Sempre di più le segnalazioni di cittadini che denunciano di non poter accedere ai servizi sanitari: nel 2017 si tratta di oltre un cittadino su tre (37,3%, il 6% in più rispetto all’anno precedente) fra quelli che si sono rivolti a Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le liste di attesa, soprattutto per esami diagnostici come mammografie, risonanze e tac, e i costi a carico dei cittadini, in particolar modo per ticket, farmaci e prestazioni in intramoenia, restano le note dolenti per curarsi nel nostro Paese.
Si attendono in media 15 mesi per una cataratta, 13 mesi per una mammografia, 12 mesi per una risonanza magnetica, 10 per una Tac e per una protesi d’anca, 9 mesi per un ecodoppler e 7 per una protesi al ginocchio. E se i costi dei ticket per esami diagnostici e visite restano la prima voce di spesa segnalata dai cittadini, crescono anche quelli per i farmaci e per le prestazioni in intramoenia.
In aumento anche le problematiche relative all’assistenza territoriale, in particolare per quella di base erogata da medici di famiglia e pediatri. Diminuiscono invece le segnalazioni di presunti errori medici e i disagi legati al riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap.
A fare il quadro della sanità italiana vista dai cittadini è il XXI Rapporto PIT Salute, dal titolo “Tra attese e costi, il futuro della salute in gioco”, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionante di FNOPI, FNOMCeO e FOFI.
Le informazioni presentate in questo Rapporto fanno riferimento all’analisi di 20.163 contattigestiti, fra gennaio e dicembre 2017, dal PiT Salute della sede nazionale, dalle sedi del Tribunale per i diritti del malato presenti sul territorio nazionale e dai servizi PiT Salute locali.
“L’equilibrio economico consolidato dal Servizio Sanitario Nazionale e le difficoltà che ci segnalano i cittadini indicano chiaramente che la traiettoria delle politiche sanitarie pubbliche deve essere quella di garantire maggiore accessibilità ai servizi sanitari, riducendo tempi di attesa e costi legati soprattutto a livelli di ticket ampiamente superiori al costo di alcune prestazioni svolte in regime privato. Per questo chiediamo che Governo e Parlamento approvino con questa Legge di Bilancio l’abrogazione del Superticket, un balzello che ostacola l’accesso alle cure e che incide negativamente sui redditi delle famiglie e sulle casse del SSN. Contemporaneamente chiediamo l’immediata approvazione del nuovo Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa 2018-2020 trasmesso dal Ministero della Salute alla Conferenza delle Regioni. Inoltre è prioritario dare finalmente risposte alle fragilità attuando in tutte le Regioni il Piano Nazionale della Cronicità approvato ormai due anni fa ma recepito solo da sette Regioni.
Le disuguaglianze che attraversano il SSN devono essere contrastate. Invece, purtroppo, le proposte di autonomia differenziata avanzate da alcune Regioni, e che ora si trovano sul tavolo del Governo, vanno nella direzione esattamente opposta e rischiano, a quarant’anni dall’Istituzione del SSN, di mandare in soffitta i suoi principi fondanti come quelli della solidarietà e dell’equità”, dichiara Tonino Aceti Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.
Costi a carico dei cittadini: in aumento quelli per farmaci e prestazioni in intramoenia
Il peso economico dei ticket resta la prima voce in questo ambito. Crescono quelle relative al costo dei farmaci e delle prestazioni in intramoenia (rispettivamente del +4,4% e del +1,6%).
L’accesso alle visite e agli esami e il costo dei farmaci restano dunque per molti cittadini ancora un problema di natura economica, soprattutto per chi non ha facilitazioni quali esenzioni per reddito (come nel caso degli inoccupati) o per patologia (perché non riconosciuta formalmente o durante il percorso di accertamento della diagnosi).
Crescono le liste di attesa, soprattutto per interventi chirurgici e per chemio e radioterapia
In aumento le segnalazioni di lunghi tempi di attesa: a denunciarle oltre la metà dei cittadini (56% nel 2017, era il 54% nel 2016). Si attende soprattutto per le visite specialistiche (39%) e per gli interventi di chirurgia (30%); seguono le liste di attesa per gli esami diagnostici (20,8%) e infine anche per la chemio e radioterapia che arrivano al 10% e fanno registrare un aumento del 100% rispetto all’anno precedente.
Assistenza territoriale
Circa il 15% dei cittadini segnala carenze nell’assistenza territoriale, in particolare incontrano difficoltà nell’assistenza primaria di base, ossia quella erogata da medici di famiglia, pediatri e guardie mediche: si segnala il rifiuto delle prescrizioni (30,6%), l’inadeguatezza degli orari (20,7%), la sottostima del problema segnalato dal paziente (15,6%).
Seconda voce è quella dell’assistenza residenziale, per la quale i cittadini lamentano i costi eccessivi (35%), la scarsa assistenza medico-infermieristica (28,9%), le lunghe liste di attesa (24,6%).
Scarsa qualità del servizio, carenza di strutture e di posti letto sono invece i problemi indicati come prioritari per la riabilitazione in ricovero (50,3%), domiciliare (26,9%) e ambulatoriale(23,7%). In particolare, per i servizi di riabilitazione a domicilio, le persone lamentano disagi nella erogazione del servizio (58,7%) e ore insufficienti (41,3%).
In tema di assistenza domiciliare, un terzo circa dei cittadini segnala problemi di informazione e di eccessiva burocrazia, mentre circa il 14% lamenta l’inesistenza del servizio sul proprio territorio.
Chi ne risente di più sono adulti con gravi disabilità (47.3%), anziani appena operati o dimessi (27,7%), malati cronici (18%) e bambini con disabilità (7%).
Invalidità ed handicap
Pur in calo rispetto allo scorso anno, le segnalazioni inerenti l’invalidità civile (12,2%) evidenziano come sempre la lentezza dell’iter burocratico (50,5%), a seguire l’esito negativo degli accertamenti (26,7%) e i lunghi tempi per l’erogazione dei benefici e delle agevolazioni (16,6%). Per la convocazione a prima visita si può attendere fino a 7 mesi e mezzo, per la ricezione del verbale fino a 9 mesi e mezzo e per la erogazione dei benefici economici anche 12 mesi. In media per tutto l’iter il cittadino attende 12 mesi.
Presunta malpractice e sicurezza delle cure
Come già emerso negli anni precedenti, diminuiscono ancora le segnalazioni di presunti errori nella pratica medica ed assistenziale: nel 2017 si arriva al 9,8% rispetto al 13,3% del 2016. Per circa il 46% si tratta di presunti errori di diagnosi e terapie. Per la diagnosi le prime tre aree segnalate sono quelle dell’oncologia (20,5%), dell’ortopedia (15,8%) e della ginecologia ed ostetricia (11,7%). Per gli errori terapeutici invece le prime tre aree sono: ortopedia (21%), chirurgia generale (13,5%), ginecologia ed ostetricia (11,5%).
Preoccupa l’incremento di segnalazioni sulle cattive condizioni delle strutture che salgono dal 30,4% al 33,4%. In particolare, i cittadini denunciano macchinari obsoleti o rotti, ambienti fatiscenti, scarsa igiene nei bagni o negli spazi comuni. Un trend in aumento negli anni è quello relativo alle infezioni contratte in ambiente sanitario (4,9%).
Assistenza ospedaliera e mobilità
Le segnalazioni su assistenza ospedaliera e mobilità sanitaria rappresentano il 9% del totale. In particolare, in tema di assistenza ospedaliera che raccoglie l’86% delle lamentale, i cittadini denunciano le carenze della rete di emergenza-urgenza, per le lunghe attese al Pronto soccorso (44,4%), la scarsa trasparenza nell’assegnazione del triage (36,2%), e la richiesta di ticket (9,1%).
Seconda voce è quella della mobilità sanitaria (14%), per la quale le persone incontrano problemi relativi ai rimborsi spesa per le cure fuori regione o in altri paesi europei o anche la mancata autorizzazione da parte della ASL.
Farmaci
Si attestano al 3,4% i contatti relativi a problemi nell’accesso ai farmaci. In testa le difficoltà nell’accesso ai farmaci innovativi per l’epatite C (30,4% ma in netto calo rispetto al 44,4% del 2016); seguono, in aumento, le segnalazioni per i farmaci non disponibili (28,2%) e quelle riguardanti la spesa privata per i farmaci (20,4%), compresi quelli per i quali l’accesso è regolato da nota limitativa (6,4%). Difficoltà in aumento anche per i farmaci con piano terapeutico (5,4%) e off label (4,6%). Le aree cliniche più interessate dai problemi di accesso ai farmaci sono l’epatologia (28,2%), l’oncologia (10,7%), l’oculistica (10,6%) e la neurologia (9,8%).
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