giovedì 25 maggio 2017

LA PRESENZA DEI PFAS NELLE ACQUE

Cresce l'attenzione dell'opinione pubblica sul fronte dell’emergenza da Pfas.
I PFAS sono composti che, a partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. 
Come conseguenza dell’estensiva produzione e uso dei PFAS e delle loro caratteristiche chimiche questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative nell’ambiente e negli organismi viventi.
Nel 2006 l’Unione Europea ha introdotto restrizioni all’uso del PFOS, una delle molecole più diffuse tra i PFAS, da applicarsi a cura degli Stati membri. Per le acque potabili non sono ancora definiti e non esistono limiti di concentrazione nella normativa nazionale ed europea. 
Il Ministero della Salute ha fornito indicazioni sui livelli di performance da raggiungere nelle aree interessate da inquinamento da composti fluorurati.
Secondo alcune fonti i Pfas sarebbero stati trovati anche negli organismi umani.
Finalmente scendono in campo i medici.
L’Ordine dei Medici di Vicenza  infatti, ha deciso di costituire una propria commissione interna allo scopo di approfondire le conseguenze che l’inquinamento può portare alla salute delle persone. 
Purtroppo i medici di base non ricevono adeguate informazioni dalle ASL.
Nel Lazio e in provincia di Latina il problema probabilmente esiste già, ma i punti di prelievo sono molto pochi come confermato la scorsa settimana nel corso del convegno "Agricoltura e salute" organizzato dal WWF Litorale Laziale dal dott. Paris dell'ISPRA.
Penso che anche in provincia di Latina sarebbe utile una maggiore trasparenza dei dati ambientali da parte degli enti preposti e in particolare dell'ARPA e una informazione da parte della ASL.

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