Con un decreto in data 16 giugno 2017 del Presidente del Consiglio pubblicato sulla G.U. n. 173 del 26 luglio viene (finalmente) introdotta la metodologia generale per la rendicontazione del bilancio di genere utilizzando le esperienze già maturate nei bilanci di alcuni enti locali.
Con l'articolo 1 del DPCM si stabilisce che per l’esercizio 2016 è realizzato, in via sperimentale, un bilancio di genere con riferimento al conto del bilancio dello Stato, quale strumento per la valutazione del diverso impatto delle politiche di bilancio sulle donne e sugli uomini, in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito, tramite una maggiore trasparenza della destinazione delle risorse e attraverso un’analisi degli effetti delle suddette politiche in base al genere.
I soggetti coinvolti sono i singoli centri di responsabilità delle amministrazioni centrali dello Stato incluse le loro articolazioni periferiche, e della Presidenza del Consiglio dei ministri, quali soggetti attivi delle politiche di bilancio e detentori, rilevatori e fornitori dei dati, nonché il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, il Dipartimento delle finanze, il Dipartimento degli affari generali del Ministero dell’economia e delle finanze per i dati e le metodologie comuni a tutte le amministrazioni centrali.
Viene disposta una riclassificazione delle spese e la creazione di indicatori pe ril diverso impatto delle politiche di genere.
Le amministrazioni pubbliche diverse dalle amministrazioni centrali dello Stato e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri possono definire un percorso di adozione della riclassificazione contabile secondo una prospettiva di genere e del ricorso a indicatori di monitoraggio in analogia al bilancio dello Stato. Le amministrazioni vigilanti supportano le amministrazioni vigilate, in coerenza con quanto effettuato per il proprio bilancio.
Si tratta evidentemente di un importante passo avanti, ma la strada per arrivare ai bilanci locali è abbastanza complessa.
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