In questi ultimi 45 anni, segnala l’Ufficio studi della CGIA, i condoni fiscali hanno consentito all’erario di incassare 131,8 miliardi di euro.
In termini assoluti l’ammontare complessivo “recuperato” è sicuramente importante; tuttavia, lo è molto meno se lo si compara con la dimensione dell’evasione fiscale presente nel Paese che, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ammonta a circa 110 miliardi di euro all’anno. In altre parole, i condoni sono serviti a fare cassa, ma non a “sanare” l’evasione che continua a sottrarre ingenti risorse allo Stato.
Quindi, poche illusioni: anche la “pace fiscale” che il Governo Conte vuole introdurre nel 2019 rischia di assicurare un gettito molto inferiore alle attese.
Dalla CGIA, tuttavia, tengono a precisare che l’evasione fiscale va contrastata ovunque essa si annidi è comunque bene ricordare che nel rapporto tra il fisco e il contribuente la parte maggiormente lesa non è il primo, bensì il secondo. Se, infatti, teniamo conto degli effetti economici riconducibili al cattivo funzionamento della macchina pubblica, i danni subiti dai cittadini e dalle imprese sono nettamente superiori a quelli arrecati allo Stato
dagli evasori attraverso il mancato pagamento di tasse e contributi”.
L’Ufficio studi della CGIA ricorda che:
- i debiti della nostra Pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori ammontano, secondo le ultime stime della Banca d’Italia, a 57 miliardi di euro;
- da alcune analisi condotte dall’Ufficio studi della Confcommercio, il deficit infrastrutturale costa all’economia del nostro Paese 42 miliardi di euro all’anno;
- secondo i calcoli del Dipartimento della Funzione Pubblica - Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’eccesso di burocrazia che caratterizza la Pubblica amministrazione italiana pesa per 31 miliardi di euro all’anno sul sistema delle nostre Pmi;
- i ritardi della giustizia, in particolar modo di quella civile, producono, secondo la Banca d’Italia, un costo pari a un punto di Pil all’anno (circa 16 miliardi di euro);
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