Un recente rapporto dell' ISPRA ha messo a nudo l'inquinamento da pesticidi e da altre sostanze delle acque interne superficiali e sotterranee, ma strideva il fatto che in una stessa area a fronte di un bollino rosso alle acque interne poi fosse stata data la bandiera blu a quelle del mare.
Grazie a Il Fatto quotidiano scopriamo il mistero.
La Direttiva 2006/7/CE del parlamento europeo e del Consiglio del 15 febbraio 2006
relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e che abroga la direttiva 76/160/CEE prevede infatti che venga fatto la ricerca sulla presenza di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli, molto pericolosi per la salute umana; peraltro non esclude che si faccia anche quella di altre sostanze.
Così in base alla legge l’acqua balneabile è un’acqua pulita in termini microbiologici, libera cioè da contaminazione fecale. La balneabilità non ha niente a che vedere con l’inquinamento chimico-fisico delle acque.
Acque trasparenti possono nascondere pericolose sostanze chimiche.
Così può avvenire che le acque di una località possano essere definite "eccellenti" nonostante siano piene di meduse, di cianobatteri, di alghe tossiche oltre ad un’alta concentrazione di contaminanti chimici.
Pertanto anche se la direttiva europea per ora non prende in considerazione questi elementi per la classificazione delle acque, ciò non impedisce alle autorità locali di monitorarle, anche perché il Sindaci per legge hanno il dovere di tutelare la salute pubblica.
Basterebbe quindi che i Sindaci chiedessero alle ARPA di fare anche questi monitoraggi.
Così tutisti e cittadini starebbero più tranquilli....
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