giovedì 31 maggio 2018

IL PARLAMENTO EUROPEO INVITA GLI STATI MEMBRI A CONTRASTARE LE FORME DI LAVORO PRECARIO

Lotta al precariato: stessi salari e protezioni tra precari e non e stop ai contratti a "zero ore". M5s: "Schiaffo al Jobs Act"

Il Parlamento della UE ha invitato la Commissione e gli Stati membri a combattere gli effetti perversi del lavoro precario, assicurando la stessa protezione e la stessa retribuzione tra precari e non-precari e lo stretto rispetto della direttiva UE sull'orario di lavoro, valida anche per i contratti a "zero ore". 
La risoluzione è stata approvata ieri a Strasburgo con 312 sì, 75 no e 155 astensioni e segue una serie di petizioni ricevute dal Parlamento che hanno segnalato contratti e accordi di lavoro illegali, presunti e sleali, provenienti da tutta l’UE.
Servono meno contratti a zero ore e più ispezioni
Gli Stati membri dovranno contrastare le forme di lavoro precario, come i cosiddetti contratti a “zero ore”, che non prevedono un numero minimo di ore di lavoro garantite.
Inoltre gli stati membri dovranno controllare che i datori di lavoro rispettino la direttiva sull'orario di lavoro in modo che siano coperti dalle norme sui periodi minimi di riposo e sui periodi massimi di lavoro. 
Le ispezioni sul posto di lavoro sono inoltre necessarie affinché i lavoratori soggetti a contratti temporanei o flessibili possano beneficiare almeno della stessa protezione degli altri lavoratori.
Secondo la UE  occorre tramutare i contratti a tempo determinato in tempo indeterminato
L’interpretazione della Corte UE che ribadisce come i contratti a tempo determinato ripetuti dovrebbero essere tramutati in contratti a tempo indeterminato, deve essere adeguatamente rispettata da tutti i Paesi Ue e coerentemente inserita nei rispettivi quadri giuridici.
I deputati denunciano inoltre il rinnovo dei contratti a tempo determinato al fine di coprire esigenze non temporanee ma fisse e permanenti e insistono sul fatto che i Paesi Ue debbano valutare la legislazione sul lavoro precario considerando il suo impatto di genere, in quanto le donne costituiscono un gruppo che continuerà a essere colpito in modo eccessivo dal fenomeno. 
La commissione per le petizioni del Parlamento europeo ha ricevuto circa 80 richieste su casi simili da tutta l’Unione, tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Slovenia, Regno Unito, Grecia e Francia.




Nessun commento:

Posta un commento