domenica 11 giugno 2017

PRESENTATO AL SENATO IL RAPPORTO 2017 DELLA FONDAZIONE GIMBE SULLO STATO DELLA SANITA' IN ITALIA

Il 6 giugno 2017 la Fondazione GIMBE ha presentato presso la Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini" il 2° rapporto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Alla tavola rotonda hanno partecipato: Emilia Grazia De Biasi (Presidente 12a Commissione Igiene e Sanità del Senato), Mario Marazziti (Presidente XII Commissione Affari Sociali della Camera), Antonio Saitta (Coordinatore Commissione Salute, Conferenza Regioni e PA), Nando Minnella (Ministero della Salute), Amedeo Bianco (12a Commissione Igiene e Sanità del Senato), Luigi D’Ambrosio Lettieri (12a Commissione Igiene e Sanità del Senato), Walter Ricciardi (Presidente Istituto Superiore di Sanità).
La Fondazione GIMBE ha ribadito quanto già affermato con la pubblicazione del precedente Rapporto: secondo loro non esiste alcun disegno occulto di smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, ma continua a mancare un piano preciso di salvataggio, condizionato dalla limitata capacità della politica di guardare a medio-lungo termine. 
Nella consapevolezza che la sanità rappresenta sia un considerevole capitolo di spesa pubblica da ottimizzare, sia una leva di sviluppo economico da sostenere, il Rapporto valuta invece con una prospettiva decennale il tema della sostenibilità del SSN, ripartendo dal suo obiettivo primario: promuovere, mantenere e recuperare la salute delle persone.
Secondo le stime del Rapporto, che restano estremamente conservative nel 2025 il fabbisogno del SSN sarà di € 210 miliardi, cifra che può essere raggiunta solo con l’apporto costante di tre “cunei di stabilizzazione”: piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze, incremento della quota intermediata della spesa privata e, ovviamente, adeguata ripresa del finanziamento pubblico. 
In assenza di un programma di tale portata, la lenta trasformazione verso un sistema sanitario misto sarà inesorabile, consegnando definitivamente alla storia il nostro tanto invidiato sistema di welfare. Ma, se anche questa sarà la strada, la politica non potrà esimersi dal giocare un ruolo attivo, avviando una rigorosa governance della delicata fase di transizione con il fine di proteggere le fasce più deboli e di ridurre al minimo le diseguaglianze.
Da quanto si legge nel rapporto nel nostro Paese non si spende troppo, ma a  seguito del costante definanziamento - cioè del contenimento della spesa pubblica,  la spesa sanitaria in Italia continua inesorabilmente a perdere terreno.
A partire dal 2013 i governi hanno programmato un contenimento della spesa per la sanità dal 7,1% del Pil al 6,4% previsto per il 2020 dall’ultimo Def (Documento di economia e finanza). 
La spesa pubblica  pro-capite dimostra la criticità del definanziamento pubblico: siamo sotto la media Ocse (2.469 dollari contro 2.820) e in Europa 14 Paesi investono più dell’Italia in sanità. Contemporaneamente è aumentata la spesa privata, in Europa siamo il secondo Paese per spesa out-of-pocket, testimonianza inequivocabile che la politica si è progressivamente sbarazzata di una consistente quota di spesa pubblica, scaricandola sui cittadini. 
Su circa 35 miliardi di spesa privata all’anno, infatti, oltre 30 sono sostenuti direttamente dalle famiglie, «con una spesa pro-capite annua di oltre 500 euro» e solo 4,5 intermediati da fondi e assicurazioni. Nessuna sorpresa, quindi, se i cittadini che hanno rinviato o rinunciato alle cure per difficoltà economiche siano aumentati da 9 milioni nel 2012 a 11 nel 2016.
La Fondazione GIMBE suggerisce un “piano di salvataggio” del SSN attraverso sei azioni fondamentali:
  • offrire ragionevoli certezze sulle risorse destinate al SSN, mettendo fine alle annuali revisioni al ribasso rispetto alle previsioni e soprattutto con un graduale rilancio del finanziamento pubblico;
  • rimodulare i LEA sotto il segno del value, per garantire a tutti i cittadini servizi e prestazioni sanitarie ad elevato value, destinando quelle dal basso value alla spesa privata e impedendo l’erogazione di prestazioni dal value negativo;
  • ridefinire i criteri della compartecipazione alla spesa sanitaria e le detrazioni per spese sanitarie a fini IRPEF, tenendo conto anche del value delle prestazioni sanitarie;
  • attuare al più presto un riordino legislativo della sanità integrativa;
  • avviare un piano nazionale di prevenzione e riduzione degli sprechi, al fine di disinvestire e riallocare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi;
  • mettere sempre la salute al centro di tutte le decisioni (health in all policies), in particolare di quelle che coinvolgono lo sviluppo economico del Paese, per evitare che domani la sanità paghi “con gli interessi” quello che oggi appare una grande conquista.
QUI TROVATE IL RAPPORTO 2017

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