Il 23 maggio 1992 era un sabato, a Roma il Parlamento era impegnato nella elezione del nuovo Capo dello Stato. Il giudice Giovanni Falcone all'epoca collaborava con il ministro di Grazia e giustizia Claudio Martelli. Per il fine settimana Falcone assieme alla moglie Francesca tornava alla sua città per incontrare i suoi amici. e i colleghi del pool antimafia.
Falcone aveva appena compiuto 53 anni festeggiati insieme all’amico e collega Paolo Borsellino, compagno di tante indagini e battaglie.
Già in quegli anni Giovanni Falcone era divenuto un simbolo della lotta alla mafia.
Insieme ad Antonio Caponnetto e Paolo Borsellino avevano costituito squadra di magistrati e grazie ad un lungo e duro lavoro di indagini sui crimini di mafia commessi da Cosa Nostra in Sicilia e non solo avevano costruito un maxiprocesso cominciato a Palermo nel 1986 e finito nel gennaio del 1992 con circa quattrocento condanne, 19 ergastoli e quasi 2.700 anni di reclusione in totale. Pene per la maggior parte confermate in Cassazione.
Ma la politica aveva abbandonato quest'uomo capace e coraggioso lasciandolo solo negandogli il posto di capo del pool antimafia di Palermo prima e la superprocura poi.
La Mafia intanto aveva preparato la vendetta che si consumò appunto quella mattina assolata del 23 maggio a Capaci.
Quella Mafia forse non c'è più, è scomparsa con Totò Riina, ma è divenuta più tentacolare e camaleontica infiltrandosi in tutto il nostro Paese, allenandosi con altra malavita organizzata, oppure con la politica o ancora con la burocrazia approfittando dei punti deboli del sistema.
Per ricordare Antonio Falcone dobbiamo combattere tutti i tipi di Mafia, ovunque si trovino.
Nessun commento:
Posta un commento