giovedì 20 dicembre 2018

IL RAPPORTO ISPRA SULLA QUALITA' DELL'AMBIENTE URBANO

Si è tenuta ieri la presentazione del nuovo rapporto dell'ISPRA sulla qualità dell'ambiente urbano.
Dalla premessa dell'ottimo lavoro, al quale hanno partecipato moltissimi scienziati e ricercatori si legge quanto segue:
L’adattamento ai cambiamenti climatici, innegabilmente responsabili di molti eventi anche drammatici in questo 2018, e la sostenibilità energetico ambientale rappresentano oggi elementi fondanti alla base delle politiche di sviluppo delle nostre comunità. 
L’informazione ambientale è uno strumento di conoscenza fondamentale sia per superare la logica emergenziale, sia per favorire una cultura della prevenzione che aiuti ad accrescere la consapevolezza dell’urgenza ormai improcrastinabile di una razionale, efficace ed efficiente politica ambientale. Più di due terzi della popolazione europea vive nelle aree urbane. Una regola cui non sfugge il nostro Paese: le 14 Città metropolitane italiane accolgono un terzo degli abitanti, circa 22 milioni di persone sul totale nazionale di 60,5 milioni. 
È quindi evidente la necessità di comprendere le pressioni ambientali che insistono nei nostri centri urbani, per impostare politiche volte a coniugare sviluppo economico e sociale, tutela delle persone e dell’ambiente. 
È proprio per queste ragioni che l’Anci segue con attenzione ormai da diversi anni le attività di ISPRA, in particolare la pubblicazione del Rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano, anche in virtù del protocollo d’intesa quale importante strumento di analisi e approfondimento ambientale sui centri abitati, utile a supportare i diversi livelli amministrativi e politici nella scelta delle politiche locali più adeguate. Il Rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano rappresenta uno strumento di lavoro per affrontare le prossime sfide che le città dovranno affrontare per perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, un impegno ambizioso che può essere portato avanti solo sulla base della disponibilità di dati aggiornati e quanto più dettagliati possibile, e sulla base di una continua attività di messa a rete e di mutuo apprendimento di pratiche e soluzioni, con il proposito di far dialogare fra loro le componenti ambientali, sociali ed economiche indagate, per una lettura trasversale dell’ecosistema urbano. 
I Comuni sono alleati importanti nel raggiungimento di obiettivi di vitale importanza per il futuro del pianeta e l’attenzione ai temi della sostenibilità è testimoniata dall’adozione di strumenti volontari e politiche di mitigazione direttamente connesse alla vita sociale: l’adesione al Patto dei Sindaci, integrato con gli obiettivi del Pacchetto Energia e Clima al 2030, che vede in Italia dal 2008 ad oggi 4.012 enti locali sottoscrittori; l’approvazione del Paesc, lo strumento di pianificazione per l’energia sostenibile, di più ampio respiro, approvato in 3.184 Comuni; le iniziative virtuose condotte dalle amministrazioni locali considerate come buone pratiche. I settori chiave sappiamo essere la mobilità, la produzione e il consumo energetico, il ciclo produttivo in senso lato, sia esso industriale sia a livello micro la gestione di tutta la filiera del “bene” compreso il suo smaltimento. Le resistenze al cambiamento di abitudini o al cambio di passo di un sistema economico sono enormi. I Comuni possono incidere sui comportamenti della cittadinanza e su molta parte del mondo produttivo, sono testimonial esemplari. Il cambio culturale è richiesto innanzitutto agli enti locali, per esempio attraverso un incremento della maturità pianificatoria e delle performance progettuali e attuative, come nel caso dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile. Comuni e Città metropolitane hanno raccolto la sfida, anche in modo incisivo, anche se potendo contare su un supporto relativo da parte dell’amministrazione centrale. Il momento che stiamo vivendo ci mette davanti a scelte coraggiose e decisive. C’è una parte del nostro Paese che subisce quotidianamente gli effetti dell’emergenza ambientale, come la pianura padana o le Città metropolitane, ma l’impatto del cambiamento climatico già in atto da decenni è evidente per tutti i nostri territori. Proprio per marcare la necessità di un cambiamento radicale e tenere insieme le dimensioni più complesse su cui intervenire, l’Anci ha deciso ad esempio di lavorare ad una proposta di legge sulla transizione energetica: il passaggio graduale dal 2020 dai combustibili fossili tradizionali alle fonti alternative come le energie rinnovabili. Il limite temporale al 2020 entro cui invertire la nostra “economia energetica” è ribadito dalla Comunità Scientifica Internazionale, oltre che dalle Nazioni Unite, come limite a partire dal quale il trend delle emissioni di anidride carbonica deve iniziare a scendere verso il basso per arrivare ad azzerarsi al 2050. Con questa proposta l’Anci vuole appunto dare corpo legislativo unitario a settori cruciali e connessi tra di loro, come l’energia, la mobilità e l’economia circolare, oggi normati da leggi spesso non armonizzate o perfino in contrasto tra loro.
Il rapporto è scaricabile da qui:  ISPRA

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