La Corte U.E. dopo molti mesi dall'avvio del processo n. C-67/15 e dall'arringa dell'Avvocato generale Maciej Szpunar del 25 febbraio scorso ha bocciato l'Italia.
Il diritto dell’Unione osta a che le concessioni per l’esercizio delle attività turistico ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo automatico in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati Tale proroga prevista dalla legge italiana impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati.
Le concessioni sulle spiagge andranno messe all'asta anche se la Curia ha concluso che spetti al giudice nazionale verificare se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni per via della scarsità delle risorse naturali.
In Italia, la normativa nazionale ha disposto una proroga automatica e generalizzata della data di scadenza delle concessioni rilasciate, anche senza previa procedura di selezione, per lo sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi e lacustri (spiagge in particolare). La scadenza è stata da ultimo rinviata al 31 dicembre 2020. Nonostante tale legge, ad alcuni operatori privati del settore turistico è stata negata da parte delle autorità italiane la proroga delle concessioni. Essi hanno quindi presentato ricorso contro tali provvedimenti di diniego. I giudici italiani aditi si sono rivolti alla Corte di giustizia per ricevere chiarimenti in merito alla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’Unione.
Il diritto dell’Unione osta a che le concessioni per l’esercizio delle attività turistico ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo automatico in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati Tale proroga prevista dalla legge italiana impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati.
Le concessioni sulle spiagge andranno messe all'asta anche se la Curia ha concluso che spetti al giudice nazionale verificare se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni per via della scarsità delle risorse naturali.
In Italia, la normativa nazionale ha disposto una proroga automatica e generalizzata della data di scadenza delle concessioni rilasciate, anche senza previa procedura di selezione, per lo sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi e lacustri (spiagge in particolare). La scadenza è stata da ultimo rinviata al 31 dicembre 2020. Nonostante tale legge, ad alcuni operatori privati del settore turistico è stata negata da parte delle autorità italiane la proroga delle concessioni. Essi hanno quindi presentato ricorso contro tali provvedimenti di diniego. I giudici italiani aditi si sono rivolti alla Corte di giustizia per ricevere chiarimenti in merito alla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’Unione.
Purtroppo la sentenza non è stata ancora depositata, ma abbiamo qui il comunicato stampa:
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