Da tempo vengono diffuse notizie non veritiere sui rapporti economici con l'Europa.
L' Italia contribuisce annualmente con somme che mediamente si aggirano intorno ai 12 miliardi di euro.
La cosa più semplice per capire qualcosa è andare sul sito dell' EUROPA dove si apprende che l'Italia, attraverso 15 programmi nazionali e 60 regionali beneficerà di 44, 7 miliardi di euro nell'arco del periodo 2014-2020.
Questo rappresenta un contributo pro capite di € 735.
Come si vede nel grafico qui a sinistra l'Italia riceve finanziamenti sui seguenti fondi:
ERDF European Regional Development Fund
ESF Fondo Sociale Europeo
CF Fondo per la Coesione
EAFRD European Agricoltural Fund for Rural Development
EMFF European Maritim & Fisheries Fund
YEI Youth Employement Initiative
A questi si aggiungono i finanziamenti tramite la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) che in questi ultimi nove anni ha erogato circa 100 miliardi.
L’Italia è seconda in Ue per fondi strutturali ricevuti da Bruxelles, ma è sestultima su 28 per utilizzo dei soldi ricevuti. Fa meglio la Polonia di gran lunga il primo beneficiario europeo, mentre dietro la Penisola si trovano Spagna e Romania, rispettivamente terzo e quarto maggiori beneficiari.
Secondo la proposta della Commissione europea per la politica di coesione per il prossimo quadro finanziario 2021-2027, anticipata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, al Belpaese dovrebbero andare 38,6 miliardi di euro per le regioni più povere, 2,6 in più di quanto ricevuto nel periodo 2014-2020, quando ricevemmo 26,2 miliardi. Un aumento del 6%, a prezzi costanti, ossia senza tenere in considerazione l'inflazione prevista, se invece viene calcolata anche questa, l'aumento schizza oltre il 20%.
Cambiano i criteri di assegnazione dei fondi: non viene più considerato solamente il PIL pro capite regionale (sotto al 75% si riceve il grosso dei fondi), ma oltre a questo criterio (che continuerà a pesare per l'80%), vengono aggiunti anche altri indicatori, come la disoccupazione giovanile ed il livello di istruzione (peseranno complessivamente per il 15%), le emissioni di gas inquinanti (1%) e la gestione dei flussi migratori (3%).
A 'premiare' l'Italia sono quindi le pessime performance nell'occupazione giovanile e l'impatto della crisi migratoria. Inoltre, Bruxelles estende la gamma di regioni che ricevono denaro: le regioni meno sviluppate rimangono le stesse - quelle con un reddito pro-capite inferiore al 75% della media - ma aumentano le cosiddette regioni di transizione, ossia quelle con un PIL per abitante tra il 75% e il 100% della media. Fino ad ora, potevano accedere a questi fondi solo quelle tra il 75% e il 90%, l'asticella si alza e premia il centro-sud Italia, oltre alla Spagna.
Invece di imporre blocchi ai fondi, Bruxelles pare punire gli Stati poco solidali usando formule e criteri nuovi.
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