giovedì 31 maggio 2018

LA REGIONE LAZIO CAMBIA IL TRIAGE DEL P.S. MA NELLE PROVINCE MANCANO I SERVIZI DI PRONTO SOCCORSO

Il 30 maggio la Regione Lazio ha presentato il nuovo sistema di Triage Ospedaliero a 5 Codici. 
Il Lazio è la prima Regione a recepire le indicazioni della Conferenza Stato Regioni con un progetto fortemente voluto e sollecitato da operatori e professionisti.
Cosa prevede il programma? Si passa dai consueti 4 Codici a colore (Rosso-Giallo-Verde e Bianco) al nuovo sistema a 5 Codici numerici(dall’1 al 5). In particolare, il codice 1 è quello di emergenza, il 2 quello di urgenza, il 3 di urgenza differibile, il 4 di urgenza minore e il 5 di non urgenza. I codici 1-2-3 sono a media ed alta intensità di cure, il 4-5 a moderata-bassa intensità.
La sperimentazione delle schede a 5 codici ha riguardato 8 Pronto Soccorso generalisti e 3 Pronto Soccorso pediatrici con il coinvolgimento di circa 80 tra medici e infermieri e oltre 7.000 pazienti.
Secondo la regione negli ultimi 8 anni l’andamento complessivo degli accessi ai servizi di emergenza avrebbe  fatto registrare una flessione del 7,3%. 
La cosa è abbastanza strana se si pensa a ciò che avviene in alcuni ospedali in cui un codice rosso deve attendere anche tre ore per essere curato.
Sempre secondo la regione permane una prevalenza del Codice verde, che rappresenta ancora il 65-70% del totale degli accessi. La revisione, al livello nazionale, del sistema di Triage, è derivata anche dalla necessità di ridurre il tasso di errore nell’attribuzione del codice, solitamente più alto proprio quando si tratta di codici verdi.
Non penso che cambiando il sistema del triage si potranno risolvere i problemi del sistema di emergenza urgenza specialmente nelle province della regione Lazio dove la giunta Polverini ha chiuso moltissimi ospedali e con essi altrettanti servizi di pronto soccorso costringendo i pazienti a far riferimento ai pochi servizi rimasti che oramai sono al collasso permanente.
Sarebbe stato necessario valutare meglio le cose prima e comunque rivedere la pianificazione territoriale dei Punti di primo intervento che devono essere dotati di personale qualificato e in numero sufficiente. 
Ancora una volta assistiamo ad una sanità accentrata sui problemi di Roma e dimentica delle province senza rendersi conto che in questo modo si creano porfonde disuguaglianze tra i cittadini. 

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