A circa sei mesi dalla presentazione dello studio del CREA Sanità sulle liste di attesa la situazione non sembra essere mutata.
In particolare nella Regione Lazio le attese sono ancora superiori a quelle previste dal Commissario.
Atti tanti, ma fatti ancora pochi.
Di chi la colpa ?
Senza dubbio delle Direzioni generali delle ASL che non riescono a dare attuazione alle norme e che non informano i cittadini sui loro diritti.
Servirebbe più trasparenza.
In primo luogo ogni azienda sanitaria dovrebbe pubblicare il rendiconto relativo ai tempi di attesa dell'anno passato per far sapere ai cittadini i risultati raggiunti, ma questo non viene fatto.
Secondariamente andrebbero pubblicati tutti i dati dei tempi di attesa al 1° d ogni mese, ma anche questo non viene fatto.
Che potere hanno i cittadini per intervenire sulla valutazione dei Direttori generali delle aziende sanitarie ?
Già nel mese di dicembre 2016 si questo blog suggerivo quanto segue.
Il decreto legislativo n. 124/98 al comma 10 dell'articolo 3 sancisce che le Regioni sono tenute a disciplinare i criteri secondo i quali i Direttori generali delle aziende unità sanitarie locali e ospedaliere devono determinare i tempi massimi che possono intercorrere tra la data in cui una prestazione viene richiesta e quella in cui la stessa è erogata.
L'assistito dovrebbe essere messo a conoscenza di questo termine quando si presenta per prenotare la prestazione.
Il decreto legislativo n. 124/98 al comma 10 dell'articolo 3 sancisce che le Regioni sono tenute a disciplinare i criteri secondo i quali i Direttori generali delle aziende unità sanitarie locali e ospedaliere devono determinare i tempi massimi che possono intercorrere tra la data in cui una prestazione viene richiesta e quella in cui la stessa è erogata.
L'assistito dovrebbe essere messo a conoscenza di questo termine quando si presenta per prenotare la prestazione.
Nel coso infatti in cui non sia possibile ricevere la prestazione entro il termine l'assistito può chiedere che la stessa venga resa nell'ambito dell'attività libero-professionale pagando solo il ticket.
Addirittura, in subordine, è possibile ricorrere anche a prestazioni interamente private.
La differenza di costi è posta a carico dell'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione.
E' ora di farla finita con le prese in giro.
Bisogna organizzarsi perché solo così potranno essere contrastati i sistemi subdoli messi in atto dalle ASL come la chiusura o il blocco delle prenotazioni.
I pazienti quando ricevono la risposta che occorre attendere sei mesi o un anno, basta che prendano carta e penna e chiedano di ottenere la prestazione in regime di ALPI ma al solo costo del ticket.
CREA SANITA' STUDIO SUI TEMPI DI ATTESA PER VISITE E ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI
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