Ieri si è tenuta la presentazione della relazione annuale della Banca d'Italia
per quanto riguarda l'economia italiana nel 2016 la crescita dell’economia italiana è proseguita (0,9 per cento), sostenuta soprattutto dal forte impulso della politica monetaria, dalla politica di bilancio moderatamente espansiva e da quotazioni petrolifere ancora contenute.
L’espansione dell’attività economica ha interessato tutte le principali aree del paese ed è continuata nel primo trimestre di quest’anno. Il prodotto resta tuttavia inferiore di sette punti percentuali rispetto a quello precedente la crisi, con un ritardo più ampio per il Mezzogiorno. L’attività economica si mantiene molto al di sotto del suo potenziale.
La domanda nazionale, valutata al netto delle scorte, ha fornito un contributo alla crescita più elevato rispetto al 2015. I consumi delle famiglie, pur rallentando, hanno sostenuto l’attività per il terzo anno consecutivo e la spesa in investimenti si è rafforzata. I consumi delle Amministrazioni pubbliche sono tornati a salire dopo cinque anni di calo, mentre gli investimenti pubblici sono ancora scesi. Il contributo dell’interscambio commerciale alla crescita del PIL, negativo nel 2015, si è sostanzialmente annullato per il rallentamento delle importazioni.
La ripresa della produzione si è diffusa in misura più omogenea tra i diversi settori economici: l’attività ha continuato a recuperare nell’industria, ha lievemente accelerato nei servizi e ha interrotto una lunga fase recessiva nell’edilizia.
La spesa per gli investimenti fissi, soprattutto in beni strumentali, si è rafforzata; per la prima volta dal 2007 il recupero si è esteso agli investimenti in costruzioni. La ripresa dell’accumulazione è stata favorita dalle condizioni monetarie e finanziarie espansive, dai nuovi incentivi fiscali introdotti dal Governo e dalla migliorata fiducia degli imprenditori. Tuttavia, gli indicatori che misurano l’incertezza sulle politiche economiche, a livello europeo e nazionale, rimangono su valori elevati.
La redditività delle imprese è cresciuta. Il calo dei tassi di interesse ha contribuito alla riduzione degli indicatori di vulnerabilità finanziaria e al contenimento delle esigenze di finanziamento. Il rapporto tra autofinanziamento e investimenti ha raggiunto il valore più elevato da oltre quindici anni.
Le condizioni di offerta del credito sono migliorate, ma i prestiti alle imprese stentano a espandersi, in larga parte per la modesta domanda di finanziamenti. Resta ampia l’eterogeneità nell'andamento del credito tra le diverse tipologie di aziende.
Nel 2016 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL è diminuito dal 2,7 al 2,4 per cento, riflettendo sia la riduzione della spesa per interessi sia l’aumento dell’avanzo primario. Il rapporto tra il debito e il prodotto è salito dal 132,1 al 132,6 per cento; al netto della variazione delle disponibilità liquide del Tesoro è tuttavia rimasto pressoché stabile. La politica di bilancio ha privilegiato l’obiettivo di non ostacolare l’irrobustirsi della ripresa economica, pur mirando a mantenersi all’interno dei margini di flessibilità stabiliti dalle regole europee. Anche nel 2017 è previsto un orientamento espansivo.
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