantenere vivo l'apprendimento e combattere i fenomeni degenerativi.
Ma la proposta più importante è quella di considerare gli anziani come una risorsa delle città facendo ricorso a loro anche per attività importanti (non limitandoli a dirigere il traffico presso le scuole) ed utilizzando il bagaglio professionale di ciascuno per non disperdere le ricchezze della comunità .
Su questo tema ho tenuto poco più di un anno fa una relazione al convegno organizzato dallo SPI CGIL a a Latina intitolata "Smart ageing" i cui atti sono stati pubblicati sulla Rivista di Servizio Sociale n.3-4 del 2014.
Per leggere il documento della OECD lo trovate qui:
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