In data 6 settembre 2011 presentai una mozione
sulla situazione dell’inquinamento del lago di Paola per chiedere che fosse
affrontato il problema del suo risanamento; la mozione fu discussa nella seduta
del 26 ottobre dello stesso anno e fu respinta (delibera n. 58/2011) da: Lucci, Benedetti, Ciriello,
Mignacca, Fogli, Iodice, Zeoli, Cuccaroni, Bianchi Nicola; votammo a favore
solo Amedeo Bianchi ed io); Schintu si astenne, mentre al momento della
votazione si assentarono Chiarato, Capriglione, Di Maio e Venditti.
Nel corso dell’incontro/scontro tra i candidati a
sindaco di Sabaudia che si è tenuto il 31 maggio ho sentito in alcuni degli
interventi che occorrerebbe acquistare il lago per poter provvedere al suo
risanamento.
Peccato che l’idea venga da persone che fino a ieri
affermavano che il lago fosse di proprietà pubblica e che fosse sufficiente
solo un intervento della regione, mentre già più volte l’Avvocatura dello Stato
ha dovuto prendere atto che benché le norme fin dall’Unità d’Italia abbiano
stabilito che tutte le acque interne siano pubbliche, proprio all’epoca molti “pezzi”
del demanio fossero stati ceduti a privati per poter tappare i buchi creati
dalle guerre di conquista condotte dai Savoia; per quanto riguarda il lago di
Paola la cessione risale al 1881.
Presento brevemente il lago di Paola: è un bacino salmastro
di 3,9 kmq ed una profondità massima di mt.10; l’apporto di acqua dolce negli
ultimi decenni è diminuito sia a causa della riduzione della portata degli
affluenti che a causa dell’emungimento della falda fatta dai pozzi posti in
riva al lago per usi civili, con il risultato che l’acqua è sempre più salata.
Ma veniamo alla questione del presunto
autoinquinamento del lago: dalle analisi fatte in più occasioni e in vari punti
di prelievo è stata accertata la presenza di inquinanti di tre tipi:
a)
Di origine civile: sia fecale (escherichia coli,
enterococchi, ecc.) che chimica per sostanze utilizzate dalle famiglie;
b)
Di origine industriale: gasolio, sostanze
chimiche, ecc.
c)
Di origine agricola: pesticidi e loro derivati
chimici.
Si tratta di come è evidente di sostanze che non
possono in alcun modo essere prodotte dal lago.
Naturalmente alcune sostanze chimiche come i
fertilizzanti producono la crescita abnorme di alcune alghe che a loro volta,
morendo quando la temperatura dell’acqua aumenta durante l’estate, finiscono
sul fondo del lago decomponendosi e dando origine vapori maleodoranti. Questo
problema può essere eliminato da parte dell’amministrazione eredi Scalfati
tagliando le alghe nel momento della massima fioritura e asportandole, come
fatto l’anno passato, quando infatti non ci fu alcun effetto sgradevole.
La situazione del lago è monitorata, anche se in maniera
insufficiente dall’ARPA e resa pubblica grazie all’ISPRA che già da alcuni anni
ha assegnato alle acque superficiali del parco un bollino rosso, proprio a
segnalare la gravità della situazione.
Come fare: le acque superficiali sono dotate di una
proprietà autodepurante per cui se venissero a cessare i fenomeni di inquinamento
dalle varie fonti; questo è stato dimostrato durante un recente convegno
tenutosi a Terracina ed organizzato dal WWF Litorale Laziale.
Pertanto il Comune dovrebbe intervenire per
costringere tutte le abitazioni ad allacciarsi alla rete fognaria. L’ex sindaco
l’anno passato ha ammesso che solo il 75% delle case sarebbero allacciate
quindi ne manca il 25%, ma di chi la colpa? Cosa ha fatto il comune in tutti
questi anni?
Sarebbe anche opportuno verificare la presenza di
allacci impropri alla rete delle acque chiare.
Lo stesso discorso andrebbe fatto su tutte le
attività imprenditoriali e sugli affluenti (che attraversano anche la città)
per verificare che non scarichino, neanche saltuariamente sostanze inquinanti.
Resta
il problema dei pesticidi utilizzati in agricoltura: all’interno del Parco è
vietato l’uso di queste sostanze chimiche in base al D.M. 10 marzo 2015 “Linee guida di indirizzo
per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione
dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e
nelle aree naturali protette”.
Qui la direzione del Parco
ha avviato di recente una serie di iniziative per sostenere il passaggio all’agricoltura
biologica degli imprenditori agricoli con l’aiuto dell’Assessorato regionale
dell’agricoltura, ma anche il comune dovrebbe collaborare per sostenere gli
agricoltori anche ricorrendo ad un progetto europeo.
Senza
dubbio ritengo che sia necessario incrementare i punti di prelievo delle acque
da parte dell’ARPA e anche la loro numerosità per consentire un monitoraggio
più assiduo anche perché nel lago esiste anche una coltura di mitili.
Infine
c’è il problema dell’inquinamento delle acque sotterranee (la falda acquifera)
che è pesantemente inquinata come dimostrano gli scarsi prelievi fatti; la cosa
è molto più grave del previsto perché qui non esiste autodepurazione e anche a
distanza di anni la presenza delle sostanze inquinanti permane senza che si
degradi.
In
alcuni dei programmi elettorali depositati in Comune dai candidati si legge che
sarebbe il caso di verificare la presenza di eventuali fonti di inquinamento delle
acque del lago, come se si trattasse di qualcosa ancora da accertare e non
fosse una questione conclamata da anni e quasi si abbia timore di dire agli
inquinatori (perché così vanno chiamati): sia che siano ricchi proprietari di
ville che imprenditori agricoli o piccoli industriali e artigiani, che occorre cambiare.
Ma
forse c’è da cambiare una classe dirigente che da troppi anni in Comune ha
lasciato che questa situazione andasse avanti senza fare nulla, lasciando che venisse danneggiato l’ambiente
prezioso di un Parco nazionale.
In certi personaggi l'ignoranza e e la supponenza, sono malattie incurabili
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