Dura risposta della CIMO Sindacato dei medici alla proposta del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Stefani di dare alle Regioni maggiore autonomia sulle materie di competenza, inclusa la sanità, che rischia di sottoscrivere a breve il certificato di morte per eutanasia del Sistema Sanitario Nazionale italiano.
La CIMO ha voluto sottolineare come un provvedimento che porti le Regioni alla totale autonomia sanitaria non solo sancirebbe livelli di cura diversi tra i territori – già fortemente sbilanciati – ma annullerebbe definitivamente i principi di uniformità e universalità delle cure, frantumerebbe i livelli di assistenza e impedirebbe le azioni di solidarietà.
È evidente inoltre che tale scelta aprirebbe la strada a formule di contratti regionali per i medici che, anche alla luce delle attuali incertezze sulle risorse da destinare nei bilanci regionali ai rinnovi contrattuali, potrebbero nel futuro creare forti diseguaglianze nei contratti stessi.
Ipotesi di questo genere, tese alla eccessiva autonomia, metterebbero in discussione anche il valore e l’esistenza stessa di un Ministero della Salute.
La CIMO chiede esattamente il contrario ovvero di passare ad una governance in cui tutto il personale della sanità abbia rapporti contrattuali direttamente con il Ministero della Salute e le Regioni attraverso un’agenzia unica e di giungere al riconoscimento delle specificità della professione medica.
La CIMO ritiene necessario un dibattito esplicito per riportare nei giusti binari della ragionevolezza e dell’equilibrio le proposte di cambiamento annunciate dal Governo, che appaiono allo stato attuale fuori controllo e dannose.
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