La senatrice Pignedoli ha presentato una proposta di legge sulle mense della quale dovrebbe iniziare tra breve l'esame da parte del Senato.
Dalla relazione allegata al disegno di legge la presentatrice della proposta spiega che i profondi cambiamenti dello stile di vita delle famiglie e dei singoli hanno determinato, per un numero sempre più crescente di individui, la necessità di consumare almeno un pasto fuori casa utilizzando i servizi della ristorazione collettiva. Infatti, come emerso dal rapporto ISTAT 2013, 11 milioni di italiani mangiano ogni giorno fuori casa e circa la metà di loro lo fa all’interno di una mensa.
Appare, pertanto, di tutta evidenza come la ristorazione collettiva, proprio per la dimensione dei pasti prodotta, possa essere uno straordinario veicolo per incidere positivamente sulle scelte e le tendenze alimentari dei cittadini e dunque un servizio con una forte valenza pubblica.
A ciò si aggiungano le linee di indirizzo nazionale del Ministero della salute per la ristorazione scolastica, che muovono dall’esigenza di facilitare sin dall’infanzia l’adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative di cui l’alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio; tuttavia, tali indicazioni di livello nazionale non sempre trovano applicazione reale dal momento che permangono forti disomogeneità di approccio tra diversi territori, regioni, nonché singole amministrazioni, vanificando, pertanto, le reali possibilità di un miglioramento significativo delle abitudini e del sistema alimentari. Attualmente, nell’ambito della ristorazione collettiva si stima uno spreco di circa 87.000 tonnellate annue di cibo, dovute principalmente ad acquisti e ordinazioni errate, a interruzione delle catene di conservazione e in particolare ad una errata impostazione dei menù previsti nei capitolati d’appalto, sia in termini quantitativi – eccessive porzioni non mirate ai diversi utenti e incoerenti con gli standard nutrizionali – sia in termini di gradimento, soprattutto per quanto riguarda la ristorazione scolastica. Il settore della ristorazione si trova, pertanto, schiacciato da un lato dalla riduzione costante di risorse pubbliche, ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, nonché crescente ricorso a gare al massimo ribasso e dall’altro dall’aumentata esigenza di rispondere a funzioni di carattere nutrizionale sempre più stringenti, mediante l’utilizzo di prodotti di alta qualità adeguati agli standard di una sana alimentazione.
Occorre, inoltre, sottolineare come la ristorazione collettiva sia parte integrante della filiera agro-alimentare e, attraverso l’attività qualificata di reperimento di materia prima certificata, di preparazione, conservazione, distribuzione e somministrazione di pasti, possa contribuire oltre che ad un obiettivo di sana alimentazione anche ad una valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità, nonché possa costituire uno sbocco importante per il mondo produttivo qualora organizzi adeguatamente l’offerta delle produzioni locali.
Qui trovate la proposta integrale.
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